giovedì , 21 Novembre 2024
Claude Monet, Il Canal Grande (1908) © Fine Arts Museums of San Francisco

Monet e l’architettura alla National Gallery

Fino al 29 luglio, alla National Gallery di Londra, la mostra dedicata ai dipinti architettonici di Cluade Monet

Siamo abituati a considerare Claude Monet principalmente un pittore di paesaggi, di scorci marini e, negli ultimi anni della sua vita, di giardini – ma fino a oggi nessuna mostra aveva esplorato a fondo il lato “architettonico” delle sue opere.

A colmare il vuoto, l’esposizione promossa da The Credit Suisse “Monet & Architecture”, allestita alla National Gallery di Londra in primavera e aperta al pubblico fino al 29 luglio, la prima dedicata esclusivamente all’artista francese a venire aperta nella capitale inglese in oltre vent’anni. Un’occasione unica per scoprire un lato poco noto – o poco considerato – di Monet.

Claude Monet
The Church at Vétheuil (1879)
© Copyright Southampton City Art Gallery

È il sogno di ogni curatore poter allestire una mostra di questa portata su un artista tanto importante – ha dichiarato Richard Thomson, docente all’Università di Edimburgo – e soprattutto poter combinare le sue opere in modo da offrire al pubblico nuove chiavi di lettura per interpretare dipinti ancora oggi impareggiabili”.

Presentando oltre settantacinque dipinti, questa innovativa mostra abbraccia la lunga carriera del grande impressionista, dagli inizi a metà degli anni ‘60 dell’Ottocento fino all’esposizione pubblica dei suoi dipinti veneziani nel 1912. Da audace giovane artista, Monet partecipò ai saloni impressionisti con tele dove venivano rappresentati i ponti e gli edifici di Parigi e dei suoi sobborghi. Più tardi, quando era già un uomo fatto, si lasciò ispirare dall’architettura di Venezia e di Londra, riportandocela attraverso la sua eccezionale visione.

Claude Monet
Charing Cross Bridge, Reflections on the Thames (1899-1901)
© The Baltimore Museum of Art

Oltre un quarto delle opere incluse nella mostra “Monet & Architecture” provengono da collezioni private in giro per il mondo, opere quindi poco note al grande pubblico, esposte molto raramente.

Gli edifici hanno giocato ruoli di primo piano, differenti e inaspettati nei lavori di Monet. Sono serviti a caratterizzare un luogo, rendendo possibile l’identificazione di un villaggio grazie alla sua chiesa (The Church at Varengeville, Morning Effect, 1882, Collezione di John e Toni Bloomberg. Promesso al The San Diego Museum of Art), di città come Venezia (Il palazzo del Doge visto da San Giorgio Maggiore, 1908, Metropolitan museum of Art, New York) o Londra (Cleopatra’s Needle and Charing Cross Bridge, 1899–1901, Halcyon Gallery) dai loro celebri monumenti.

Claude Monet
La gare Saint-Lazare (1877)
© The National Gallery, Londra

L’architettura ha offerto una misura della modernità: si pensi al tetto interno in vetro di una stazione ferroviaria come quello dipinto in “La Gare St-Lazare” (1877, The National Gallery, Lodra) in contrasto con strutture più venerande, come quelle del “The Lieutenance de Honfleur” (1864, collezione privata), che rimandano a un gusto storico e pittoresco.

L’architettura ha anche aiutato Monet con la costruzione delle sue opere, con il loro bilanciamento. Un tetto di tegole rosse poteva offrire un contrasto complementare con il verde dominante della vegetazione circostante l’edificio (From the top of the Cliffs, Dieppe, 1882, Kunsthaus Zürich, Vereinigung Zürcher Kunstfreunde); le superfici degli edifici gli offrivano schermi per i giochi di luce, equivalenti solidi ai riflessi sull’acqua (La cattedrale di Rouen, 1893–4, Collezione privata).

Claude Monet
The Church at Varengeville and the Gorge of Moutiers (1882)
© Columbus Museum of Art

Le strutture costruite dall’uomo aiutano anche lo spettatore a rapportarsi con i paesaggi di Monet. Un campanile lontano (The Church at Varengeville, 1882, The Barber Institute of Fine Arts) o una casa vicina (Gardener’s House at Antibes, 1888, The Cleveland Museum of Art) sono segni di scala, rispondono al nostro bisogno di leggere lo spazio che ci circonda in termini di distanza, destinazione e il tempo che occorre per arrivare da un punto all’altro.

