Nella seconda parte della sua intervista, Eugénie Paultre ci parla del rapporto tra poesia e social media e della gestualità della pittura in rapporto al mistero del colore. Canale Arte l’ha incontrata in occasione del workshop “Literary Social Media Content Creator” curato da Gianluigi Ricuperati al Castello di Rivoli nel dicembre 2019.
Ivan Fassio: Può una pratica di riavvicinamento tra poesia e arte contemporanea aiutarci a ridefinire il ruolo della scrittura non soltanto all’interno delle dinamiche di settore, ma nell’orizzonte più ampio delle relazioni sociali?
Eugénie Paultre: Per la poesia, occorre avere un’ispirazione: si tratta di un concetto misterioso che ci lega a quello che tutti noi potremmo chiamare la verità. E la poesia oggi ci può aiutare perché è estremamente sensibile agli elementi di urgenza. È l’emergenza che fa parte della nostra vita: risponde alla nostra situazione di immediatezza, che è anche richiesta interiore: se vogliamo, ci porta verso cambiamenti radicali.
I.F.: A partire da questa nuova esperienza laboratoriale, quali sono le esigenze più urgenti che possiamo riscontrare? Quali strutture ritornano nella scrittura per l’arte (eventuali necessità di teorizzazioni, pretese critiche, voli pindarici mimetici) e quali sono gli slanci insoliti e inediti?
Eugénie Paultre: La scrittura è una e necessita immediatezza e lucidità. Essere poeta è eminentemente ritrovarsi come un astronauta sulla terra, alla ricerca di risposte. Esiste una forte, indissolubile relazione, che continua sempre, con ciò che si scrive. A volte, può addirittura essere vissuta come una tortura. L’immediatezza poetica è ancora un’altra forma di immeditezza, superiore. Matisse diceva: “aspetto il lampo che arriverà”. Nello stesso senso, la lucidità non va intesa come un modo per esacerbare la realtà, ma come la possibilità di vedere la luce per la luce: la poesia è il miglior medium per vedere il tempo presente. I social media dovrebbero essere al servizio della potenza della poesia.
Per quanto riguarda la mia pittura, come espressione gestuale: la cosa che mi attira di più è il colore, perché è poesia pura. Il modo per scoprire il mistero del colore, anche in quanto questione filosofica di rapporto cromatico con le sensazioni. Come per la poesia, l’importante in pittura è la devozione.
I.F.: Negli ultimi tre decenni, la letteratura contemporanea è stata spesso percepita come “in ritardo” sul mondo dell’arte visiva. Quest’ultimo, più disinvolto, ha riassorbito idee, forme, le stesse strutture linguistiche, e le ha filtrate con coraggio, spontaneità, talvolta fagocitandole. Che cosa ci può essere d’aiuto, nell’analisi di questa parabola, per intervenire con autenticità sul ristabilimento di un equilibrio creativo? In altri termini, come può il fruitore tornare a vedere, imparare e narrare l’arte contemporanea attraverso un linguaggio “letterario”?
Eugénie Paultre: La poesia non merita di proporre: la peggior cosa qui è la banalizzazione. La poesia è un dialogo tra due persone o più, quando si è tentati di pensare che sia stata scritta apposta per noi. In questo senso, siamo tutti in ritardo. Penso sia un dovere per noi che la poesia resti marginale: è la sua forza e la sua libertà. Non appartiene al mondo degli affari. Io aspetto Arthur Rimbaud e penso che siamo ancora molto in ritardo rispetto a lui!
Eugénie Paultre vive e lavora a Parigi. La poesia e la pittura sono, per lei, l’antidoto per allontanarsi dalla razionalità della filosofia. La produzione di Eugénie Paultre è dominata da un’astrazione vibrante, composta da strisce verticali tangenti. Influenzata dall’arte di Vincent Van Gogh, Nicolas De Staël, Yves Klein, l’artista con la sua arte cerca di afferrare l’elemento spirituale e misterioso della vita. Pupilla dell’artista libanese Etel Adnan, Paultre lavora in piccolo formato; le sue opere sono icone, in cui la realtà è trasfigurata e non rappresentata.