Ha inaugurato la prima retrospettiva in Italia dedicata a Max Ernst (1891-1976): 400 opere del grande maestro in mostra a Palazzo Reale a Milano sino a Febbraio 2023.
La mostra, promossa e prodotta da Comune di Milano-Cultura e da Palazzo Reale con Electa, in collaborazione con Madeinart, è curata da Martina Mazzotta e Jürgen Pech. Sono oltre 400 le opere tra dipinti, sculture, disegni, collages, fotografie, inclusi rari gioielli e libri illustrati provenienti da musei, fondazioni e collezioni private, in Italia e all’estero. Il catalogo è edito da Electa.
L’esposizione offre al visitatore un viaggio appassionato e illuminante nelle diverse espressioni artistiche di uno dei più talentuosi artisti nel Novecento che, nonostante la sua centralità nella storia dell’arte del XX secolo, in Italia è stato rappresentato raramente, cosi come ricorda nell’introduzione in catalogo il direttore di Palazzo Reale Domenico Piraina: “Nelle sale di Palazzo Reale, negli stessi spazi che abbiamo tre anni fa dedicato a de Chirico, riconosciuto da Ernst tra i suoi massimi ispiratori, viene squadernato l’immenso inventario iconografico dell’artista, uno strabordante vaso di Pandora, una irripetibile, magica, estraniante, colta, stimolante Wunderkammer novecentesca, di cui questo catalogo riflette la ricchezza: erbari, insetti, chimere, disegni anatomici, storie naturali, foreste di pietra, animali, fiumi antropomorfi e forme zoomorfe, mappe stellari, geometrie, uccelli, oltre ad autentici capolavori che resteranno per sempre nella storia dell’arte come l’Antipapa, Il bacio, Sogno e rivoluzione, La città intera, L’angelo del focolare, Oedipus rex, Pietà e La rivoluzione la notte e molti altri ancora […].
Un progetto molto ambizioso, dunque, reso possibile dalla generosa disponibilità al prestito delle opere da parte di prestigiosi istituti museali europei e italiani (Centre Pompidou di Parigi, la Tate di Londra, il Thyssen-Bornemiza di Madrid, la Fondazione Bayeler di Basilea, il Kunstmuseum di Bonn, il Musèe Cantini di Marsiglia, Nationalgalerie di Berlino, la Collezione Peggy Guggenheim e Ca’ Pesaro di Venezia, la Galleria d’Arte Moderna di Torino, i Musei Vaticani…) e di tanti collezionisti privati […]
Il lungo lavoro di studio e d’indagine compiuto dai curatori ha permesso di includere tra i prestiti, che vantano la presenza di un’ottantina di dipinti, anche opere e documenti che non venivano esposti al pubblico da parecchi decenni. L’immensa vastità di temi e sperimentazioni dell’opera di Ernst si spalma su settant’anni di storia del XX secolo, tra Europa e Stati Uniti, sfuggendo costantemente a una qualsivoglia definizione. Pictor doctus, profondo conoscitore e visionario interprete della storia dell’arte, della filosofia, della scienza e dell’alchimia, Max Ernst viene presentato in questo contesto quale umanista in senso neorinascimentale.
Al piano nobile di Palazzo Reale si snoda un corposo e avvincente itinerario che ripercorre l’avventurosa parabola creativa dell’artista, segnata dai grandi avvenimenti storici del XX secolo e costellata di amori e amicizie illustri. Il percorso narra le vicende biografiche di Ernst raggruppandole in 4 grandi periodi, a loro volta suddivisi in 9 sale tematiche che dischiudono approcci interdisciplinari alla sua arte. Un’ampia, ideale biblioteca, quella dell’artista, fatta di libri illustrati, manuali per lo studio, fotografie, oggetti e documenti, si snoda attraverso tutto il percorso della mostra, invitando i visitatori ad attivarsi in giochi di rimandi e corrispondenze tra le fonti d’ispirazione e le opere stesse.
