Il reportage si interroga sull’esistenza o meno di un “Fare Teatro” a Milano, diverso e unico rispetto alle altre città Italiane o del Mondo, considerando tutte le forme di rappresentazione (prosa, lirica, musical, musica classica e contemporanea, danza). A dare l’attacco alle diverse voci coinvolte, l’intervista a Filippo Del Corno, Assessore alla cultura del Comune di Milano.
Aperto il sipario, sul palcoscenico di questo Reportage andranno in scena i Direttori Artistici di alcuni Teatri milanesi, uno scambio di battute che proseguirà nelle interviste pubblicate nella sezione Teatro di Canale ARTE. Ciascuno di loro darà voce all’identità del proprio Teatro, regalandoci altri commenti interessanti sulle tendenze e su ciò che accade intorno al mondo del teatro milanese, ma soprattutto qualche anticipazione sulla stagione 2019/2020.
La “Via del Teatro” citata nel titolo di questo Reportage richiama un concetto che appartiene alla filosofia giapponese e taoista. Si applica all’arte della scrittura (Shodo: sho – scrittura; dō – via, percorso) e a numerose arti tradizionali.
Sono convinta che al “Fare Teatro” a Milano si possa associare l’universo di significati racchiusi nel carattere giapponese dō.
Dō “per contraddistinguere la pratica di un’arte, che richiede un impegno costante e che in diversi modi può assumere le caratteristiche di un percorso che conduce, tramite un perfezionamento tecnico, a un affinamento interiore dell’individuo.”
Dō è anche “il carattere che indica il dao (tao), la via, cioè il processo di mutamento e di divenire di tutte le cose su cui si basa la filosofia taoista” . (Associazione culturale Shodo)
Milano è la città laboriosa e innovativa dove il Teatro ha da una parte tanti “teatranti” del settore dello spettacolo che affinano le proprie tecniche, sperimentano, investono e dedicano l’intera vita al “fare Teatro”, dall’altra spettatori sensibili, preparati ed esigenti. Insieme cambiano ed elevano il sentire della città in un percorso di scambio reciproco.
Sia i “teatranti” che gli spettatori, attraverso il Teatro, hanno la possibilità di apprendere, non solo gli strumenti di un’arte, ma chiavi di lettura del mondo contemporaneo e del proprio mondo interiore. È un percorso che si fa insieme, dietro il sipario nella produzione di uno spettacolo o nella sala di un Teatro; ma anche singolarmente, nell’esercizio della propria arte o nella vita privata, portando a casa ciò che lo spettacolo teatrale ci ha lasciato.
La Via del Teatro a Milano
I “teatranti” e il Teatro
“Io credo si debba partire dal fatto che Milano ha avuto la grande opportunità di realizzare il primo Teatro Pubblico Italiano, ovvero Il Piccolo Teatro, che ha sovvertito in maniera radicale la relazione stessa tra Teatro e società civile. L’esperienza del Piccolo Teatro è stata, per le realtà teatrali nate dopo, un punto di riferimento più dialettico che polemico. Milano ha così realizzato, in assoluto anticipo sui tempi, l’idea che il teatro svolga un’importantissima funzione pubblica. E’ un servizio di cui la città deve poter godere, anche per la propria crescita e il proprio sviluppo sociale ed economico.
Un’altra caratteristica cruciale è il rapporto particolare che l’amministrazione comunale ha avuto con i Teatri che ha contribuito a creare e a sostenere nel corso del dopo guerra. È sempre stata molto rispettosa dell’indipendenza e dell’autonomia dei singoli Teatri dal punto di vista artistico e progettuale. Quindi, Milano è una città che è stata e continua ad essere straordinariamente fertile per quelle personalità del Teatro, che sanno che qui possono lavorare ed esprimersi in assoluta libertà.”
“Fortunatamente una delle differenze di Milano rispetto ad altre città è che ogni Direzione Artistica è molto forte. Ogni Teatro ha una sua linea poetica, editoriale e narrativa indipendente. Milano è il giardino più ricco d’Italia, questo contraddistingue la città rispetto ad altre.
La cosa più bella da riconoscere ai Teatri di Milano, invece, è la voglia e la possibilità di rischiare e questo mi piace molto. Si rischia di più perché i Teatri sono tantissimi come le proposte, ma d’altra parte c’è un amplissimo ventaglio di possibilità e Milano è la città dove poter osare anche con linguaggi innovativi. E poi abbiamo il riferimento di una realtà come Il Piccolo, insieme all’Elfo Puccini ed al Franco Parenti, che dà la spinta agli altri portando a Milano la drammaturgia internazionale, francese, inglese e tedesca.”
