Ha inaugurato al Museo di Arti Decorative Accorsi-Ometto la mostra TORINO ANNI ‘50. LA GRANDE STAGIONE DELL’INFORMALE.
L’esposizione, a cura di Francesco Poli, prosegue idealmente l’indagine sull’arte torinese, tema già al centro della programmazione del Museo, analizzando in particolare gli anni che vanno dal secondo dopoguerra fino agli inizi degli anni ’60.
Nel periodo subito successivo alla fine della seconda guerra mondiale Torino, insieme a Milano, Roma e Venezia, diventa uno dei centri propulsivi dell’arte contemporanea, affondando le proprie radici nella dinamicità delle ricerche artistiche e dell’attività espositiva di quel periodo. Un ruolo che trova piena conferma con l’inaugurazione nel 1959 della nuova sede della Galleria Civica d’Arte Moderna e che crescerà nei decenni successivi con l’apertura di molte gallerie particolarmente attive – tra cui Martano, Sperone, Stein, Persano, Tucci Russo –, del Castello di Rivoli. Un’onda lunga che in anni più recenti ha visto la nascita della fiera d’arte contemporanea Artissima e delle Fondazioni Sandretto Re Rebaudengo e Merz.
Il percorso espositivo è stato pensato dal curatore come un racconto, attraverso le opere, di quel periodo, grazie alla selezione di opere dei principali artisti attivi in area torinesee piemontese, la maggior parte di esse provenienti da collezioni private, in dialogo con un’ampia scelta dei lavori dei più noti artisti italiani e stranieri presenti nelle mostre delle gallerie private e nelle rassegne in spazi pubblici.
Una trentina i pittori e gli scultori di area torinese: Nino Aimone, Franco Assetto, Annibale Biglione, Mario Calandri, Romano Campagnoli, Francesco Casorati, Antonio Carena, Sandro Cherchi, Mauro Chessa, Mario Davico, Pinot Gallizio, Albino Galvano, Franco Garelli, Mario Giansone, Ezio Gribaudo, Gino Gorza, Mario Lattes, Paola Levi Montalcini, Piero Martina, Umberto Mastroianni, Mario Merz, Mattia Moreni, Adriano Parisot, Enrico Paulucci, Carol Rama, Rambaudi, Piero Ruggeri, Sergio Saroni, Filippo Scroppo, Piero Simondo, Giacomo Soffiantino, Luigi Spazzapan, Mario Surbone, Francesco Tabusso.
La selezione di artisti italiani e stranier comprende: Afro, Pierre Alechinsky, Karel Appel, Enrico Baj, Alberto Burri, Giuseppe Capogrossi, Gillo Dorfles, Jean Fautrier, Lucio Fontana, Sam Francis, Gruppo Gutai, Hans Hartung, Toshimitsu Imaï, Asger Jorn, Georges Mathieu, Ennio Morlotti, Shigeru Onishi, Jean Paul Riopelle, Emilio Scanavino, Pierre Soulages, Antoni Tapiés, Giulio Turcato, Emilio Vedova.In ambito architettonico, alcune delle più significative realizzazioni di quegli anni, come i progetti di Carlo Mollino e di Isola e Gabetti, la GAM, e le costruzioni di Italia’61, sono documentate attraverso alcuni filmati dell’epoca.
Come racconta il curatore Francesco Poli, il rinnovamento culturale e l’apertura internazionale di Torino negli anni ‘40/’50 sono stati segnati da rilevanti eventi espositivi che hanno segnato un deciso cambio di passo: “Arte francese d’oggi” (1947); “Arte italiana d’oggi. Premio Torino” del 1947, organizzato da Mastroianni, Moreni e Spazzapan al Palazzo Madama; la mostra dell’Art Club all’Unione Culturale del 1949 con 280 autori italiani e stranieri, tra cui anche quelli del MAC torinese; la serie di sette rassegne “Italia-Francia”, curate da Carluccio e altri critici alla Promotrice delle Belle Arti dal 1951 al 1961; “Arte Nuova. Esposizione internazionale di pittura e scultura” del 1959, curata da Michel Tapié, Luciano Pistoi e Angelo Dragone, al Circolo degli Artisti, che segna il momento culminante della stagione informale; “Incontro a Torino. Pittori d’America, d’Europa e del Giappone”, curata da Tapié nel 1962 alla Promotrice. Proprio nell’esposizione del 1959 al Circolo degli Artisti, insieme ai più famosi protagonisti dell’Action Painting e dell’Informale, tra cui Pollock, De Kooning, Kline, Tapiés, Fautrier, Wols, ilgruppo Gutai, Fontana, Burri, Vedova, sono presenti anche esponenti torinesi come Spazzapan, Rambaudi, Cherchi, Assetto, Garelli e Carena.