All’ingresso delle sale espositive il pubblico viene subito invitato a cimentarsi con un capolavoro che compie quest’anno un secolo, Oedipus Rex (1922). Le prime due sale, intitolate 1. La rivoluzione copernicana; 2. All’interno della visione, accompagnano la prima parte della biografia di Ernst, Germania: 1891-1921. Vi si narrano gli anni dell’infanzia e della formazione in Germania, fonti di memoria e ispirazione per tutta la vita dell’artista; la Grande Guerra, combattuta in prima persona ed equiparata a un periodo di morte; la risurrezione, il ritorno alla vita, il matrimonio e la nascita dell’unico figlio Jimmy, l’avvento rivoluzionario di Dada e l’invenzione del collage, la prima mostra in Francia e il proto-surrealismo. La seconda parte della biografia – Francia, 1922-1940 – accompagna le due sale successive. Molto interessante la ricostruzione di una stanza della casa di Eaubonne, integrata con frammenti originali degli affreschi eseguiti dall’artista, in cui Ernst visse il ménage a trois con Gala e Paul Éluard. Il ruolo centrale dell’amore, dell’amicizia e dell’erotismo nelle sue scelte e nella sua poetica diventa quindi protagonista della sala 4. Eros e metamorfosi. Tra le opere presenti nelle prime 4 sale: Crocifisso (1914), Fiat Modes Pereat Ars (1919), I Cormorani (1920), Les Malheurs des Immortels (1922, nell’unica edizione acquarellata) e il celebre dipinto Gli uomini non ne sapranno nulla (1927).
La mostra prosegue raccontando gli anni trascorsi da Ernst a Parigi e in Francia, l’affermarsi del Surrealismo, il secondo matrimonio con Marie-Berte e poi l’amore con Leonora Carrington tragicamente interrotto dallo scoppio della seconda guerra mondiale, le amicizie profonde, gli scambi e le collaborazioni con tanti protagonisti delle avanguardie, i viaggi e le sperimentazioni, l’avvento della Seconda Guerra, la prigionia da “artista degenerato” ricercato dai nazisti. L’esilio negli Stati Uniti, organizzato grazie al supporto del figlio Jimmy e soprattutto di Peggy Guggenheim, che l’artista sposerà per un breve periodo, introduce alla parte della biografia America, 1941-1952. L’inserimento nella scena internazionale di New York, il grande amore e poi il matrimonio con Dorothea Tanning, il trasferimento a Sedona, in Arizona, nella casa costruita e decorata dagli artisti, introducono alle successive sale: 5. I quattro elementi (foreste/terra, uccelli/aria, mare/acqua, orde/fuoco), 6. Natura e visione, 7. Il piacere di creare forme (Gestaltungslust) – il piacere dell’occhio (Augenlust). Qui emerge in particolare il ruolo che la natura e il paesaggio ricoprono nell’invenzione di tecniche (frottage, grattage, decalcomania e dripping), nella creazione di filoni del fantastico e del meraviglioso che investono anche la scultura e l’oreficeria (si vedano gli splendidi medaglioni in oro realizzati nell’atelier dell’orafo François Hugo), riflettendo una costante tensione dialettica tra parola e immagine, tra spirito e materia. Tra le opere presenti in queste sezioni, si segnalano Histoire Naturelle (1925), Monumento agli uccelli (1927), La foresta (1927-28), Uccello-testa (1934-35), Un orecchio prestato (1935), La città intera (1936-37), Un tessuto di menzogne (1959) e il celebre La festa a Seillans (1964).
Il ritorno in Europa, 1953-1976, prosegue con la sala numero 8., intitolata Memoria e Meraviglia, che raccoglie opere dei diversi decenni e illustra come la storia della cultura, il ritorno dell’antico diventino fonti d’ispirazione e oggetto dell’arte meravigliosa di Ernst: un’arte che intrattiene con il passato e la memoria un rapporto intimo e consapevole. Tra le opere presentate: Pietà o La rivoluzione la notte (1923), L’antipapa (ca.1941), L’angelo del focolare (1937), Sogno e rivoluzione (1945-’46), Progetto per un monumento a Leonardo da Vinci (1957), Tra le strade di Atene (1960), Hölderlin, Poemi (1961), Il Romanticismo (1964), Ritratto di un antenato (1974).
Un gran finale, con lo sguardo rivolto alle stelle, è rappresentato dalla sala 9. intitolata Cosmo e crittografie. Negli anni che precedono lo sbarco dell’uomo sulla Luna, arte e scienza dialogano nelle opere di Ernst, dischiudendo sguardi inediti sul cosmo e coinvolgendo l’astronomia come l’antropologia, la fisica come la patafisica. Opere, libri e cinema introducono alle straordinarie scritture segrete dell’artista, a quelle crittografie che si spingono oltre ai linguaggi codificati e si rivolgono a coloro che sono capaci di svelare i misteri del cosmo. Tra le opere esposte: Il mondo dei naives (1965), Il mondo dei confusi. Rifiuto assoluto di vivere come un tachiste (1965), Maximiliana o l’esercizio illegale dell’astronomia (1964).
PER INFO
Palazzo Reale, Milano