Tre giovani artisti che vivono il contemporaneo proiettati verso il futuro interpretano con opere site specific la lunga parete di 22 metri di Spazio Leonardo visibile anche dall’esterno. Thomas Berra fino all’8 Giugno, Simone Monsi dal prossimo 20 Giugno fino a Settembre, Irene Fenara da Ottobre a Dicembre. A Milano sta nascendo un nuovo modo di vivere e proporre l’arte. Spazi dedicati al lavoro ma aperti alla città diventano Gallerie d’arte.
La lunga parete della Gallery e gli spazi comuni come il bar Lounge di Spazio Leonardo, nuovo contenitore polifunzionale di Leonardo Assicurazioni – Generali Milano Liberazione, saranno per tutto il 2018 sotto la direzione artistica di UNA, nuova galleria piacentina. Paola Bonino, curatrice della mostra ci ha raccontato il progetto, che ha coinvolto giovani artisti emergenti. Ognuna delle tre mostre verrà documentata in un catalogo con testi critici e installation view.
Location, galleria e artisti condividono lo slancio verso il futuro partendo da una attenta e critica interpretazione del presente. I tre artisti hanno condiviso con noi l’emozione della sfida e il concept del proprio lavoro. Il primo artista coinvolto è Thomas Berra un giovane milanese. Con questa scelta UNA ha voluto fare un omaggio alla città.
“Ho sempre lavorato a Milano, la mia città, e mi ha fatto piacere essere scelto come primo artista del progetto. L’idea di affrontare una grande parete non mi ha mai intimidito. Sono tornato indietro, all’eccitazione di quando da ragazzino lavoravo sulla strada facendo street art con un collettivo, the BAG Art Factory (Bovisa Art Gallery). E’ sempre interessante confrontarsi con spazi che non sono quelli usualmente legati al mondo dell’arte e frequentati da addetti ai lavori”.
Il lavoro di Thomas Berra è un grande wall painting lungo tutta la parete della Gallery, dove il legame tra contemporaneità e passato è molto stretto ma non visibile immediatamente. Si sviluppa su tre diversi livelli e in diversi formati. Il primo a colpire la nostra attenzione è lo scudo, una grande tela dove il gesto pittorico sembra quasi casuale, si sovrappone strato dopo strato, è materico e accosta toni di verde brillanti. In realtà si tratta del risultato di un lungo lavoro di ricerca sulla natura iniziato dall’artista tre anni fa. Ne troviamo traccia anche nei lavori su carta e su tela di piccolo e medio formato, esposti alla fine della Gallery e nel lounge bar, dove il segno è ancora descrittivo e ispirato alla natura.
La ricerca di Thomas Berra, infatti, era iniziata proprio dallo studio delle forme organiche della natura nella personale Dopo il diluvio. Segue Elogio delle vagabonde, un lavoro ispirato dalla difesa delle diversità, ha per soggetto le piante infestanti in realtà importantissime per mantenere la biodiversità. Qui prevale il disegno e la linea, ancora descrittiva. L’indagine dell’artista si è poi spostata sul colore verde, Verde indagine, un’immersione totale nel colore per viverne le sfumature e le accezioni più diverse. Indagine che ritorna qui nel wall painting e nelle tele.
Le venature delle foglie, del legno, dei fili d’erba o della superficie dei tronchi degli alberi dei primi lavori sono poi diventate un pretesto per giocare con il segno, che si è fatto sempre meno descrittivo e sempre più astratto. Fino a diventare solo un gesto, come nel lavoro che vediamo in questa mostra. Ritmo, composizione, esecuzione e spazio sono diventati il centro dell’attenzione dell’artista.
“Il gesto pittorico è alla base della mia pittura. E’ la strada che ho scelto in questa fase del mio percorso e che si affida anche alla casualità. Ho imparato dalla natura, osservandola mi sono reso conto che le cose sembrano casuali, mentre in realtà ci sono delle regole e una logica soprannaturale che porta alla creazione della bellezza”.
