Giovedì 9 marzo alle 19, presso la Cripta della Chiesa di San Michele Arcangelo in via Giolitti 44, inaugura Il Tempo, con il Patrocinio della Città di Torino. La conoscenza si conquista nel tempo, secondo un insieme di modalità indefinibili con una precisa teorizzazione: si tratta di un pozzo di possibilità imperscrutabili.
Il Tempo. Esposizione contemporanea di Silvia Beccaria, Elisa Camurati, Vanessa Depetris, Cecilia Gattullo, Paolo Grinza, Alex Kova, Caterina Luciano, Andrea Massarelli, Tonino Mosconi, Flavio Ullucci, Francesca Vignale. Catalogo Raineri Vivaldelli Editore
Durante l’inaugurazione, “Ritrosia. Poesie a Ritroso” di Ivan Fassio, lettura attiva per scala, asse, fotocopie, nastro adesivo, rotolo e residuo
La conoscenza si conquista nel tempo, secondo un insieme di modalità indefinibili con una precisa teorizzazione: si tratta di un pozzo di possibilità imperscrutabili. Il luogo è oscuro, tenebroso, oppure di fascino. Dove e come non importa più, in questo fiume scintillante, agghiacciante, minaccioso, pieno. È sera è mattina, insieme, per il giorno fantastico, cuore.
Chiudi gli occhi, addormenta più forte il torpore, schiaccia una miriade di stelle sotto le palpebre. Sono i sensi che iniziano il sogno, quel viaggio ritorno ed andata, per la stazione di sempre, a breve durata. Luci filanti aggrappate al grande esperito, miracolosamente passato, convesso. È il patto che redigi con gli altri che spinge, istintivamente, la parte più ascosa di te ad impegnarsi alla vista, coi tramiti giusti. Intanto, il silenzio rosicchia uno stipite.
L’arte è così: si parla con sé, mano a mano, in soliloquio fittizio, seguendo una prassi, una legge non scritta che dice ad ognuno: “È notte, ci amiamo!”
L’esistenza non è soltanto un mistero. C’è un linguaggio celato in ogni strato, in ogni frangente. Questi alfabeti noi frequentiamo. Se siamo disciplinati, li assimiliamo. Allora, possiamo dedurre delle regole ricorrenti: biologiche e logiche, sociali e comportamentali, espressive e creative, comunicative tutte. Se talentuosi, impariamo ad amalgamare. In questo modo, l’opera è un ingranaggio che gira e che si sorregge: funziona, serve, unge, si presta.
L’acquisizione di stile è un atto retorico? La risposta sta nella domanda, punto interrogativo compreso. Segno, invito, distacco. Non confondiamoci: pratichiamo questo quesito nella sospensione di una vita temporale, nella curva dell’evento, setacciando stendendo plasmando con spirito di cercatori d’oro ed alchimisti. L’intervallo ha rilasciato il proprio alone: l’incedere è più cauto, ormai, a sapere che si può rivivere l’intera traversata di passaggio. Avere ricreato la pasta dell’arte attraverso un nuovo macchinario: pachiderma e corazza, insieme, telaio ed arazzo. Attendiamo e non aspettiamo il ritorno d’un uguale lavorìo, costante o momentaneo. Il risultato è questo ricordo di sé, rievocazione: parte indispensabile al cambiamento, carburante e dispositivo, nel medesimo tempo, della trasformazione.