Intervista a Manuele Fior, autore del manifesto del Salone del libro 2018.
Una settimana fa l’account Twitter del Salone del libro di Torino cinguettava così: “Confessione. Ci abbiamo proprio preso gusto a chiedere a grandi artisti italiani di disegnare il manifesto del Saloon. Per il 2018 ci siamo affidati a Manuele Fior!”. Tutti i profili social della più importante manifestazione italiana nel campo dell’editoria rimandavano poi alla conferenza stampa di presentazione dell’edizione 2018, avvenuta martedì 27 febbraio al Museo Nazionale del Cinema di Torino. La conferenza è stata anche l’occasione per mostrare al pubblico il nuovo manifesto creato da Fior, illustratore e graphic novelist italiano di stanza a Parigi, vincitore, tra gli altri premi, del Gran Guinigi al Lucca Comics 2010 e del Fauve d’Or al 38° Festival di Angoulême per “Cinquemila chilometri al secondo” (Coconino Press – Fandango, 2010), rispettivamente prima e seconda più grande manifestazione dedicata al fumetto in Europa.
Fior è il secondo graphic novelist chiamato dal direttore, Nicola Lagioia, a realizzare il manifesto del Salone del libro. Quello dell’edizione 2017, il cui tema era “Oltre il confine”, portava la firma di Gipi. Tema di quest’anno è “Un giorno, tutto questo”, in una parola il futuro. Manuele ha deciso di rappresentarlo così.
Come e quando sei stato avvicinato dai responsabili del Salone del libro di Torino? Oltre a quello che ciascuno ci vedrà, ti va di svelare qualcosa che è meno intuibile a un primo sguardo? L’impressione che dà a me è di futuro roseo, di positiva serenità, di questi tempi affatto scontata.
Sono stato contattato da Nicola Lagioia già a novembre, quando ci siamo incontrati a Lucca. Non ci sono altri messaggi nell’immagine oltre a che quelli che vede l’osservatore. Il mio è un punto di vista inedito sulla città di Torino, da un’altezza impossibile, a volo d’uccello. Ed è anche l’Italia vista dalla Francia, che quest’anno è il paese ospite del Salone.
Come hai accolto l’incarico e il fatto che la scelta, dopo Gipi, ricadesse su di te? Ti pare un segnale di progressiva importanza accordata agli autori di graphic novel da parte del mondo dell’editoria?
Mi sembra di sì, i “fumettari” sono ormai usciti dal loro recinto e fanno di tutto, come è giusto che sia. Per certi versi mi ricorda la situazione che si era creata a cavallo tra gli anni ‘70 e ‘80, dove gli autori di fumetto sono stati poi convogliati verso i settori più disparati, dalla moda alla televisione, al design.
Da amante del fumetto d’autore, mi sembra di osservare, oltre a una nuova considerazione da parte del mondo editoriale, che forse finalmente tratta il graphic novel alla stregua di un libro, date le vendite che trainano il settore, anche una riscoperta del fumetto da parte del mondo dell’arte. Per fare due esempi, ti è stata dedicata una mostra recentemente al Museo Luzzati di Genova e da poco la Coconino Press – Fandango e il Ministero dei Beni Culturali hanno lanciato la collana di graphic novel “Fumetti nei musei” con la relativa esposizione delle copertine degli albi all’Istituto centrale per la grafica di Roma. Sei d’accordo? Se sì, secondo te perché solo adesso?
È così. Negli ultimi anni il fumetto è cresciuto nelle vendite più di qualsiasi altro libro. Malgrado questo, però, le tirature rimangono limitate e vivere di questo mestiere è ancora rocambolesco. In Italia purtroppo si legge molto poco in generale, non solo fumetti.
Lagioia ha detto che rivolgerà agli “intellettuali del nostro tempo” presenti quest’anno al Salone del libro cinque domande sul futuro. Non so se siano già state rivolte anche a te, nel caso lo faccio di nuovo, in quanto graphic novelist e a pieno diritto intellettuale del nostro tempo. Come risponderesti a:
Chi voglio essere?
Essere me stesso mi basta e avanza.
Perché mi serve un nemico?
Mai avuto nemici in vita mia.
A chi appartiene il mondo?
Non ne ho la più pallida idea.
Dove mi portano spiritualità e scienza?
In due luoghi opposti direi.
Che cosa voglio dall’arte: libertà o rivoluzione?
Sicuramente la libertà, ma quella mia, privata, che mi rende felice ogni volta che mi affaccio a un foglio di carta intonso.
Da poco il meglio della tua produzione è stato raccolto ne “L’ora dei miraggi”, pubblicato da Oblomov Edizioni, sul cui sito è descritto come “un libro fantastico, un volo tra le immagini che hanno reso grande questo artista eclettico, corteggiato dalle maggiori testate internazionali”. Cosa hai in lavorazione adesso? Prossime date utili per gli ammiratori italiani?
Sto lavorando a un lungo fumetto che si chiamerà “Celestia” e sarà ambientato in una Venezia del futuro. Sono solo a metà strada, molto deve ancora succedere.