Gli edifici possono anche sostituirsi all’uomo, quando questo è assente nella tela, suggerendo un’emozione o uno stato d’animo. Può trattarsi di soggezione di fronte alla grandezza di un monumento storico (San Giorgio Maggiore, 1908, Collezione privata), eccitazione per la vitalità di una brulicante strada cittadina (Pont Neuf, 1871, Dallas Museum of Art), solitudine in un cottage isolato sulla scogliera (The Custom’s Officer’s Cottage, Varengeville, 1888, Harvard Art Museums/Fogg Museum, USA).

Claude Monet
Cleopatra’s Needle and Charing Cross Bridge (1899-1901 circa)
© Per gentile concessione dei proprietari

“La sensibilità di Monet nel cogliere i giochi di luce su edifici, ponti e acqua continua a impressionare il pubblico ancora oggi – ha spiegato il Direttore della National Gallery, Gabriele Finaldi. – Le sue vedute di Rouen, Parigi e Londra sono diventate a tutti gli effetti parte dell’immaginario collettivo”

“Monet & Architecture” si articola in tre sezioni – Il villaggio e il pittoresco, La città e il moderno, I monumenti e il misterioso – che raccontano il modo in cui uno degli artisti più apprezzati al mondo abbia saputo cogliere i cambiamenti repentini della società sua contemporanea attraverso il disegno di edifici.

Tra le opere più interessanti in mostra, alcuni dei dipinti “in serie” di Monet: cinque opere olandesi di viaggi fatti nei primi anni ‘70 dell’Ottocento, dieci dipinti di Argenteuil e dei sobborghi parigini della seconda metà degli anni ‘70, sette cattedrali di Rouen datate 1892–1895, otto dipinti londinesi degli anni 1899–1904, e nove tele veneziane del 1908.

Claude Monet, Il Tamigi sotto Westminster (1871 circa)
© The National Gallery, Londra

La mostra londinese offre anche l’occasione di riunire, dopo molti anni, opere realizzate insieme e poi separate dagli eventi. Per la prima volta insieme, ad esempio, i due dipinti raffiguranti la chiesa di Vétheuil, che Monet realizzò subito dopo essere arrivato nel villaggio, nel tardo 1878, esposti uno al quarto Salone impressionista del 1879, l’altro al settimo del 1882. Il famoso quadro della National Gallery “Il Tamigi sotto Westminster” (1871) è posto accanto a una veduta della spiaggia di Trouville (1870, collezione privata), realizzata solo pochi mesi prima su una tela della stessa dimensione e con una composizione molto simile.

Prestiti provenienti da tutto il mondo includono opere molto famose e molto amate come “Quai du Louvre” (1867, Gemeente Museum, Den Haag), uno dei primi paesaggi urbani realizzati da Monet; “Boulevard des Capucines” (1873, The Pushkin State Museum of Fine Arts, Moscow), esposto al primo salone impressionista del 1874 dove generò grandi controversie; “The rue Montorgueil” (Musee d’Orsay), realizzato per celebrare la ricorrenza nazionale del 30 giugno.

Claude Monet
The rue Montorgueil, Paris. The National Holiday of 30 June, 1878
© Musée d’Orsay, Dist. RMN-Grand Palais

Attraverso gli edifici Monet ha lasciato testimonianza dei suoi viaggi e dei luoghi che ha abitato, rimandando atmosfere caleidoscopiche e il gioco dei raggi del sole, della nebbia, dei riflessi, utilizzando le caratteristiche degli edifici per mettere in scena il suo “teatro delle luci”. Come dichiarò lui stesso in un’intervista del 1895: “Alcuni artisti dipingono un ponte, una casa, una barca… Io voglio dipingere l’aria che circonda il ponte, la casa, la barca, la bellezza della luce nella quale questi oggetti esistono”.

 

The Credit Suisse Exhibition: Monet & Architecture

The National Gallery | Sainsbury Wing

9 aprile – 29 luglio

Tutti i giorni 10.00 – 18.00 (ultimo ingresso alle 17.00)
Venerdì 10.00 – 21.00 (ultimo ingresso 20.15)

About Roberta Turillazzi

Giornalista per passione e professione dal 2015. Mamma e moglie giramondo, che attualmente vive a Londra. Lettrice a tempo pieno. Amo l'arte, il cinema, i libri e il calcio.

C'è anche questo...

Artissima 2024

Artissima 2024. The Era of Daydreaming

Questa edizione, diretta per il terzo anno da Luigi Fassi, ha chiuso con un grande …

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *