Stupid Furniture è il titolo della prima mostra personale in Italia dell’artista portoghese Joana Vasconcelos, sino al 29 luglio da Mimmo Scogliamiglio a Milano.
Per Stupid Furniture, la prima personale in Italia dell’artista portoghese Joana Vasconcelos a cura di Demetrio Paparoni, l’artista ha concepito undici opere, alcune delle quali sviluppate e nominate appositamente per la mostra di Milano. I titoli sono ispirati all’immaginario legato alla cultura e alla tradizione italiana, come Capricciosa, Lollobrigida o Torta della Nonna, che rimandano a forme sinuose e atmosfere casalinghe.
L’idea del progetto è nata durante la quarantena causata dall’emergenza sanitaria, durante la quale l’artista portoghese si è vista costretta a chiudere il suo studio per la prima volta in 25 anni, interrompendo contemporaneamente anche gli spostamenti per inaugurazioni e mostre; questa sosta forzata ha indotto l’artista a riflettere su stessa, a riprendere a disegnare, a osservare il proprio ambiente domestico con occhi diversi. Non appena i mercatini dell’usato hanno riaperto, l’artista si è ritrovata a comprare pezzi d’arredamento del tutto particolari: scarti dei negozi di modernariato, senza una particolare storia né pregio, sui quali intervenire e che costituiscono il nucleo della mostra. A questi l’artista ha aggiunto la credenza della bisnonna da lei stessa ridipinta: l’artista ha ereditato questo mobile di legno e vetro al quale è particolarmente affezionata per i ricordi legati alla vita familiare. Su di essi l’artista ha inserito forme tessili colorate e tentacolari in strutture di legno e vetro, aggiungendo un tocco di esuberanza formale che crea evoca immediatamente il mondo dell’assurdo e del surreale, restituendo allo spettatore nuove opere dallo spiccato carattere organico e multidimensionale. Con l’intervento creativo sui mobili l’artista prosegue dunque il processo creativo di decontestualizzazione degli oggetti domestici, per la quale è conosciuta nel panorama artistico contemporaneo, stabilendo un dialogo tra spazio pubblico e spazi d’arte e offrendo nuove prospettive di lettura sul conosciuto e sul percepito.
In questa mostra rimane intatta in Vascocelos la capacità di restituirci un lessico fortemente riconducibile alla sua cifra stilistica, grazie a opere che – pur ricche di riferimenti alla nostra realtà – non sono classificabili in nessuna categoria: mondo animale, artigianato, arte tessile, ecologia del riutilizzo… sono molte le dimensioni concettuali a cui si pensa, eppure il risultato appare sempre straniante, come proveniente da un altro universo, opere aliene apparentemente gioiose ma inquietanti, eppure partorite dalla nostra cultura a cui l’artista attinge con intelligente disinvoltura e ironia. Emergono chiavi di letture sottili e insinuanti come i morbidi tentacoli che erompono dai mobili: critica alla società dei consumi, attenzione al ruolo della donna (con il totem verticale Acconciatura, sovrastato da un casco da parrucchiere) recupero e rivalutazione delle tradizioni e delle pratiche artigianali nel contesto dell’arte contemporanea, tema di cui l’artista è portavoce da sempre con filologica attenzione alle diverse tradizioni a cui fa riferimento.
Come spiega Demetrio Paparoni nel testo in catalogo: […] Nelle sue Stupid Furniture, come nelle grandi installazioni monumentali, a prevalere è l’ironia sulla visione che la società ha delle donne, che attribuisce loro un ruolo domestico e propone modelli estetici e comportamentali cui dovrebbe conformarsi. Queste opere pongono l’accento sui valori umani, rimarcano la capacità delle donne di esercitare un potere benefico che si irradia ovunque, come avviene nei rami che si innanzano verso il cielo o nelle radici che penetrano nella terra. Emblematico in tal senso è l’aver dato a un suo lavoro il titolo Caldi abbracci. Che mette in evidenza in evidenza l’importanza che la sfera intima assume nella vita dell’essere umano. Siamo dunque dinanzi a un’arte politica che manifesta un’alta responsabilità sociale.
