Il celebre artista Ugo La Pietra inaugura il nuovo progetto La Città Domestica alla Galleria Bianconi di Milano.
La mostra, curata da Marco Scotini, inaugura il 13 novembre e sarà visitabile sino al 20 dicembre 2019, e raccoglie i progetti relativi all’arte “nel sociale”, riflessione sviluppata dall’artista nel decennio dal 1969-79 che lo ha portato a definire quelli che lui ha chiamato “gradi di libertà”.
Da sempre attento indagatore delle forme di potere che informano la città e i corpi che la abitano, Ugo La Pietra ha cercato, con il proprio lavoro e lungo un intero percorso, non solo di mettere a nudo le tattiche di controllo e i limiti che la regolano, ma le modalità ancora possibili di intervento: quei margini temporaneamente disponibili sono i suoi “gradi di libertà”. Senza mai pretendere ideologicamente di trasformare il paesaggio fisico quanto, piuttosto, la nostra relazione con esso.
E proprio in questo spirito di coinvolgimento sociale, in occasione dell’esposizione per la galleria, diretta da Renata Bianconi, sarà esposto un referendum rivolto a tutti i visitatori per scegliere il dissuasore migliore per la Città di Milano: una provocazione dell’artista verso una realtà urbana che non tiene davvero conto della qualità dello spazio collettivo e che La Pietra ripensa con fantasia e senso del parodosso. Inoltre, per completare il progetto espositivo, Ugo La Pietra ha pensato ad una performance da realizzarsi la sera dell’opening, dove l’artista ha aggiornato il suo lavoro sui nuovi dissuasori urbani.
Come si legge nel comunicato stampa, “[…] dopo aver messo a punto negli anni Sessanta un modello morfologico e d’analisi, quale il reticolo di punti-oggetto chiamato Campo Tissurato, La Pietra interviene direttamente nello spazio costruito nel decennio successivo a partire da quello stesso modello per misurare gli scarti, le brecce, le particelle residuali, le variabili: tutto quell’inconscio urbano rimasto fuori dal controllo. Se ora troviamo in mostra una barriera di delimitazione urbana a strisce bianche e rosse trasformata in recinto giochi per bambini, o un mobile-bar costruito con coni di segnalazione da cantiere; se, cioè, incontriamo un progetto ibrido dove uno specchio circolare stradale è diventato un supporto per un lavandino all’aperto, c’è un passo ulteriore nel lavoro di La Pietra da rilevare. Si tratta di un vero e proprio spazio di profanazione in cui l’artista intende restituire all’uso (alle pratiche sociali) quanto gli era stato sottratto. E questa modalità di profanazione sceglie le forme del “gioco”, dove qualsiasi cosa può essere trasformata di colpo in giocattolo, in un’appropriazione che non tiene conto di ciò che è separato, di ciò che ha un diverso fine e che non può essere utilizzato per altro scopo.
Le belle tavole grafiche che raccontano questi progetti (e che connotano lo stile di La Pietra) definiscono uno spazio inter-mediale dove foto documentarie, disegni, timbrature e testo, non solo rendono conto dell’approccio trasversale dell’autore, ma ci riconducono ad un immaginario lillipuziano e miniaturizzato. Un immaginario che, come tale, si sottrae ad ogni obbligo di dimensioni e ci restituisce ad un mondo malleabile, ad uno spazio di gioco possibile, ad un’infanzia, infine. Dove “i paletti e le catene” delle attrezzature urbane vengono disarmati del loro potere e attivati per un ‘altro’ uso.
Partendo dalla conformazione spaziale della galleria disposta su due livelli, la serie di opere di “Attrezzature Urbane per la Collettività” viene esposta al piano terra dove le vetrine si affacciano lungo la strada, mentre nel piano interrato vengono esposti gli Arcangeli metropolitani, parte del ciclo “Riconversione urbana”, esposti originariamente nella stazione della metropolitana Melchiorre Gioia a Milano.
Nella mostra La Città Domestica dunque una serie di attrezzature urbane, rilevate nella città di Milano dal 1979 ad oggi, sono state dall’autore riprogettate stravolgendo la loro destinazione d’uso: da strutture di servizio della città a strutture di servizio per lo spazio domestico. Seguendo il principio “Abitare è essere ovunque a casa propria”, La Pietra ha trasformato gli oggetti urbani in complementi per l’abitare domestico, lo spazio pubblico in privato e viceversa, estendendo l’idea di cellula abitativa all’intera città, da cui la mostra prende il titolo.
Per info