Ha aperto al pubblico il 21 novembre per restare visitabile fino all’8 marzo 2020 “Troy: mith and reality”, la prima grande mostra mai allestita nel Regno Unito dedicata alla città di Troia, tra mito e archeologia
Ha aperto al pubblico il 21 novembre al Brisith Museum di Londra, e resterà visitabile fino all’8 marzo 2020, “Troy: mity and realtity”, a cura di Alexandra Villing, Vicky Donnellan e Lesley Fitton, la prima grande mostra dedicata alla città di Troia, tra mito e archeologia, mai allestita nel Regno Unito.
Al centro del racconto la vitalità delle storie legate alla cosiddetta Guerra di Troia, narrate per la prima volta in forma scritta nei poemi omerici e nell’Eneide di Virgilio, e reinterpretate poi in svariate forme fino ai giorni nostri. Le opere d’arte in mostra sono, ognuna a suo modo, ispirate alle storie di guerra, amore e perdita intessute nel ciclo dei miti troiani, capaci di tramandarsi di generazione in generazione.
“È importante guardare al passato come mezzo per affrontare e riflettere sulle questioni del presente – ha spiegato Hartwig Fischer, direttore del British Museum – e la mostra offre un’occasione unica di fare proprio questo. Con i suoi racconti umani di guerra, spostamenti e nuovi inizi, il mito di Troia è stato raccontato per oltre 3.000 anni, attraverso culture e lingue diverse in tutto il mondo. Il British Museum è il luogo perfetto per un percorso attraverso queste storie interconnesse”.
Seguendo le orme degli archeologici e degli avventurieri che nei secoli hanno cercato di provare la reale esistenza dell’antica città di Troia, la mostra al British presenta, ad esempio, le scoperte fatte da Heinrich Schliemann in Turchia, negli anni ‘70 dell’Ottocento, scoperte che hanno cambiato per sempre la percezione dell’epica antica.
Dal cavallo di troia alla storia di Troilo e Cressida fino ai film hollywoodiani e all’arte contemporanea, la mostra racconta le storie di Troia che hanno affascinato e ispirato le persone per oltre 3.000 anni. La rivelazione che Troia esistette davvero e che potrebbe esserci una parte di verità dietro la leggenda continua ad essere fonti di fascinazione e dibattito tra il pubblico.
Si tratta della prima mostra di queste dimensioni ad essere allestita nel Regno Unito, e la prima a proporre anche reperti ritrovati da Schliemann durante i suoi scavi sul sito di Troia (svoltisi tra il 1870 e il 1890 e che lo hanno reso famoso in tutto il mondo), da quando questi sono stati esposti a Londra negli anni ‘70 dell’Ottocento. Si tratta di vasellame in argento e terracotte, armi di bronzo e sculture di pietra, in prestito dal Berlin Museums.
Trecento reperti circa raccontano la storia di Troia e la sua influenza ad ampio raggio, così come è stata narrata nel corso dei millenni. Molti modi di dire e immagini che usiamo oggi, ad esempio, prendono spunto da episodi dei miti troiani, come ad esempio il cavallo di Troia, che simboleggia l’inganno per eccellenza, oppure il celeberrimo “tallone di Achille”.
In realtà le raffigurazioni del cavallo di Troia nell’arte antica sono piuttosto rare, per questo tra i reperti più interessanti in mostra c’è sicuramente un coperchio di sarcofago romano su cui è raffigurato un cavallo di regno con ruote, in prestito dall’Ashmolean Museum di Oxford. Il cavallo “indossa” a sua volta elmo e scudo, fatto che rimanda ai guerrieri greci nascosti al suo interno.
Il Pelide Achille non è ricordato soltanto come il più grande guerriero greco della sua epoca – e probabilmente uno dei più grandi di sempre – ma anche come una figura di eroe profondamente umana. Semidio, figlio della dea marina Teti, non poteva essere ucciso, se non colpendo il famoso tallone (unico punto vulnerabile del suo corpo). Proprio lì arriverà la freccia del principe troiano Paride, sostenuto da un aiuto divino.