“Milano, rispetto alle altre città, ha sempre sperimentato per quanto riguarda la musica contemporanea. Ha saputo offrire tantissimo, spesso con proposte di altissima qualità. Nella musica a Milano transitano i più grandi artisti a 360 gradi, dai solisti ai direttori più importanti del panorama internazionale. Quindi, sicuramente, e lo dico con orgoglio, dal mio punto di vista Milano è una città all’avanguardia nel panorama musicale, ma oserei dire anche nel Teatro.”
“Milano è nel panorama italiano un unicum in realtà. Grazie a una pluralità di voci (Teatri e produzioni), si è creato un tessuto diversificato, ma che si muove unito nel discutere con le istituzioni, penso a Invito a Teatro, cercando di fare rete costantemente. E’ una prerogativa di Milano rispetto a Roma. E’ il motivo per cui tantissimi colleghi, attori o registi cercano di ritornare a Milano.
I direttori, noi compresi, vanno spessissimo a vedere gli spettacoli di altri Teatri e a volte si scambiano gli spettacoli nelle reciproche sale. Si dialoga con tutti e con alcuni si stringono ulteriori forme di relazione. Un altro aspetto che contraddistingue la città è che adesso, sui palcoscenici milanesi, possiamo goderci testi di drammaturghi italiani, prima cosa molto rara. Addirittura un drammaturgo italiano, Stefano Massini, è alla consulenza artistica di un Teatro importante come Il Piccolo.”
“Sono tornato a Milano dopo decenni che stavo a Roma. La città ha fatto passi da gigante, nel senso che si è organizzata sia artisticamente che praticamente. Ci sono tante voci, tutte molto interessanti, che raccontano la città e il mondo in modo diverso. La molteplicità è la caratteristica di Milano, ma questa è una ricchezza che va coltivata come la concorrenza che nasce da questa diversità. Non è facile fare Teatro a Milano. Si deve reggere la concorrenza artistica ed organizzativa di gente che sa fare il suo mestiere”.
“Fare teatro oggi a Milano? Una battaglia. Milano è una città teatrale ricca di voci e di sguardi in cui si concentra il maggior numero di compagnie, di rappresentazioni, di spettatori e di teatri. Un dato sicuramente significativo è il fatto che uno spettatore può scegliere oggi mediamente fra circa 50 spazi teatrali, spazio più spazio meno… La presenza di grandi organismi come Il Piccolo Teatro e le “multisale” Parenti ed Elfo Puccini catalizza l’offerta di spettacolo e in un certo senso costringe ad impiegare un surplus di energia nella qualità delle programmazioni e nell’efficacia della promozione.”
“Sicuramente Milano è la città più attrezzata come numero di Teatri che fanno una programmazione continuativa. Mi sembra che sia singolare, forse è l’unica città in Italia. Volendo citare altri luoghi in cui si fa teatro, Roma forse è superiore, ma lì si sta costruendo un progetto nuovo e c’è l’emozione di quando si parte per ricostruire. Cosa differenzia Milano da Roma? Forse un’organizzazione più compiuta, nel senso che le Istituzioni – il Comune, molto meno la Regione, il Ministero a livello Nazionale, ma fondamentalmente il Comune – hanno favorito attraverso le convenzioni una presenza di maggiori realtà con stili diversi.”
“Alcune delle differenze che esistono tra i Teatri milanesi sono dovute al fatto che non tutti ricevono dei finanziamenti. Ci sono Teatri finanziati in modo importante, e secondo me poco giustificato, per la loro programmazione. Questo permette loro di azzardare e fare spettacoli sperimentali.
Il Teatro Nuovo, uno dei Teatri storici di Milano, si autofinanzia e deve perciò guardare molto all’aspetto commerciale, producendo spettacoli propri. Si è purtroppo costretti a guardare l’andamento della vendita dei biglietti. I gusti del pubblico dettano la programmazione artistica del Teatro, che deve essere comunque di qualità.”
Il pubblico… visto dai “teatranti”
“Il pubblico teatrale milanese è estremamente appassionato, competente e soprattutto “nomade”. Percepisce l’offerta teatrale milanese come un arcipelago fatto di diverse realtà e ama andare da un teatro all’altro, sempre alla ricerca di stimoli nuovi.
Il pubblico di Milano non solo è numericamente molto significativo, ma vanta anche una fortissima presenza di giovani, soprattutto negli ultimi anni. Questo perché abbiamo sviluppato programmi specifici per stimolare l’attenzione del pubblico giovane alla proposta teatrale milanese, penso su tutti al progetto Una poltrona per te. Progetto che abbiamo realizzato per diversi anni in collaborazione con Camera di Commercio e che adesso è confluito in Invito a Teatro.”
Filippo Del Corno, Assessore alla cultura del Comune di Milano.
