Roma/New York, 1953-1964, in mostra sino al 25 febbraio e curata da David Leiber, si presenta come un progetto espositivo di respiro museale e di particolare interesse per la storia dell’arte italiana del Secondo Dopoguerra.
In mostra sono analizzati in particolare i rapporti con la scuola americana, analizzati in un decennio di fondamentali scambi culturali tra le scene artistiche di Roma e New York, alimentate da reciproche influenze e suggestioni.
L’esposizione, nelle intenzioni del gallerista e del curatore, è anche occasione per ricordare la figura di Germano Celant (1940-2020), che, nel 1993, presso la Murray and Isabella Rayburn Foundation di New York, aveva organizzato Roma-New York: 1948-1964, fonte di ispirazione per questo progetto. Nel 2019, il catalogo di quella mostra – originariamente pubblicato nel 1993 – è stato ampliato e ristampato in una storia in due volumi che documenta questo periodo e le relazioni tra molti di questi artisti.
Nei primi anni 1950 i pittori informali e astratti che lavoravano ed esponevano a Roma, come Afro Basaldella, Alberto Burri, Giuseppe Capogrossi e Piero Dorazio, iniziarono ad essere regolarmente presenti in mostre personali nelle gallerie di New York, come la Stable Gallery di Eleanor Ward, e gli spazi omonimi di Catherine Viviano e Leo Castelli. Già nel 1949 il Museum of Modern Art di New York presentò Twentieth Century Italian Art, un’importante indagine che includeva opere di artisti più giovani attivi all’epoca, come Afro.
Emblematico il caso Afro-Viviano: Catherine Viviano (1899-1992), di origine italiana, fu per sedici anni assistente della Pierre Matisse Gallery; nel 1950 aprì una nuova galleria con il suo nome a 42 East 57th Street, lavorando per i suoi artisti fino al 1970, anno di chiusura. Fu gallerista, oltre che di Afro, di Mirko, Leonardo Cremonini e Renato Guttuso. Il trait-d’union tra Afro e la Viviano fu probabilmente Corrado Cagli, cognato di Mirko Basaldella (Mirko sposò infatti Serena Cagli). Cagli era stato costretto a riparare prima in Francia (1938) e poi negli Stati Uniti in seguito alle leggi razziali, e aveva vissuto a lungo a New York (dal 1940 al 1948), promuovendo il suo lavoro e quello degli amici artisti italiani. Afro incontrò verosimilmente per la prima volta Catherine Viviano a Venezia nel 1948 e l’anno successivo a Roma, quando Catherine arrivò appositamente nella capitale per cercare artisti per la sua nuova galleria.
Nello stesso periodo diversi artisti di New York, come Cy Twombly e Robert Rauschenberg si spostarono in Italia (nel 1953 Twommbly e Raushenberg visitarono lo studio di Burri a Roma, rimanendone fortemente impressionati) e il loro lavoro fu influenzato dai nuovi incontri. Molti di questi artisti, tra cui Philip Guston, Franz Kline, Willem de Kooning, Salvatore Scarpitta, gli stessi Rauschenberg e Twombly, esposero in quegli anni in luoghi importanti a Roma, in particolare nella Galleria dell’Obelisco di Irene Brin e Gaspero del Corso e la Galleria La Tartaruga di Plinio De Martiis. Alcune importanti mostre collettive hanno permesso di presentare le comunità di artisti l’una accanto all’altra, onendo le basi di un dialogo fruttuoso e di influenzare scelte di vita, come nel caso del ritorno di Twombly in Italia nel 1957 su suggerimento dell’artista Toti Scialoja e de Kooning che lavoravano dallo studio di Afro a Roma nel 1959.
La prima parte della mostra esplora i diversi aspetti dell’arte informale, basata sulla materia che hanno definito gli anni 1950 e i primi anni 1960 nel mondo dell’arte italiana con opere emblematiche di Afro e Alberto Burri in parallelo alle ricerche americane del medesimo periodo che esemplificano i legami visivi, materiali e concettuali che questi artisti hanno sviluppato e condiviso tra loro. Successivamente si procede con l’evoluzione dell’arte italiana nei primi anni 1960 con il lavoro di Franco Angeli, Tano Festa, Giosetta Fioroni, Jannis Kounellis, Mimmo Rotella e Mario Schifano, che incorporano il linguaggio dell’iconografia consumistica americana e dei segni urbani nelle loro composizioni. In particolare è esposto un nutrito numero di opere di Schifano, che sarà nella storica mostra di Sidney Janis del 1962 The New Realists.
Una mostra di respiro museale, che permette un confronto serrato e suggerisce nuove prospettive di indagine per un periodo unico di scambi e “contaminazioni” della storia dell’arte dei due paesi.
La mostra è anche preziosa occasione per riportare all’attenzione negli Stati Uniti il lavoro di Carla Accardi e Gastone Novelli, presente con le opere “La totale estinzione” e “Cose da conservare”, riconosciuti e acclamati in Italia, così come il lavoro di Luigi Boille; anche se oggi è meno noto rispetto agli altri artisti, Luigi Boille è apparso in importanti mostre nella sua carriera presso la Rome-New York Art Foundation, Roma, e il Solomon R. Guggenheim Museum, New York.
Tra gli americani di particolare interesse risulta essere l’opera di Conrad Marca-Relli, improntata ad un’intricata pratica pittorica basata sul collage. Nato da genitori immigrati italiani, Marca-Relli è stato un ambasciatore chiave tra le due comunità, presentando l’un l’altro vari commercianti e artisti con sede a Roma e New York e aiutando a stabilire molte delle relazioni che sarebbero continuate con successo per molti anni.
PER INFO
David Zwirner gallery, New York