“Roma”, viaggio nelle periferie di Massimo Siragusa in mostra al Museo di Roma in Trastevere.
Venerdì 16 ottobre 2020 al Museo di Roma in Trastevere ha aperto al pubblico la mostra “ROMA” di Massimo Siragusa che, attraverso circa cento fotografie a colori, racconta la periferia della Capitale e le sue molteplici contraddizioni. L’esposizione è curata da Giovanna Calvenzi è stata prorogata fino al 14 marzo 2021.
Un viaggio nelle periferie romane, che Massimo Siragusa (Catania, 1958) conosce e studia da tempo, narrate attraverso lo sguardo attento della sua macchina fotografica: quasi un documentario, con paesaggi in cui reperti del passato e dell’antico splendore di Roma coesistono con le palazzine degli anni Sessanta, con le strade trasformate in parcheggi e con le costruzioni abusive.
Attorno alla Roma celebrata dall’iconografia classica, alla città della grande bellezza dal fascino monumentale e un po’ decadente, con i suoi luoghi iconici invidiati dal mondo intero, sorge un’altra città. Nascosta e estranea ai flussi turistici. Un’area abitata e vissuta da oltre la metà dei cittadini romani. Una città caotica, spesso abusiva. Con i suoi cancelli, ringhiere, muri, alberi, reperti archeologici, auto, che si sovrappongono e si confondono in un caos visivo straordinario e unico. È la periferia. Anzi, le periferie. Diverse tra loro ma accomunate tutte dalla stessa anarchia visiva e architettonica. In questo lavoro, che si è snodato per oltre due anni lungo il perimetro della città, Siracusa ha cercato relazioni, passaggi, dialoghi, quasi a volere tentare di mettere in ordine il caos della realtà.
Giovanna Calvenzi, curatrice della mostra, sottolinea come le periferie raccontate dall’artista non abbiano bisogno di nomi, ma si inseguano tra loro, diverse e uguali. Le periferie di Massimo Siragusa sono il limite, i margini di una metropoli che può espandersi o implodere, che soprattutto nei decenni a ridosso del dopoguerra è andata incontro a un’espansione incontrollata, incurante del rispetto delle cromie storiche o degli spazi altrui. Roma si riconosce ogni tanto dalle emergenze di statue o capitelli, “segnali” che ci ricordano che non potremmo essere altrove. L’atmosfera, la luce, ma soprattutto l’anarchia che accomuna – pur ignorandoli – storia, ricordi, progetti passati e futuri, ci conferma dove siamo.
La Roma di Massimo Siragusa è una città dove tutto è possibile e tutto è impossibile.
La mostra è una selezione dei lavori raccolti nel volume “Roma” edito da Postcart edizioni che esce nel mese di ottobre 2020, che contiene una sceneggiatura inedita di Ugo Gregoretti, testi di Marco Maria Sambo, Giovanna Calvenzi e un racconto di Tommaso Giagni.
Nato a Catania, Massimo Siragusa vive a Roma, dove insegna fotografia allo IED, Istituto Europeo di Design. Le sue opere sono state esposte in diversi Musei e Gallerie in Italia e all’estero e le sue fotografie sono state pubblicate sulle più importanti riviste internazionali.
Con le sue opere di corporate ci racconta l’identità delle più importanti industrie italiane: Lavazza, ENI, Provincia di Milano, My Chef, IGP, Auditorium di Roma, Autostrada Pedemontana, ENI, A2A, Bosh, F2i, Aeroporti di Milano, Versace, Conad, Bisazza, Kartel, Unipol Banca, Telecom Italia, EF-Solare, Poste Italiane, Università Cattolica, Cantine Antinori, Aeroporto di Napoli, Ferrari.
È rappresentato dall’Agenzia Contrasto in Italia e dall’Agence VU in Francia e all’estero.
Massimo Siragusa è inoltre vincitore di quattro World Press Photo (2009 – 3° Premio Contemporary Issues – World Press Photo, 2008 – 2° Premio Arts Stories – World Press Photo, 1999 -1° Premio Arts Stories – World PressPhoto, 1997 – 2° Premio Daily Life – World Press Photo).
Museo di Roma in Trastevere
Il Museo di Roma in Trastevere fa parte dei Musei in Comune ed è sito nell’ex convento carmelitano seicentesco di Piazza S. Egidio, 1/b; nel rione Trastevere a Roma. Passato al Comune dopo l’Unità d’Italia, il convento ospitò dal 1918 il sanatorio pediatrico intitolato ad Ettore Marchiafava.
Il museo è stato ulteriormente ristrutturato (e riaperto nel 2000), per creare al pianterreno spazi destinati a mostre ed eventi temporanei.