Il secondo livello è il più istintivo nella composizione dell’artista. Una linea veloce realizzata con una delicata gouache di un colore liquido, un segno libero che ci guida nella lettura dell’intero wall painting.
“E’ stata una bella sfida anche la velocità d’esecuzione che il lavoro ha richiesto, il gesto finale del segno blu che attraversava tutta la parete”.
L’ultimo livello che leggiamo, il primo se consideriamo l’esecuzione artistica, sono i soggetti realizzati con tempera acrilica bianca e matita su parete bianca. Ombre e forme rappresentano i motivi più conosciuti di Tano Festa (Roma 1938 – 1988), esponente dell’arte pop italiana i cui riferimenti sono alla cultura e non al consumo di massa come quella americana e dove il mezzo pittorico non è abbandonato. E così i riferimenti a Don Chisciotte a cavallo, i mulini a vento, Michelangelo sono un omaggio al maestro.
“E’ la prima volta che è uscito in modo così esplicito il riferimento ai maestri del passato e che sperimento questo gioco di colori. Mi è piaciuto intervenire lavorando direttamente sul muro, dove ho inserito come un’ombra i soggetti che richiamano i lavori di Festa”.
Per Thomas Berra i grandi maestri sono un imprescindibile ponte verso la contemporaneità e il futuro. Anche il titolo della mostra “Tutti dobbiamo dei soldi al vecchio sarto di Toledo” è una citazione da Tano Festa. Si tratta delle sue ultime parole all’amico Mario Schifano prima di morire.
“Partecipare a questo progetto per me ha significato avere una vetrina su Milano dopo essere stato all’estero a studiare. Sono nato in provincia di Piacenza e guardando Milano dall’esterno l’ho sempre vista statica soprattutto per quanto riguarda ai giovani artisti e le possibilità che venivano date loro. Questa occasione di lavorare per un’agenzia di assicurazioni che ha uno spazio totalmente dedicato ai giovani la vedo come una grande opportunità. E’ sicuramente stata una bella sfida da accogliere, soprattutto per chi come me fa scultura, pensare ad un progetto site specific. Tutto si svolge su una parete anche se lunghissima. L’istallazione sarà composta da tre sculture, che avevo già presentato, posizionate liberamente negli spazi di Leonardo Assicurazioni. Il titolo delle sculture a forma di mano è Capitolo finale. Si tratta di un ciclo realizzato nel 2016 a Londra, in cui condenso la mia ricerca sul tramonto come metafora di un’epoca che finisce, facendo riferimento all’Antropocene (l’inizio di una nuova era annunciato dal passaggio dell’uomo). Per la parete ho prodotto cinque nuovi pezzi della serie Transparent word banners, lettere trasparenti. Le tematiche trattate sono cambiate, prima la mia attenzione si concentrava su manifestazioni di depressione giovanile prese da internet su vari blog e social media. Questa volta sono frasi che seguono il dibattito molto popolare on line sulla modificazione climatica e il riscaldamento globale. E’ un tema che rappresenta un’evoluzione naturale delle mie riflessioni sul tramonto che ho espresso nella scultura”.
http://simonemonsi.altervista.org
“La sfida di lavorare direttamente e appositamente per un luogo specifico mi interessa sempre perché trovo stimolante lavorare anche sull’architettura evidenziandone gli aspetti e gli elementi ordinari e utilizzandoli a mio favore, guardando dove magari non si guarderebbe”.
Irene non ci ha svelato cosa realizzerà per Spazio Leonardo, non ci resta che aspettare e seguirla intanto nel progetto photos from surveillance cameras, che porta avanti su Instagram, dove pubblica quotidianamente immagini provenienti da videocamere di sorveglianza.
www.irenefenara.com – www.instagram.com/bibifenara/
Thomas Berra, Tutti dobbiamo dei soldi al vecchio sarto di Toledo
fino all’8 giugno
orari:
dal lunedì al venerdì, 10:00 – 18:00
Spazio Leonardo
via della Liberazione 16/a, 20124 Milano