Prima mostra personale a Milano per Susanne Kutter fino al 13 Luglio alla Maab Gallery di Via Nerino. Video, fotografie, light boxes, performance e modellini in scala sono le forme della sua arte. Nei suoi lavori coesistono brutalità e bellezza, calma e ansia, azione e noia. Indaga il cambiamento e ce lo mostra prima, durante e dopo che è avvenuto. Ma sempre, anche quando si tratta di rappresentare “catastrofi domestiche” o situazioni “inquietanti”, lo fa con un occhio alla bellezza e all’estetica e ci invita a prenderne le distanze.
In bilico sull’orlo di una mensola un vaso in porcellana sembra stia per cadere e un altro ancora ha versato il suo contenuto. L’acqua potrebbe bagnarci, il vaso rotolare sulle nostre teste. E invece no. Questi vasi sono come congelati. Un fermo immagine. Una pausa nello scorrere del tempo. Potrebbero intitolarsi “Prima che…” qualcosa stia per accadere.
Susanne si è focalizzata su un momento ben preciso. Il momento prima che tutto cambi irrimediabilmente.
“Nei miei lavori mi sono spesso fermata a riflettere sulle catastrofi fisiche. Ho sviluppato questo tema ancora e ancora e ancora ambientandolo in case private o interni. Le prime opere che affrontano il tema della distruzione, dell’opposizione tra ordine e caos, le ho realizzate alla fine degli anni ’90.”.
Nel video Die Zuckerdose [La Zuccheriera] il punto di vista utilizzato è inusuale, è un invito ad entrare nell’azione raccontata. Siamo assolutamente coinvolti in prima persona, possiamo seguire il cambiamento momento per momento per tutta la sua durata. Il video inizia con una scena quotidiana, che evoca in chiunque la guardi calma e tranquillità. Ma non succede quello che ci si aspetta. Come nel più classico degli incubi le pareti della stanza iniziano a restringersi. E’ la rappresentazione di una catastrofe. Ma alla fine la posizione della macchina che riprende dall’alto ci svela il meccanismo della finzione.
Alcuni video dell’artista:
Susanne Kutter – Die Zuckerdose (The Sugar Jar, 2011)
Susanne Kutter – Trilogie der Illusion (Trilogy of Illusion, 2010)
Susanne Kutter – Flooded Home (2003)
Nel 1999 con l’installazione “Nepal Vario”, opera non in mostra, Susan Kutter aveva lavorato sul concetto di cambiamento non come trasformazione fisica, ma come rovesciamento concettuale di un ambiente con una funzione precisa. Una grande tenda di montagna, che dovrebbe garantire protezione dal freddo e dalla neve, viene invasa da una tempesta di polvere di zucchero a velo (la neve) creata da un getto di aria compressa. La tempesta c’è solo dentro la tenda. Interno ed esterno si sono capovolti, la funzione protettiva della tenda viene negata.
“In Nepal vario mi sono concentrata sulla relazione tra la cultura dell’essere umano e la forza della natura. La tenda simboleggia la sicurezza minacciata dalle forze naturali. La catastrofe in questo lavoro è una forza fisica naturale. Allo stesso tempo il sottile strato bianco che copre ogni cosa come neve fresca evoca un’immagine bella, idilliaca e poetica. Simboleggia la perfezione, l’innocenza e la vulnerabilità, perché la superficie è molto fragile e facile da distruggere. La combinazione di una forte immagine poetica di bellezza e una forza naturale minacciosa, provoca una sensazione ambivalente: natura e cultura umana, sicurezza e perdita, bellezza e crudeltà”.
I light boxes esposti sui muri della galleria sono scatti fotografici che rappresentano le stanze di una casa. Gli ambienti sono subito riconoscibili anche se sono rimasti solo alcuni elementi dell’arredamento. La carta da parati si stacca dalle pareti, a volte una luce è rimasta accesa, sono case disabitate. Tutto sembra reale, ma qualcosa osservandole ci fa capire subito che è una messa in scena. In ogni rappresentazione poi c’è un elemento disturbante, un insetto a grandezza naturale, che rispetto al modellino sembra enorme.
Su alti piedistalli al centro della sala della mostra, invece, vediamo riprodotto lo stesso soggetto. Questa volta il trucco scenico è ancora più evidente ed anacronistico. Le stanze della casa sono realizzate in scatole di cartone.
“In questi lavori, come nei video e in tutto quello che faccio, non mi piace che si nasconda come le cose sono state fatte. Non nascondo nemmeno gli errori. Nei vasi si vede la colla, nei modellini si vedono elementi fuori scala, nei video si vedono le macchine che spingono i muri delle stanze uno contro l’altro. Quello che cerco non è di creare un’illusione o una riproduzione fedele della realtà. Con la realtà voglio giocare. Deve essere evidente che si tratta di qualcosa di costruito e che, nei modellini in particolare, le dimensioni non sono quelle reali. Per lo spettatore deve essere chiaro. Sta guardando un palcoscenico allestito apposta per lui”.
La nuova installazione concepita appositamente per la galleria è un anonimo parcheggio sotterraneo. Siamo invitati a guardare dentro questo spazio chiuso. Ma attenzione. La volontà dell’artista è quella di spiazzarci completamente.
“C’è qualcosa di Kafkiano in questi miei lavori. Della letteratura di questo importante scrittore mi attrae l’assurdità delle situazioni che crea nelle sue storie”. In questo caso l’artista non mette in scena una catastrofe, non ci sono trasformazioni fisiche in ciò che rappresenta. Un elemento disturbante è sempre presente, a dispetto di un’immagine ad uno sguardo veloce familiare, e ci destabilizza.
Susanne Kutter originaria della Germania dell’est, nel 1982 scappa con la sua famiglia per raggiungere la Germania dell’Ovest. In giovane età sperimenta la perdita, deve lasciare le sue sicurezze, gli amici e i luoghi familiari. Susanne ha imparato presto ad affrontare il cambiamento, ma “La mia biografia non è necessariamente la ragione della mia arte. Nella vita tutti dobbiamo imparare a lasciar andare le cose. Gli amici, i luoghi, le relazioni cambiano così come il nostro stile di vita. Le cose cambiamo in ogni caso anche se stiamo attenti, non abbiamo scelta. Ognuno di noi deve trovare il proprio modo per scendere a patti con il cambiamento, altrimenti la vita non ha senso e si rischia di farsi sopraffare dagli eventi. Se le cose cambiano non è detto che non sia per il meglio. Bisogna solo fare pace con l’idea della perdita e andare oltre alle cose.”
E sicuramente Susanne Kutter ha trovato nella bellezza e nell’arte un modo per affrontare il cambiamento e per far riflettere anche noi. Non vi resta che guardare la mostra.
Fino al 13 luglio 2018
SUSANNE KUTTER – Lost in the Middle of the Street
A cura di Gianluca Ranzi
MAAB Gallery
via Nerino 3, 20123 Milano
Orari:
dal lunedì al venerdì dalle 10.30 alle 18 | sabato su appuntamento