Un’Italia che possa ricominciare a volare è quella che vorrebbe Mario Incudine che, dal 10 al 14 Giugno al Teatro Elfo Puccini di Milano, porta in scena un Modugno inedito con la regia di Moni Ovadia e Giuseppe Cutino, accompagnato da musicisti straordinari.
Artista “vero” come pochi ancora ce ne sono con una creatività così vivace e impetuosa lo rivedremo, instancabile, a Milano con un Barbablù prodotto dal Teatro Carcano che debutterà il 19 Novembre (un anticipazione per voi sulla Stagione 2019-2020 del Teatro milanese). E poi magari chissà riuscirà a realizzare uno dei suoi sogni: fare un grande concerto con una orchestra sinfonica in un Teatro d’Opera, fare una regia d’Opera, duettare con Noa e ancora spingersi fino a… ? A voi scoprirlo in questa intervista.
Quale Modugno racconti nel tuo spettacolo?
Tutto il Modugno prima che diventasse Mr Volare. Frank Sinatra, dopo averlo sentito cantare una nenia in pugliese, disse a Modugno “Fingiti siciliano perché la Puglia non lo sa nessuno dov’è, la Sicilia la conoscono tutti”. Quindi lui si finse siciliano e scrisse delle canzoni meravigliose. Tutto questo Modugno poco conosciuto io lo porto in scena però facendo un gioco di specchi con me stesso, perché il fuoco che avevamo tutti e due era quello di trovare un posto nel mondo. Modugno fece tutto quello che era possibile, e anche impossibile, fare a quell’epoca: cioè lasciare la propria terra per fare l’artista. Ma come fece? Per questo il titolo dello spettacolo è Da sud a sud: lui dovette andare ancora più a sud della Puglia per avere successo, dovette fingersi siciliano. È come se avesse capovolto la cartina geografica e avesse fatto un viaggio al contrario. Un viaggio che si fa con la fame di chi vuole prendere la vita a morsi. C’è una frase bellissima dello spettacolo che dice “A me la vita mi doveva tutto e io tempo da aspettare non ne avevo. Io avevo una tempesta dentro e non gli bastava il mondo intero per farla sfogare. Io le cose le dovevo fare. Ogni no che sentivo per me era sì, quattro volte si. Si, si si e si.”
Come accoglierà Milano questo spettacolo secondo te?
Milano lo accoglierà benissimo per due motivi: uno perché è una città mondiale per cui è abituata a tutte le contaminazioni, le lingue e le sfumature; due perché è piena di siciliani e di pugliesi. Io sono convinto che i milanesi e anche gli emigrati che saranno presenti, ameranno questo spettacolo, ne sono sicuro. Al Piccolo di Milano, o negli altri teatri milanesi, trovi spettacoli in siciliano o in napoletano (come Scannasurice al Piccolo Teatro). Quindi Milano non si preoccupa della differenza linguistica, anzi, la accoglie e la benedice. Se pensi anche al successo de Il Violinista sul tetto che ho fatto in yiddish al Teatro Nuovo, Milano è abituata a questo tipo di operazione. Milano è il pubblico giusto, così come il Teatro dell’Elfo è il Teatro giusto per uno spettacolo come questo di Teatro-Canzone, perché è un teatro d’avanguardia e di contaminazione, quindi è un Teatro anche di sperimentazione. La Sala Fassbinder è la sala perfetta anche come numero di posti per noi. Quindi sono convinto che sarà una bella tappa del tour dello spettacolo.
Qual è il sogno o la speranza che vorresti arrivasse agli italiani, o alla Sicilia in particolare, attraverso le parole e la musica dello spettacolo?
Lo spettacolo racconta uno spaccato d’Italia, di un’Italia che risorgeva dalla guerra, di un’Italia che viveva il boom economico, un periodo bellissimo e di grande spensieratezza e ricchezza umana. Io vorrei che l’Italia si riappropriasse di questa immagine che ha perduto. L’immagine di un’Italia che accoglie, che sa rimboccarsi le maniche, che sa risorgere dalle proprie ceneri e che sa ricominciare a volare.
Da Milano partono tutte le rivoluzioni culturali ed economiche in Italia, per questo credo che Milano sarà una tappa importante per questo spettacolo. Se nel ’54 Modugno gridava volare ed era lo spot per il rilancio economico di un’Italia ferita dalla guerra, adesso possiamo ritornare a volare solo se vogliamo e possiamo risorgere da un’Italia invece ferita da tutta una serie di manganellate che ci hanno dato e ci continuano a dare in tutti i sensi economiche, culturali, identitarie. Abbiamo perso anche il primato della Cultura, non ci stiamo credendo più neanche noi a quanto siamo grandi.
Dove ti porterà la tua strada dopo la tournée dello spettacolo?
Sto lavorando a una cosa nuova, che presentiamo il 5 di Giugno: farò un Barbablù prodotto dal Teatro Carcano che debutterà il 19 Novembre a Milano. Una favola noir per adulti con la regia di Moni Ovadia e scritto da Costanza DiQuattro. Sarà uno spettacolo molto importante per me perché sarò completamente da solo in scena, mentre nello spettacolo Mimì siamo in sei. Sarà un grande monologo con musiche e sarà una bella sfida.
Cosa non hai ancora fatto e vorresti invece fare? Con chi vorresti lavorare?
Ho appena finito di scrivere la colonna sonora del film Famosa di Alessandra Mortelliti, che uscirà in autunno e ne sono molto felice perché è stata un’esperienza molto bella.
Ora mi piacerebbe fare un grande concerto dedicato al Mediterraneo in un Teatro d’Opera con una grande orchestra sinfonica, duettare con Noa e ancora fare una regia d’opera. Queste sono le cose che mi mancano, i miei sogni.
Ritrasformerei alla mia maniera I vespri siciliani di Verdi o Cavalleria Rusticana o un Don Giovanni di Mozart. Mi piacerebbe fare la regia d’opera di queste e poi eventualmente, per spingermi ancora oltre, scriverne una nuova, un’opera contemporanea.
Il Teatro? per campanilismo ovviamente sceglierei Il Teatro Massimo di Palermo, è quello a cui sono particolarmente legato. Mi piacerebbe moltissimo, è il teatro della mia Regione e della città dove sono cresciuto culturalmente.
MIMÌ da Sud a Sud sulle note di Domenico Modugno
uno spettacolo di e con Mario Incudine
Teatro Elfo Puccini
Sala Fassbinder | 10 – 14 Giugno 2019
c.so Buenos Aires 33
regia Moni Ovadia e Giuseppe Cutino
testi Sabrina Petyx
costumi Daniela Cernigliaro
con Antonio Vasta pianoforte, fisarmonica e organetto
Antonio Putzu fiati
arrangiamenti musicali Mario Incudine e Antonio Vasta
luci Giuseppe Cutino e Vincenzo Miserandino
suono Ferdinando Di Marco
ASC production