Straordinaria è poi l’avventura d’avanguardia del Laboratorio Sperimentale di Alba per una Bauhaus Immaginista (1955-57) e dell’Internazionale Situazionista (1957-60), fondato da Pinot Gallizio (in mostra con alcune significative opere) Piero Simondo e Asger Jorn. Sempre ad Alba nel 1956 si tiene il “I° Congresso degli artisti liberi”, a cui partecipa anche il filosofo, scrittore e cineasta francese Guy Debord, e viene organizzata una mostra al Politeama Corino con lavori di Jorn, Constant, Gallizio, Simondo, Rada, Kotik, Wolman, Garelli. Diverse le gallerie torinesi che hanno svolto un ruolo cruciale nel sostenere gli artisti emergenti o già affermati di questo periodo. Alla Bussola, diretta dal critico Luigi Carluccio, oltre a maestri delle avanguardie storiche come Klee, Kandinsky e Braque, espongono Umberto Mastroianni, Mattia Moreni, Luigi Spazzapan, Franco Garelli, e anche giovani artisti come Francesco Casorati, Mauro Chessa, Francesco Tabusso, Nino Aimone e in particolare Piero Ruggeri, Sergio Saroni e Giacomo Soffiantino che formano il gruppo di punta dell’Informale torinese, collegato inizialmente alla tendenza degli “Ultimi naturalisti” teorizzata dal critico Francesco Arcangeli. La Galleria Notizie, fondata nel 1957 da Luciano Pistoi e a cui collabora anche il critico Michel Tapié, organizza mostre di artisti internazionali, come Burri, Fontana, Wols, Sam Francis, Tobey, Mathieu, Jorn, Dubuffet, Fautrier, Shiraga, Tapiés e Twombly, e dall’altro di artisti torinesi come Antonio Carena, Piero Rambaudi, Pinot Gallizio, e Mario Merz. Infine l’I.C.A. R., l’International Center of Aesthetic Research, di Ada Minola, nato nel 1960 e diretto da Tapié. si concentra sulle tendenze informali europee, americane e giapponesi.
In contrapposizione al realismo figurativo e all’astrattismo di matrice geometrica, a partire dai primi anni ’50 anche a Torino artisti con precedenti esperienze postcubiste e giovani emergenti sviluppano delle ricerche informali improntate a una forte espressività soggettiva. I caratteri di fondo che accomunano la varietà di procedimenti pittorici e plastici con valenze informali sono l’accentuazione della vitalità pulsante della materia, liberata da ogni forma compositiva precostituita, e la tensione dei segni che nasce da un’azione gestuale veemente e emotivamente immediata. Tra gli scultori, Umberto Mastroianni arriva a elaborare in una materia più vissuta e corrosa le sue esplosive strutture astratte cubo-futuriste mentre Franco Garelli si libera da influenze picassiane creando configurazioni informali con assemblaggi in metallo saldato. Tra i pittori della vecchia generazione, di intensa suggestione materica primordiale e cosmica, sono i dipinti della svolta informale di Luigi Spazzapan, a cui si contrappongono le eleganti combinazioni cromatiche dei paesaggi di Enrico Paulucci, l’unico del gruppo dei Sei che sperimenta soluzioni vicine all’Informale.
Il gruppo di punta dell’Informale torinese è rappresentato dai giovani Piero Ruggeri, Sergio Saroni e Giacomo Soffiantino, che inizialmente inseriti da Francesco Arcangeli nella tendenza degli “Ultimi Naturalisti” hanno tangenze con la pittura di Morlotti e Moreni, sviluppando poi un linguaggio di gesto e materia più influenzato dall’espressionismo astratto americano. Con loro espone in qualche occasione anche Mario Merz, che realizza negli anni ’50 (prima della svolta poverista) tele di primaria matericità aformale, ma mai astratta, più vicine a quelle di Pinot Gallizio e Asger Jorn. Moreni partecipa alla Biennale veneziana con il Gruppo degli Otto, formato da artisti di assoluto rilievo tra cui Ennio Morlotti, Afro, Giulio Turcato e Emilio Vedova, ciascuno dei quali sviluppa poi un proprio originale linguaggio ben esemplificato dai dipinti in mostra, caratterizzati da differentideclinazioni informali, che vanno dal materismo naturalistico di Morlotti alle forme fluttuanti di Turcato, dalla violenta energia della pittura d’azione di Vedova alle espressive composizioni liberamente articolate di Afro. Ma i due artisti italiani più importanti e famosi a livello internazionale sono Alberto Burri e Lucio Fontana. Burri incomincia ad affermarsi a Roma con lavori realizzati con materiali extra-artistici, ma il suo successo internazionale nella prima metà degli anni’ 50 è dovuto soprattutto alle mostrenegli Stati Uniti, sostenuto in particolare dal direttore del Guggenheim Museum James Sweeney.
Anche il critico francese Michel Tapié (molto attivo a Torino) lo inserisce subito tra i principali esponenti informali dell’”art autre”. Qui in mostra è esposto uno dei suoi celebri “sacchi”, Sacco rosso e nero (1955). Teorizzatore e capofila del movimento dello Spazialismo (fondato nel dopoguerra) Lucio Fontana è l’artista che con le sue straordinarie sperimentazioni è andato al di là dei confini convenzionali della pittura e della scultura aprendo l’opera allo spazio reale anche con interventi ambientali. Sono qui esposte due sue opere di grande qualità: Concetto spaziale, forma (1957), una monumentale tela con astratte configurazioni bucate, e un magnificoConcetto spaziale (1960) in ceramica animato da un emblematico taglio. Un altro significativo protagonista dell’Informale torinese, con dipinti di rarefatta matericità, è Antonio Carena, che negli anni’60 prenderà una direzione pop. Valenze informali sono presenti anche nella ricerca di vari altri artisti tra cui Sandro Cherchi,Franco Assetto, Ezio Gribaudo, Piero Martina, e anche esponenti del MAC come Galvano.
PER INFO
TORINO ANNI ’50. LA GRANDE STAGIONE DELL’INFORMALE.
27 marzo – 1 settembre 2024