L’Oltre. In Formule e Gradi, Esposizione Contemporanea con Benedetto Bonaffini, Raffaella Dal Toso, Romina Di Forti, Flavio Fassio, Cecilia Gattullo, Alesssandra Nunziante, Ester Pairona, Piera Romeo inaugura sabato 15 aprile 2017, dalle 19.30 presso Il Circolo Virtuoso in via San Secondo, 66 a Torino. Fino al 29 aprile, dal martedì al sabato 16.30-19.00. Presentiamo qui alcuni stralci di testi teorici legati alle opere in mostra
Oltre la Parola
Il racconto è l’unico modo per testimoniare il buio, per descrivere il silenzio. Parliamo a voce alta per colmare le mancanze. Durante il sonno, inoltre, i sogni ci narrano altri vuoti da riempire. Mischiare i due piani è impossibile, perché dovremmo salire troppe scale. Lande aeree, regioni divise, spazi disciolti sono frapposti tra noi e la vita: qui dormono le parole.
Oltre il Confine
Nell’esperienza della contraddizione, il tempo si fa macchia illogica, accumulo di informazioni. Allo stesso modo, un dislocamento difficilmente tracciabile può rappresentare le dinamiche di appropriazione e dispersione di una problematica e disordinata produzione di significati.
Lo spazio si compone teatralmente, ridotto a simulazione di un non-luogo rivisitato: limite consunto, valvola di sfogo, più che situazione di stallo. L’esausto sfiato della parola incarnata giunge ai sensi di un altrettanto spossato visitatore: il pubblico, con il suo fardello di preclusioni o con il suo carico di speranze. Monconi, uncini e tronchi di un corpo nomade preparano la zona di una futura permanenza, di una sistemazione stanziale. Questo particolare territorio occupa il tragitto di un’invasione barbarica. Dalla spiaggia di attracco clandestino – infestata da inesorabili presagi mortiferi – ai locali di stoccaggio, la traccia grammaticale delle migrazioni si condensa in ieratiche figure scultoree, in effigi sinuose e misteriose. Allacciata agli avvenimenti testimoniati dalla storia e dall’attualità, la tragedia rilascia un alone universale, distaccato, che evapora, fluttua e, finalmente, condensa. Questi risultati coincidono con gli esiti archetipici del viaggio: gli ostacoli del percorso, la preghiera, la sublimazione poetica, il passaggio denso del tempo, l’enigma di un orizzonte sconosciuto, l’abbraccio sensuale della conquista, la contaminazione e l’epidemia, le sbarre della prigionia…
Oltre il Senso
L’orizzonte potrebbe essere indagato come se fosse la carta di una pagina: un futuro da colmare, lo spazio di un’eco, un cielo da conquistare. Ciò che vediamo, purtroppo, è soltanto lo strato iniziale, nella sbiadita stabilità di un quadro. Occorre percorrere il cammino, per percepirne tutte le profondità: affrontare il viaggio e terminarlo. L’occhio è, in contrapposizione, una nube in prospettiva, uno sciame di nostalgia: riflessi dell’ambiente circostante dispensano i personaggi in scena da ogni responsabilità. Se non fosse così, l’isolamento sarebbe tempesta, perché la parola è relazione. E tradirsi significherebbe soltanto apporre un’immagine isolata e inautentica tra se stessi e il mondo, indirizzare il proprio speciale messaggio a tutti o a nessuno…
Oltre il Tempo
Interrogarsi sulla storia significa acquisire la consapevolezza dei continui mutamenti di significato dei segni, delle stratificazioni interpretative di metafore, simboli, miti. L’intervento del singolo è valore aggiunto e strumento conoscitivo all’interno di strutture archetipiche, riconosciute e condivise: sasso gettato nel lago dell’umanità. Alla luce di questi limiti, come immagini di modernariato in movimento tra Oriente e Occidente, i nostri messaggi, dinamici o secolarizzati, perdono lentamente il loro valore odierno per riconquistarsi una dignità. Del loro contenuto potrebbero restare, col passare del tempo, soltanto le tracce del verbo, il segno dell’urgenza e, infine, la testimonianza di una necessità.
Il nostro compito, nel presente, rimane, così, la rivelazione dell’inespresso: cercare risonanze dell’animo e, da queste, ricreare sensazioni. Affidare questi esercizi ad una libera arte di rappresentazione, che riesca a fondere astrattismo e figurazione, equivale a comporre una musica: escogitare fluide armonie laddove ristagnavano intricate suggestioni o pesanti cumuli di parole.