Sarà visibile sino al 29 LUGLIO al MEF la personale di Duane Michals, a cura di Enrica Viganò e organizzata in collaborazione con la Fundacion Mapfre di Madrid: una mostra di per sé preziosa, poiché è la più vasta retrospettiva presentata in Italia dedicata al grande maestro americano, che ha rinnovato il linguaggio fotografico con originalità e uno spiccato senso narrativo, alterando in parte le regole e inventando un nuovo genere.
Nello stesso periodo presso il Mef Outside in via Juvarra è allestita la mostra dedicata ad un grande maestro italiano del secondo dopoguerra, “Paolo Monti. Fotografie 1935-1982”, a cura di Pierangelo Cavanna e Silvia Paoli, realizzata da MEF-Museo Ettore Fico in collaborazione con il Comune di Milano e il Civico Archivio Fotografico. Le due mostre si inseriscono nell’ambito di “Fo.To – Fotografi a Torino”, un’iniziativa ideata e organizzata dal MEF che ha richiesto la preparazione di più di un anno di lavoro e che prevede l’apertura in contemporanea di circa cento mostre di fotografia in tutta la città, coinvolgendo istituzioni culturali, pubbliche e private, nell’ottica di offrire una visuale quanto più variegata e creativa dello stato dell’arte della fotografia oggi, e del suo rapporto con l’uomo contemporaneo. Questo alla luce anche delle nuove possibilità tecniche che rendono la fotografia un gesto quotidiano, alla portata di tutto grazie ad un semplice smartphone. Una rassegna che, nelle parole del direttore Andrea Busto, vuole essere una piattaforma in continuo divenire, aperta spunti e proposte, un numero zero che possa diventare per la città di Torino un appuntamento annuale di approfondimento e ricerca su un medium così nodale.
La mostra di Michal è realizzata secondo un percorso espositivo suddiviso in sezioni che mostrano le diverse modalità espressive gradualmente inventate, e contestualmente le diverse serie realizzate su argomenti specifici, soggetti, tematiche. Come racconta la curatrice Enrica Viganò, Michals, nato in Pennsylvania nel 1932, ha iniziato a fotografare nel 1958 con una macchina fotografica presa in prestito: aveva 26 anni ed era il suo primo viaggio fuori dagli Stati Uniti, una vera e propria avventura per un giovane americano che entrava in Russia durante la guerra fredda. Foto fondamentali per lui, che raccontava: “quelle fotografie hanno cambiato la mia vita, perché intuì che quello era il mezzo attraverso il quale avrei potuto esprimere al meglio se stesso.” Tornato in America lascia il suo lavoro di grafico e inizia a collaborare come fotografo freelance per riviste come «Esquire», «Mademoiselle» e «Vogue». Parallelamente ottiene la prima mostra personale alla Underground Gallery di New York nel 1963, dove espone proprio le fotografie scattate in Russia.
I ritratti di personalità realizzati come committenza (e celebre è la copertina dell’album Sinchronicity dei Police) hanno permesso economicamente di poter svolgere un percorso parallelo e autonomo, dove coltivare una ricerca personale, fatta di sperimentazioni e totale assenza di regole che lo hanno portato lontano dai limiti imposti dal mezzo fotografico. Nel 1966 introduce la tecnica della sequenza, forse la soluzione formale che ha dato fama internazionale a Michals. Grazie ad essa riesce a superare i limiti dell’immagine individuale: “Quando ho iniziato a fare sequenze, non era perché pensavo fosse bello o l’ultima cosa da fare. L’ho fatto per superare la frustrazione del fermo immagine” Sotto le sequenze, che raccontano storie spesso immaginarie, l’artista scrive a mano, a matita, brevi testi che fungono da integrazione alle immagini, realizzando un’opera totalmente nuova, di grande empatia, che contamina con la poesia scritta con quella visiva. Molti i temi affrontati, la morte, la sessualità, la trasformazione, tutti con profondità e al contempo una nota di dissacrante ironia, fattori che rendono la sua riflessione senza tempo e universale.
Artista totale, appassionato di maestri come Balthus, Magritte e De Chirico, che ha voluto incontrare di persona e fotografare nel corso della sua lunga carriera: i ritratti sono capolavori di citazionismo e ironia, oltre che sinceri omaggi verso maestri del Surrealismo, motivo che pervade il suo lavoro. Interessante notare come le fotografie stampate siano sempre di piccolo formato, una caratteristica molto rara ma che testimonia il rifiuto delle strategie di mercato. Come afferma l’artista: «Non mi interessa la stampa perfetta. Mi interessa un’idea perfetta. Idee perfette sopravvivono a stampe scadenti e a riproduzioni economiche. Possono cambiare le nostre vite». La mostra si conclude con le ultime opere dell’autore, realizzate in formato video, cortometraggi con contenuti che vanno dalla politica alla comunicazione interpersonale, risolti con un guizzo d’ingegno dall’artista ottantaseienne, dall’inesausta creatività: per ognuno di essi un poster in cui la cornice dell’immagine è arricchita da suoi testi manoscritti. Completano il percorso documenti, disegni originali o modelli di libri inediti e una biografia illustrata.
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