Tra i prestiti in mostra, la statua in marmo di Filippo Albacini (1777–1858), “The Wounded Achilles” (prestito dalla Chatsworth House). La freccia dorata che fuoriesce dal tallone è stata restaurata appositamente, in vista della mostra al British Museum di Londra.
Ciò che ha reso il mito di Troia tanto apprezzato e permeante nel corso dei secoli, sono soprattutto i personaggi che lo popolano, affascinanti e complessi, dall’enigmatica Elena, motore dell’intera vicenda, all’astuto Ulisse. Personaggi le cui paure, speranze e difficoltà hanno saputo incarnare l’intera gamma delle esperienze umane, di ieri e di oggi.
Uno dei momenti più toccanti e strazianti della storia è l’incontro tra il vecchio re troiano Piamo e Achille, rescritto magistralmente nell’Iliade e rappresentano in modo incredibile in un altro dei prestiti chiave della mostra, una coppa romana in argento proveniente dal Museo Nazionale di Danimarca. Nella scena rappresentata si può osservare Priamo che fa visita ad Achille e lo prega di rendergli il corpo del figlio Ettore, affinché la sua morta possa essere celebrata con gli appropriati riti funebri. Achille si piega verso l’anziano sovrano, e in lui tornano ad albergare compassione e umanità.
Racconta il mito che la causa scatenante della guerra di Troia fu il rapimento di una donna greca, Elena, da parte del principe Paride. La mostra londinese offre l’opportunità di prendere di nuovo in esame la figura della regina di Sparta, non vedendola solo come una bellissima vittima del destino o una seduttrice scaltra, ma come una donna con la sua personalità e carattere.
L’artista Eleanor Antin (1935-) utilizza la storia antica e i suoi personaggi per parlare delle questioni del presenti. Nel 2007, la Antin ha presentato la serie fotografica “Helen’s Odyssey” (L’Odissea di Elena). In questa opera, ad Elena di Troia è permesse di parlare per se stessa, attraverso una serie di immagini della sua vita. Interessante lo scatto “Judgment of Paris (after Rubens) – Dark Helen”, dove possiamo vedere una Elena molto infelice e riconsiderare l’immagine che di lei abbiamo avuto fino a oggi.
Il team di curatori della mostra ha adottato un nuovo approccio verso le co-produzioni, collaborando con gruppi locali al fine di includere nel percorso espositivo contributi di voci contemporanee. Perché la guerra di Troia evoca temi come il tributo in termini di vite umane imposto dei conflitti, il duraturo impatto psicologico delle guerre, il rapporto con la propria terra e la necessità di lasciarla per ragioni di forza maggiore.
In mostra anche i lavori degli appartenenti a due enti benefici, Crisis e Waterloo Uncovered, che facendosi ispirare da alcuni dei reperti esposti al British hanno dato vita a contributi originali che sottolineano come le esperienze vissute dai personaggi del mito trovino oggi rispondenza in quelle dei migranti o dei soldati.
“Troy: myth and reality” affronta il significato del mito e del reale: per gli antichi greci e romani, per i viaggiatori e gli archeologi a partire dal XIX secolo fino a oggi, per gli artisti e gli scrittori dall’antichità fino ai giorni nostri. Sulle orme di Schliemann, Troia continua ad affascinare gli archeologi, non ultimo perché si spera ancora di poter scoprire evidenze storiche dietro quanto raccontato nei miti.
Come rivelano le tante rielaborazioni contemporanee della storia, dopo millenni Troia e il suo mito non hanno perso niente della sua rilevanza. La mostra al British permette ai visitatori di conoscere meglio i personaggi, immergersi nell’archeologia di Troia e scoprire in modo autonomo mito e realtà.
Troy: myth and reality
21 novembre 2019 – 8 marzo 2020
Da sabato a giovedì dalle 10.00 alle 17.30
Venerdì dalle 10.00 alle 20.30
Ultimo ingresso 80’ prima dell’orario di chiusura
Sainsbury Exhibitions Gallery
British Museum
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