“Il sensibile spostamento del pubblico verso l’intrattenimento è sicuramente una sfida, per chi non pratica il teatro come puro svago, a mettere in campo visioni capaci di interpretare e fotografare il tempo presente. In che direzione stiamo andando? Difficile dare una risposta. Sicuramente un teatro che vive nel proprio tempo non può che fare i conti con i mutamenti portati dall’era digitale e sul rischio che corre di essere sempre più percepito come una espressione minoritaria, di una élite particolarmente acculturata, oscillando tra modelli anacronistici e espressioni di difficile fruizione. Quindi fare teatro è sempre più difficile e porta con sé domande complesse come “a chi parliamo?”, “ha un rilievo il nostro parlare per chi ci ascolta?” E perché oggi i personaggi che nascono a teatro non sono più portatori di un’identità forte, non si fissano più nell’immaginario collettivo, come avviene ad esempio per le fiction e per il cinema, di cui però il teatro non può diventare “parassita”? Come ricreare la sorpresa? Oggi che più nulla pare sorprenderci.”
Rossella Lepore, Direzione artistica Teatro Fontana
“Lo scambio nella relazione deve essere bilaterale: da una parte i Teatri che propongono, dall’altra un pubblico ricettivo. Fortunatamente a Milano c’è un pubblico molto esigente, curioso e intelligente. Non si accontenta facilmente e quindi anche i teatranti, le Direzioni dei Teatri, devono proporre un Teatro che non sia semplicemente consensuale e facile.
Il pubblico di Milano ormai ha un senso di migrazione dettato dall’ampia offerta e anche dalla formula fortunata dell’abbonamento a tante sale, Invito a Teatro. E’ stato un modo per arricchire tutti i Teatri. Il pubblico si è fatto un palato un po’ più fine.”
Corrado Accordino, Teatro Libero
“Fare rete con gli altri Teatri milanesi significa dare al pubblico la possibilità di scegliere. La cosa importante è che la gente vada a Teatro e si trovi immersa in questo rito laico dove, nella stessa sala, si condividono dei pensieri. Riguardo all’abbonamento trasversale ai teatri, Invito a Teatro, c’è un trend molto interessante. Sino a dieci anni fa i tre/quarti delle proposte erano grandi classici come Pirandello, Moliere, Shakespeare. Oggi il trend si è invertito. La Drammaturgia Contemporanea ha assunto una maggiore importanza e non è più relegata in una piccola sezione della programmazione teatrale di Invito a Teatro e in generale. Questa tendenza racconta molto anche di come i Teatri si contaminino tra di loro guardandosi, osservandosi, innescando quella competizione sana che cerca di rilanciare in alto il settore. Teatri che si stanno interrogando e cercano linguaggi che possano parlare il più possibile al pubblico di oggi. Il che non significa abbassare il livello, ma cercare ogni volta di essere il più possibile aderenti alle problematiche e alle domande che si percepiscono, come un movimento tellurico, sotto la pelle della società.”
Tommaso Amadio, Teatro Filodrammatici
“Quello che però ha modificato sostanzialmente il fare Teatro a Milano è la multisala: il Piccolo Teatro, l’Elfo Puccini, il Franco Parenti e altri Teatri minori. Sicuramente offrire un prodotto che va bene per tutti i gusti amplia molto le possibilità di coinvolgere e interessare un potenziale pubblico. Da un certo punto di vista mi viene da dire bene, dall’altro forse le specificità di ogni realtà teatrale si perdono un pochino. Mi sembrerebbe pericoloso se fosse il pubblico, così indifferenziato, a decidere quello che dovrebbe essere poi rappresentato. Ovviamente ci sono sempre più Teatri attenti a soddisfare quello che secondo loro il pubblico vuole. E non è colpa del pubblico se i Direttori dei Teatri propongono delle cose più o meno interessanti. Penso che la ricerca forsennata di spunti attraverso i social, un modo secondo me molto pericoloso, rischi di trasformare in esigenza di fare quello che è il bisogno di una sola persona o di chi svolge questo lavoro in modo artigianale. Il fare Teatro è la collaborazione di più mondi e professioni, che coinvolgono scena, costumi, suoni, musiche, immagini, è un lavoro di gruppo tutto orchestrato dal regista.”
Mino Bertoldo, Teatro Out Off
Il reportage “La via del Teatro a Milano” non finisce qui, segui la sezione Teatro di Canale ARTE in cui verranno pubblicate le interviste all’Assessore Filippo Del Corno e ai Direttori artistici dei principali teatri milanesi.
Le interviste
Filippo Del Corno, Assessore alla cultura del Comune di Milano >>
Fioravante Cozzaglio, Teatro Carcano >>
Rossella Lepore, Teatro Fontana >>
Mino Bertoldo, Teatro Out Off >>
Tommaso Amadio, Teatro Filodrammatici >>
Corrado Accordino, Teatro Libero >>
Maestro Maurizio Salerno, I pomeriggi Musicali Teatro dal Verme
Lorenzo Vitali, Teatro Nuovo