Grazie alla ricchezza e varietà delle collezioni del Museo di Roma è stato possibile dar vita nel 1977 ad una nuova istituzione museale nell’appena restaurato convento carmelitano di Sant’Egidio individuando all’epoca nella sua denominazione, Museo del Folklore e dei poeti romaneschi, uno specifico settore di interesse. L’esposizione permanente era costituita da materiali provenienti dal Museo della città di Roma presso l’ex Pastificio Pantanella alla Bocca della Verità (1930-1939), poi esposti a Palazzo Braschi, relativi a scene di vita quotidiana romana tra fine Settecento e inizio Novecento.
Si tratta di materiali abbastanza eterogenei – dipinti dal tardo XVIII secolo a tutto il XIX secolo, scene romane e scenografie dei mestieri dell’800 ricostruite con manichini a grandezza naturale, il presepe romano ambientato nel XVIII secolo su bozzetto di Angelo Urbani del Fabbretto, al quale si ispira il presepe installato ogni anno sulla scalinata di piazza di Spagna, le statue parlanti di Roma, gli acquerelli di “Roma sparita” di Ettore Roesler Franz, e la cosiddetta “stanza di Trilussa” (materiali rinvenuti nello studio di Trilussa, ma riordinati dopo diversi anni dalla morte) – il cui filo comune è il tentativo di conservazione della memoria di alcuni aspetti della città che andarono perduti in gran parte già dall’unità d’Italia.
D’altro canto trasferire nella nuova sede di Trastevere i materiali più strettamente attinenti alla documentazione della vita quotidiana e delle tradizioni romane traeva le sue motivazioni dalla ideale e privilegiata connessione che era possibile instaurare fra museo e territorio; Trastevere, infatti, per le sue peculiari caratteristiche poteva essere considerato il rione romano dove fosse possibile ancora rintracciare frammenti e stimoli della cultura popolare.
La particolare configurazione degli spazi, articolati intorno al Chiostro, permise di incentrare l’esposizione permanente sul nucleo forte delle cosiddette Scene Romane che, un tempo confinate a Palazzo Braschi in ambienti poco felici, trovarono qui un’adeguata valorizzazione.
Veri emblemi di una cultura nutrita dalla nostalgia e dalla volontà di rievocare per ragioni politiche costumi e usanze popolari dell’Italia, le Scene Romane rappresentano nel loro apparente verismo uno straordinario documento di museografia etnografica. Al di là del facile stereotipo ottocentesco della ricostruzione una loro attenta lettura consente un approccio articolato e vario della vita popolare e quotidiana romana di forte valenza didattica.
A fare da contrappunto alle Scene, acquerelli, dipinti ed incisioni raccontano la città nei suoi costumi, nelle sue feste e nelle sue tradizioni fra queste molto ben rappresentato è il Carnevale che proprio nell’ottocento raggiunge il suo momento di massimo splendore.
Concorrono alla rievocazione della “Roma sparita” gli acquerelli di Roesler Franz che per la loro delicatezza possono essere esposti solo a rotazione. Le rive del Tevere, distrutte con l’avvento dei muraglioni, i caratteristici angoli del ghetto o di Trastevere, ormai scomparsi, rivivono nella facile e sciolta narrativa dell’artista giocata sui toni dell’elegia e della documentazione pittoresca.
Alla fine degli anni novanta del secolo scorso si volle ricongiungere con maggiore evidenza, data la comune e storica matrice, questa istituzione al Museo di Roma riconoscendone la stretta filiazione con il nuovo nome di Museo di Roma in Trastevere. In questa occasione venne riproposta una nuova e più aderente ai tempi sistemazione dei materiali dello Studio Trilussa da tempo confluiti insieme al suo archivio al Museo costituendo una preziosa testimonianza della produzione letteraria in dialetto romanesco e di uno dei suoi più celebri interpreti.
La nuova denominazione non ha rappresentato una semplice operazione nominalistica ma ampliando e arricchendo lo spazio e l’offerta delle esposizioni temporanee, dei convegni su temi e personalità strettamente legati alla vita della città, con l’attenzione riservata al cinema, alla multimedialità e alla fotografia, il Museo ha voluto porsi come luogo vivo dove la contemporaneità della cronaca possa assumere il significato della documentazione storica e interagire dialetticamente con il passato.
Informazioni sulla mostra
Museo di Roma in Trastevere. Piazza di Sant’Egidio 1/B
Lunedì- venerdì ore 10.00 – 20.00; la biglietteria chiude alle ore 19.00
Biglietto unico comprensivo di ingresso al Museo e alla Mostra € 8,50 intero € 7,50 ridotto, per i non residenti;
Biglietto unico comprensivo di ingresso al Museo e alla Mostra € 7,50 intero e di € 6,50 ridotto, per i residenti;
Ingresso gratuito per i possessori della MIC Card
Info: tel. 060608 (tutti i giorni ore 9.00 – 19.00)
www.museiincomune.it; www.zetema.it
Promossa da
Roma Capitale – Assessorato alla Crescita culturale – Sovraintendenza Capitolina ai Beni Culturali
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