giovedì , 21 Novembre 2024

La Natura di Jean Arp al Guggenheim di Venezia

Jean (Hans) Arp_Overturned blue shoe, 1925-©-Jean-Arp-by-SIAE-2019.jpg

La Natura di Arp è il titolo della mostra alla Peggy Guggenheim Collection di Venezia sino al 2 settembre, a cura di Catherine Craft e organizzata dal Nasher Sculpture center di Dallas.

Non è un caso che sia proprio il Guggenheim di Venezia, oggi diretta da Karole P.B. Vail nipote di Peggy,  ad ospitare la mostra presentata a Dallas lo scorso anno: le due istituzioni sono molto legate, dal 1995 il giardino di Palazzo Venier dei Leoni ha preso il nome di Nasher Sculpture Garden a seguito del generoso supporto dal parte del centro americano per il suo rinnovo.

 

Portrait of Arp, 1926 _Courtesy-Stiftung-Arp-e-V-Berlin-Rolandswerth.jpg

 

Arp (Strasburgo 1886 – Basilea 1966) inoltre occupa un posto di particolare rilievo alla Collezione Peggy Guggenheim: la prima opera mai acquistata dalla collezionista americana fu infatti una sua scultura, Testa e conchiglia (Tête et coquille) del 1933. Come ricorda Peggy Guggenheim nella sua autobiografia Una vita per l’arte (Rizzoli Editori, Milano, 1998): “La prima cosa che comprai per la mia collezione fu un bronzo di Jean Arp. [Arp] mi portò alla fonderia dove era stato fuso e me ne innamorai tanto che chiesi di poterlo tenere tra le mani: nello stesso istante in cui lo sentii volli esserne la proprietaria”. Ad oggi sono sette le opere di Arp appartenenti al museo veneziano acuistate da Peggy, tutte esposte in occasione della mostra. Parallelamente nel 1967 Patsy Nasher acquistò un bronzo di Arp per il compleanno del marito Raymond, Torso con germogli del 1961, opera che diede avvio alla loro celebre collezione di scultura moderna, dal 1998 ospitata nell’edificio realizzato da Renzo Piano.

Jean (Hans) Arp, Head and shell, 1933 © Jean Arp, by SIAE 2019

Nel corso degli anni Peggy Guggenheim espose le opere di Arp in diverse mostre di scultura contemporanea da lei organizzate, prima nella sua galleria londinese Guggenheim Jeune nel 1938, poi nella sua galleria-museo Art of This Century a New York, in una personale del 1944; infine, nell’autunno del 1949, Peggy organizzò a Palazzo Venier dei Leoni la prima mostra di scultura contemporanea, di cui quest’anno ricorre il 70° anniversario, con due opere di Arp: Testa e conchiglia e Corona di germogli I, 1936. Proprio a Venezia 1954 l’artista verrà insignito del Gran Premio per la scultura alla XXVII Biennale di Venezia. 

L’espozione, raffinata e ricca di esemplari raramente visti, porta a Palazzo Venier dei Leoni oltre 70 opere, tra sculture in gesso, legno, bronzo e pietra, rilievi in legno dipinto, collage, disegni, tessuti e libri illustrati, provenienti da importanti musei statunitensi ed europei, fondazioni e collezioni private, occasone anche per riscoprire la vene poetica e letteraria dell’artista.

sono nato nella natura

sono nato a Strasburgo. Sono nato in una nuvola, sono nato in una pompa, sono nato in un abito.

