Michelangelo Castagnotto, Tesi di Laurea facendo il commesso, Quaderni del Calamandrei, 2014
L’arte contemporanea globalizzata , nelle sue forme più clamorose di omologazione, condivide con la moda la retorica dell’allusività e le allegorie del conformismo. Il libro “Tesi di Laurea facendo il commesso” di Michelangelo Castagnotto, recentemente pubblicato dal Centro Studi Calamandrei, si interroga sull’autentico valore dell’innovazione all’interno delle dinamiche di creazione del sistema della moda e dell’arte.
Il Centro Studi Calamandrei di Jesi ribadisce la sua vocazione all’indipendenza e all’emancipazione, pubblicando un quaderno sulla moda e sui rapporti tra moda, arte e cultura. L’autore, Michelangelo Castagnotto, un giovane artista e scrittore di Torino, già collaboratore della storica rivista Zeta dell’Editore Campanotto di Udine, indaga e districa alcuni nodi di un linguaggio che egli stesso definisce come “alla moda sulla moda”. Nodi resi spesso più aggrovigliati per la curiosità, il clamore mediatico e i pettegolezzi che si creano intorno alle sfilate.
La moda, in realtà, è economia, affari, esportazioni. Nella nostra società, tuttavia, essa rappresenta anche un potente diversivo che giornali e televisione usano come argomento leggero. Inoltre, la moda parla di se stessa attraverso veri e propri rituali di vendita. Pertanto, viene da chiedersi: una collezione nasce prima come retorica di parole o come prodotto sartoriale? La moda è davvero un valore aggiunto che si crea con l’innovazione? Rincorrere discorsi alla moda, omologati, garantisce il successo di mercato?
La moda “non esiste se non attraverso la sua messa in discorso da parte degli apparati, le tecnologie, i sistemi comunicativi che ne costituiscono il senso”: sono parole del semiologo francese Roland Barthes nel famoso libro Il sistema della moda. Non è un caso che spesso l’impoverimento del contenuto sartoriale venga bilanciato dall’enfasi e dalle suggestioni subliminali.
Michelangelo Castagnotto da studente ha fatto il commesso in un negozio di abbigliamento di lusso, esperienza di cui fa un resoconto spiritoso e affettuoso insieme (da qui il titolo, “Tesi di laurea facendo il commesso”) ed è stato conoscitore ed utilizzatore degli apparati retorici che creano il valore “moda”, di cui si nutre l’estetica del lusso. Passato poi a fare l’artista ha avuto modo di notare come la stessa arte contemporanea globalizzata , nelle sue forme più clamorose di omologazione, condivida con la moda la retorica dell’allusività e le allegorie del perbenismo.
“La moda è arte e l’arte collabora con la moda” recitava lo slogan di una mostra tenutasi a Brescia alcuni anni fa, che suggeriva un legame di parentela stretta tra Versace e l’arte. È difficile che siano i mass media a rendersi la briga di dire che Versace l’arte non sono parenti così stretti, al massimo parenti d’acquisto.
Il Cento Studi Calamandrei di Jesi con questa nuova produzione interpreta bene la propria potenzialità culturale ribaltando una posizione geograficamente periferica in un punto di osservazione divergente, da cui è possibile vedere ciò da cui le TV commerciali e le riviste patinate distolgono volentieri lo sguardo, preferendo un linguaggio che non serve a vedere neanche dove sta quella novità di cui il commercio e l’industria del lusso anno un dannato bisogno. Michelangelo Castagnotto sintetizza bene il concetto di innovazione dicendo che chi crea la moda non può limitarsi ad essere alla moda.
Michelangelo Castagnotto (Torino 1979) ha fatto il commesso in un negozio di abbigliamento di lusso tra il 2005 e il 2010 e nello stesso periodo ha collaborato con la rivista di arte e cultura Zeta News (oggi Zeta) dell’editore Campanotto di Udine con composizioni poetiche sul tema dell’estetica. I primi tre quadri che ha fatto, insieme ad un rotolo di pittura, sono stati esposti al Castello di Rivara nel 2009, in una sua personale curata da Franz Paludetto, gallerista storico di Torino. Nel 2010, Michelangelo Castagnotto è entrato a far parte della galleria Gagliardi Art System, che lo assiste nella produzione delle sue macchine rituali. Secondo la definizione di un collezionista, queste macchine “non sono quello che sembrano”. Nel 2013 ha visto la luce il prototipo a motore “Elettroforma”, progettato per uno sviluppo industriale sul genere di un elettrodomestico, il cui utilizzo è di cambiare la forma mentis delle famiglie.
http://www.michelangelocastagnotto.com/