La prima mostra personale del 2018 presso Futura art gallery è firmata Tjòc, all’anagrafe Tommaso Giocoladelli, artista sperimentatore dei linguaggi astratti dell’arte contemporanea.
L’artista aveva legato il proprio nome a mostre di successo con importanti artisti come Armando Marrocco, Paolo icaro, Antonio Trotta. La mostra inaugura il 28 aprile 2018 alle ore 18:00.
Tjòc ci presenta dunque il suo nuovo progetto tutto incentrato sulla ricerca di un nuovo linguaggio universale; “Grafemi” per l’appunto è il titolo della mostra ed è una serie variegata e originale di declinazioni di un elemento primario che in questo caso è una scatola rossa in legno.
Letizia Vaioli, docente di matematica scrive nel testo introduttivo del catalogo: “Le Opere della raccolta sono costituite da elementi basici di colore rosso che sul rigoroso nero dello sfondo si dispongono come grandezze discrete e creano concetti dotati di contenuto, non solo in termini di immagine ma anche in termini di armonie sonore. È una lingua senza sintassi, quasi una piattaforma di comunicazione, che genera una corrispondenza tra diversi tipi di realtà: quella mutevole del mondo contemporaneo e quella eterna dell’individualità; la concretezza degli eventi e l’inconsistenza armoniosa della riflessione.”
E in effetti la mostra di Tjòc è in sostanza una prova generale per la creazione di un nuovo linguaggio, un delicato ed elegante esercizio di semiotica che strizza l’occhio alle grandi avanguardie del secolo scorso e definisce una comunicazione astratta accattivante col fruitore.
Grafemi è una mostra che ci comunica grande rigore e conferma l’anima sperimentatrice di Futura. Si pensi al significato più intimo della mostra, la rappresentazione di un universo secondo la disposizione di elementi primari, ecco che immediatamente ci viene da pensare alla nostra epoca, quella digitale, dove ogni segnale audiovisivo viene riprodotto sotto forma di bit, ovvero una sequenza sterminata di 0,1 che dividono il mondo come il bene e il male, ma che messi tutti insieme raccontano potenzialmente tutta la storia del mondo.
Questa mostra segna dunque anche l’ideale continuazione di un percorso culturale che galleria Futura ha intrapreso nel voler raccontare il paradossale e sublime connubio tra arte e scienza, tra matematica e creazione, un percorso complesso e sempre molto stimolante.
Conclude Letizia Vaioli nel suo testo: “Quello che rimane è una traccia sulla sabbia del vissuto, un tassello rosso di significato a ricordarci l’eco di quanto ci siamo detti e i silenzi che ci siamo scambiati.”