Cosa hanno custodito questi mobili dismessi? Già essi stessi sono ricordi. Sono stati importanti per qualcuno, hanno contenuto piatti e bicchieri utilizzati per generazioni, stoviglie che sono state parte dei rituali della vita di un nucleo familiare. È come se l’energia racchiusa in tutte queste cose avesse preso corpo grazie alle sculture di Vasconcelos, propagandosi con i suoi tentacoli o le sue radici nel mondo esterno. Queste strane creature possono così lanciarsi nel mondo portando con sé la memoria di tutto ciò di cui si sono nutrite. Sono sculture che non rinunciano mai al loro potere benefico. Si pensi alle installazioni incentrate sulla narrazione delle Valchirie, personaggi femminili della mitologia norrena che volavano sopra i campi di battaglia e riportavano in vita i cavalieri morti per condurli al Valhalla o al Fóllkvangr. Le Valchirie di Vasconcelos sembra che da un momento all’altro inizieranno a muoversi nello spazio, lente e sinuose. Una volta installate sembrano così leggere da levitare nello spazio come solo le creature della mitologia possono fare. Non avviene altrettanto osservando queste nuove sculture, che lasciano subito percepire che il loro baricentro è ben stabile: Lollobrigida, un tavolino a tre piedi che sembra indossare uno dei vistosi abiti di scena della nota attrice italiana, ricco di ornamenti civettuoli, con un cappellino di piume e perline a incoronare la parte superiore, è ben piantato sul pavimento. Altre sculture di questo ciclo sono invece ancorate al muro, come Happy Hour, che nasce da una mensolina da parete con due cassetti […]
Se proprio si vuol inserire il lavoro di Joana Vasconcelos in una tradizione, bisogna guardare allo stile manuelino, al tardo gotico e alle varie forme barocco portoghese caratterizzato dalla tecnica del legno intagliato e successivamente dorato. Di questi stili il suo lavoro è una rielaborazione postmoderna che abbraccia e rielabora temi e dinamiche della storia dell’arte, rileggendoli in una prospettiva che integra le pratiche artigianali. Nel suo elaborato artistico queste pratiche divengono sculture che esprimono con linguaggio originale un gusto postmoderno dettato dall’incontro più riuscito tra espressioni delle pratiche artigianali e ricerca artistica.
Nata nel 1971, Joana Vasconcelos è un’artista visiva conosciuta per le sue sculture monumentali, la cui pratica si estende dal video fino al tessile. Riadattando il concetto di artigianato in chiave contemporanea, incorpora oggetti quotidiani con ironia e umorismo, mettendo in discussione la condizione femminile, la società dei consumi e l’identità collettiva. Vasconcelos ha raggiunto il successo internazionale con la partecipazione alla prima edizione curata da donne della Biennale di Venezia con l’installazione The Bride nel 2005, seguita da Trafaria Praia, il primo padiglione galleggiante della Biennale con il quale ha rappresentato il Portogallo nel 2013. Nel 2012 è stata l’artista più giovane e unica donna ad esporre alla Reggia di Versailles e nel 2018 è diventata la prima portoghese a esporre al Guggenheim di Bilbao con una grande retrospettiva, tra le più visitate di sempre del museo. Recentemente è stata la prima artista contemporanea ad essere invitata dal museo archeologico Paolo Orsi di Siracusa, per il quale ha realizzato una scultura monumentale in dialogo con un idolo proveniente dal Museo d’Arte Cicladica di Atene. Sempre nel 2022, ha partecipato alla mostra collettiva Interaction Napoli, curata da Demetrio Paparoni, con un’opera site-specific installata all’interno di un antico chiostro per la Fondazione Made in Cloister a Napoli.
PER INFO
Joana Vasconcelos. Stupid Furniture
Mimmo Scogliamiglio Artecontemporanea Milano