Ho quattro nature, ho due cose, ho cinque sensi, senso e non-senso.La natura è senza senso, spazio alla natura.la natura è un’aquila bianca, spazio-dada alla natura-dada

(Arp, Configurazione Strasburgo, 1931)

La poesia Configurazione Strasburgo, scritta da Arp nel 1931, conferma il ruolo nodale avuto dalla natura nel processo creativo dell’artista, in particolare modo nell’adozione di  modalità che riflettano i processi naturali dalla crescita alla gravità, dal decadimento al caso, il tutto filtrato da un certo gusto per una visione surrealista della realtà, che influenzerà molti artsiti delle generazioni successive, come Mirò e Moore. A livello tematico nella natura Arp trova una forza ben più saggia e costruttiva dell’arroganza umana, spesso oggetto del suo umorismo al limite dell’assurdo.

Jean (Hans) Arp, Plant-Hammer, 1916 © Jean Arp, by SIAE 2019 Photo courtesy Gemeentemuseum Den Haag

Ma è anche la natura “biografica” di Arp un elemento cruciale per comprendere la sua poetica. Nato a Strasburgo, in Alsazia, quando la regione è politicamente contesa tra Francia e Germania, tra i fattori scatenanti la guerra, Arp oppone un rifiuto irremovibile al militarismo come al nazionalismo: passando con grande facilità dal dialetto alsaziano al francese e al tedesco (rappresentati nel doppio nome Jean/Hans), si muove indistintamente tra culture, movimenti e mezzi artistici, trovandosi a proprio agio se definito dadaista (Arp è fondatore del movimento Dada e pioniere dell’astrazione) surrealista o astratto, come pure pittore o scultore, artista o poeta; negli anni ricerca l’amicizia e la collaborazione di un gran numero di artisti e scrittori di nazionalità e sensibilità diverse. Quest’ultimo è un aspetto che emerge chiaramente in mostra grazie alla presenza di diverse opere, provenienti dalla Collezione Peggy Guggenheim, di artisti che collaborarono e con cui intesse importanti amicizie: tra questi Max Ernst, Jean Hélion, Kurt Schwitters, Theo van Doesburg.

Nel corso di una carriera durata ben sei decenni Arp realizza un corpus di opere di notevole influenza in un’ampia gamma di materiali e formati: in mostra il percorso di espositivo segue il percorso biografico illustrando le diverse fasi creative in sale ben argomentate, dove è leggibile l’evoluzione psicologica e la ricerca sul materiale.

Jean (Hans) Arp_Overturned blue shoe, 1925-©-Jean-Arp-by-SIAE-2019.jpg

Rifugiatosi in Svizzera per evitare il richiamo alle armi nella prima guerra mondiale nel 1916, come ricordato fu fra i fondatori del Dadaismo a Zurigo, dove espose i primi lavori. Qui incontrò Sophie Tauber, artista, che divenne poi sua moglie; con lei collaborò, lungo tutta la loro vita insieme, a molte creazioni sia nel campo del collage che della scultura.A metà anni ’20 risiedono a Strasburgo nel tentativo di ottenere la cittadinanza francese: alla coppia viene commissionata la ristrutturazione di una porzione dell’Aubette, un edificio settecentesco che dovrebbe diventare un luogo di divertimenti, con un ristorante, una sala da ballo e un cinema. Il progetto comprende anche un grande murale realizzato da Arp con le sue tipiche forme fluide, e decorazioni parietali e soffitti che Taeuber-Arp compone con suddivisioni ortogonali delle superfici. L’Aubette apre nel febbraio 1928, ma nel 1938 le decorazioni saranno ricoperte poiché considerate troppo radicali. (Nel 2006 la città di Strasburgo ha completato il restauro dell’edifici.) La cittadinanza francese e la commissione dell’Aubette aprono nuove possibilità: Taeuber-Arp lascia l’insegnamento a Zurigo e si trasferisce a Parigi con Arp. Con i proventi della commissione acquistano, nel 1927, un appezzamento fuori Parigi, a Clamart, vicino a Meudon. Nel 1928 la coppia si trasferisce nella casa progettata da Taeuber-Arp, dove entrambi possono vivere e lavorare.

