Il Mundus di Daniele Bongiovanni: l’opera, l’artista, l’esperienza della bellezza.
Il bianco è il protagonista indiscusso delle opere di Daniele Bongiovanni.
Le figure emergono delicatamente e silenziosamente. Si nascondono e ci scrutano, in un gioco di accenni e di contrappunti visivi eterei e sfumati.
Sembra una volontà dettata dalle figure stesse, più che dall’Artista nella sua consapevolezza ed inconsapevolezza creativa. Personaggi che letteralmente si svelano a noi osservatori come parte di una stesura teatrale silente, che non vogliono rivelarsi, che ci spiano. Forse, ci giudicano ponendosi moralmente al di sopra di noi, come se avessero trovato nella luce una dimensione ideale. Forse, ci compatiscono perché noi siamo ancora avvolti dalle tenebre e dai compromessi del tempo.
Nell’opera di Bongiovanni la figura umana e la natura sono accomunate da una sospensione temporale e visiva che avvolge e cela, che mostra e disperde. Ma se nella rappresentazione delle figure umane esse vincono nel confronto con la luce, nei paesaggi la natura ne è quasi schiacciata e nella battaglia della manifestazione, risulta perdente.
Quando Bongiovanni affronta il ritratto o il ricordo del ritratto, ecco che il protagonista esce prepotentemente e si rivela in tutti i suoi caratteri peculiari.
“Un anelito urlato di libertà, quello evocato dall’opera di Bongiovanni; una velleitaria quanto coraggiosa sfida fra l’autocoscienza etica e la varietà delle forze vitali universali che esce dagli schemi contemporanei precostituiti e che mette alla prova sé stessi…
Un viaggio per il corpo e per la mente che salpando dalla sfera intima della creatività, ed assumendo un approccio antropologico allo studio delle immagini, dà fonda nello spazio universale della collettività e nell’ambiente naturale per approdare, infine, nella dimensione spirituale in cui ponderare l’eterno e l’infinito. L’immagine si concretizza così in una sorta di invisibile ponte mentale che correla il varco sensoriale tra il percepibile e il fantastico; non a caso potremmo dire del lavoro di Bongiovanni che tutto ciò che è realistico è mitico e tutto ciò che è mitico è realistico.
… Bongiovanni partendo da una rappresentazione a matrice espressionista che approda ad una sapiente gestione dell’informale e dell’astrazione onirica, azzerante la percezione delle proporzioni e della profondità, addiviene così al secondo imbiancamento alchemico, o albedo, concepito come uno stato d’illuminazione; l’albeggiare della personalità inconscia nella coscienza.” Giosuè Allegrini
Un’attenzione particolare, marcata e preponderante è data dall’artista agli occhi. Sono sempre presenti sia quando sono resi manifesti dalle pupille e dalla definizione del loro contorno, sia quando sono completamente in ombra, quasi cavi, ma proprio per questo ancora più presenti.
Questo aspetto si nota soprattutto nei multipli, dove il processo creativo di Bongiovanni è reso evidente nel passaggio dal bianco assoluto alla manifestazione del soggetto protagonista.
Il tratto è sempre delicato e mai violento, quasi meditabondo e nei paesaggi si rivive la dolcezza à la Monet, dove ci riferiamo al periodo veneziano del celeberrimo impressionista francese.
“La pittura di Bongiovanni è silenziosa, è un’oasi di riflessione, di tranquillità: ciò non vuol dire che egli sottovaluti la problematicità del mondo reale, che ne rifiuti la complessità per appartarsi in un angolo di banale semplicità; attraverso gli strumenti propri del suo mestiere, quelli tradizionali dei pennelli e dei colori, l’artista dà risposte alle inquietudini e agli interrogativi sul manifestarsi e mutare delle forme, sul precario rapporto tra l’uomo e il creato, sul senso del divino che permea di sé ogni cosa, sul concetto panico dell’universo.” Susanna Zatti
“Nell’opera di Bongiovanni la tela è il supporto maggiormente presente, ma quando viene sostituita dalla tavola o dal cartone, pur rappresentando lo stesso soggetto, il messaggio cambia profondamente.
L’uso di tecniche miste permette infatti di rendere carnale e, al tempo stesso, eterea la pittura in un gioco di sovrapposizioni e di scambi visivi potenti e consapevoli.
La delicatezza del tratto infine rivela l’accurata formazione accademica di Daniele Bongiovanni, a dimostrazione della solida preparazione filtrata dal ragionamento che l’artista ha portato avanti e continua a perseguire con nuove sperimentazioni, ma avendo come costante il suo palese conflitto interno tra vigore e sensibilità, che lo caratterizza come uomo e che esplode prepotentemente, e con evidenti risultati, nelle sue opere.” Claudio Strinati
(Dal catalogo Daniele Bongiovanni – Exist, Cinisello Balsamo, Silvana Editoriale, 2018)
BIO
Daniele Bongiovanni è un pittore italiano. Laureato in Arti visive presso l’Accademia di Belle Arti di Palermo, da anni vive e opera tra Italia, Svizzera e Stati Uniti. Come spesso sottolinea la critica specializzata, il suo stile si contraddistingue anche per la poetica del bianco – pigmentazione che nelle sue opere troviamo soffusa su elaborate ”basi” oniriche, tecnicamente riconducibili all’Espressionismo. Durante la sua carriera Bongiovanni ha tenuto personali in numerosi musei e gallerie. Ha esposto anche nelle principali manifestazioni di arte contemporanea, tra cui, più edizioni della Biennale d’Arte di Venezia. Recentemente, per la presentazione della serie ”Laterale”, ha partecipato al progetto sperimentale MACRO Asilo – Museo d’Arte Contemporanea di Roma.