Jean (Hans) Arp, Human Concretion, 1934, Gift of Walter P. Chrysler, Jr.©-Jean-Arp-by-SIAE-2019-Photo-Ed-Pollard-Chrysler-Museum-of-Art

Durante la guerra Arp crea piccole opere in cui continua la propria ricerca scultorea; si veda a questo proposito le Concrezioni umane degli anni ’30, molte delle quali possono essere orientate in varie direzioni, come testimoniato dalle due diverse fusioni di Piccola sfinge. La linea attenuata che si riscontra nei disegni che precedono la guerra viene ora portata nelle tre dimensioni, attraverso l’estendersi delle forme slanciate di Gruppo mediterraneo e di quelle di Anfora da sogno che racchiudono con grazia lo spazio. La carenza di materiali stimola l’ingegnosità di Arp che crea una serie di disegni riutilizzando della carta da pacchi, i papiers froissés (carte stropicciate) nei quali lascia che grinze e spiegazzature suggeriscano delle forme. Nel novembre 1942 Arp e Taeuber-Arp si trasferiscono in Svizzera. Il 13 gennaio 1943, mentre sono ospiti dell’artista Max Bill a Zurigo, Taeuber-Arp muore per avvelenamento da monossido di carbonio a causa di una stufa.

Jean (Hans) Arp, Daphne, 1955 © 2019 Artists Rights Society (ARS), New YorkVG Bild-Kunst, Bonn © Jean Arp, by SIAE 2019

Dopo la morte di Taeuber-Arp e la fine della guerra Arp, soffrendo moltissimo per la mancanza della moglie sviluppa varie strategie, come l’integrare tracce delle opere di lei nelle proprie, che gli permettono di continuare in maniera molto personale la loro collaborazione. Le sculture degli ultimi anni mostrano il perdurare dell’interesse per i tagli e i frammenti, emerso a fine degli anni ’30 in opere come Scultura coniugale, frutto di collaborazione, e Germoglio. In alcuni casi crea delle sculture nuove dividendo in due i calchi di opere esistenti, come nel caso di Dafne; i frammenti hanno per Arp un ruolo fondamentale nel processo creativo: “Spesso un frammento di una delle mie sculture, una curva o un contrasto mi seduce e diventa il germe d’una nuova scultura”.

Negli ultimi due decenni di vita Arp incontra il maggior successo in termini di pubblico e critica. Alla fine degli anni ’40 inizia ad essere rappresentato con regolarità dalle gallerie e coglie anche l’opportunità di lavorare in una scala diversa, spesso ingrandendo sculture esistenti. Gli vengono commissionati dei rilievi monumentali, come il progetto per l’edificio dell’UNESCO a Parigi e quello per l’Università di Harvard a Cambridge, Massachusetts. Nel 1959 decide di sfuggire alle pressioni del mondo dell’arte e acquista una seconda casa a Locarno, in Svizzera, sul Lago Maggiore, nel luogo che gli aveva offerto l’ispirazione, durante una passeggiata nel periodo dada, per fare degli schizzi degli oggetti spiaggiati sulla riva del lago. Negli ultimi anni Arp continua a creare arte e a scrivere poesie fino alla morte, avvenuta nel 1966.

Per info 

Collezione Peggy Guggenheim

About Paola Stroppiana

Paola Stroppiana (Torino, 1974) è storica dell’arte, curatrice d’arte indipendente e organizzatrice di eventi. Si è laureata con lode in Storia dell’Arte Medioevale presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Torino, città dove ha gestito per più di dieci anni una galleria d'arte contemporanea. Collabora con diverse testate per cui scrive di arte e cultura. Si interessa a nuovi percorsi d’indagine come il gioiello d’artista e le ultime tendenze del collezionismo contemporaneo, argomenti sui quali ha tenuto conferenze presso l’Università degli Studi Aldo Moro di Bari, Il Museo Civico di Arte Antica e la Pinacoteca Agnelli di Torino, il Politecnico di Milano.

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