Ha aperto lo scorso 19 ottobre a Palazzo Chiablese “La Grande Arte Italiana 1950-1970”, mostra dedicata ai capolavori dei più importanti artisti italiani del secondo dopoguerra. Per la prima volta un consistente numero di opere d’arte, ben 79 di 21 artisti celeberrimi, viene esposto fuori dal museo di appartenenza, la Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma in un altro spazio museale, pratica che ne permette una nuova letterua critica. Prodotta da Musei Reali e Arthemisia l’esposizione è curata dalla Direttrice della GNAM Renata Cristina Mazzantini e dallo studioso Luca Massimo Barbero.“La mostra vuole mettere in luce – ribadisce la Direttrice Renata Cristina Mazzantini – la qualità, non sempre sufficientemente percepita, delle ineguagliabili collezioni della Gnam e di porre al tempo stesso l’attenzione sul ruolo da protagonista che la Galleria rivestì nella costituzione del patrimonio artistico italiano moderno e contemporaneo, grazie soprattutto al rapporto attivo che, nei suoi tre decenni al vertice della Galleria, la soprintendente Palma Bucarelli seppe intrecciare con gli artisti più significativi e innovativi di quella così alta stagione, da Burri e Fontana fino a Pascali.”
Il percorso espositivo mette bene in evidenza la portata rivoluzionaria che alcune opere ebbero nel contesto critico italiano del Secondo Dopoguerra: “È un percorso intenso, – dichiara Luca Massimo Barbero – e, in più sale, è un vero corpo a corpo fra i “nuovi maestri” dell’arte italiana del dopoguerra, della quale si esplorano qui le radici e, per la prima volta, è possibile confrontarli al di fuori della collezione della GNAM. Per l’arte italiana si tratta dei protagonisti germinali, oggi identificati come gli interpreti internazionali dell’allora contemporaneità.”
La mostra è suddivisa in dodici sale, un percorso suggestivo anche grazie all’allestimento curato, ricco di corredo fotografico, che propone confronti e dialoghi: si prende avvio con due lavori simbolici, uno di Ettore Colla Rilievo con bulloni del ‘58/’59 e un altro di Pino Pascali L’arco di Ulisse del ’68; prosegue con una sala di capolavori di Capogrossi, tra cui una monumentale Superficie del 1963 e un raro dipinto multicolore. Nella sala successiva viene indagato il tema della materia, elemento fondamentale degli anni ’50, mettendo a confronto due Concetti spaziali-Buchi di Lucio Fontana, tra cui uno del 1949, con lo straordinario “Gobbo” di Alberto Burri: qui si affronta un momento centrale della mostra, come dichiara il co-curatore Barbero: 11 emblematiche protagoniste e, in particolare, si stabilisce un inedito accostamento tra il Concetto spaziale. Teatrino del 1965 di Fontana e il Nero cretto G5 del 1975 del secondo. L’analisi del rapporto artista-materia prosegue con rare opere di Ettore Colla, Mimmo Rotella e Bice Lazzari.
Due sale sono dedicate a due maestri dell’astrazione: Afro e Piero Dorazio, che contribuirono al successo dell’arte italiana negli Stati Uniti. Da segnalare un enorme décollage di Mimmo Rotella del 1957, opere storiche di Giosetta Fioroni, Carla Accardi, Giulio Turcato, Gastone Novelli, Toti Scialoja, Sergio Lombardo, Tano Festa. Un ulteriore inedito confronto si sviluppa tra un intenso monocromo nero di Franco Angeli e alcuni importanti Achrome di Piero Manzoni.
Il percorso prosegue con un emozionante confronto tra alcune significative opere di Mario Schifano (tra cui Incidente D662 del 1963) e i lavori di Pino Pascali, come Primo piano labbra del ’64, scelta come immagine guida della mostra.
Pascali è il protagonista assoluto dell’ultima sala dell’esposizione, che presenta grandi opere installative come Ricostruzione del dinosauro del 1966 e i Bachi da setola del 1968. Il suo lavoro chiude significativamente la mostra anche in virtù dell’essere stato un punto di avvio per quella situazione artistica che si riconobbe nella definizione di Arte Povera, che ebbe proprio a Torino il suo luogo d’elezione.
“La mostra è il risultato della cooperazione tra due prestigiose istituzioni museali di rilievo nazionale, quali la Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma e i Musei Reali di Torino – osserva Mario Turetta –; l’offerta culturale del complesso torinese, dopo le rassegne dedicate al patrimonio archeologico per il 300° anniversario del Museo di Antichità e al sistema dell’arte barocca esemplato dalla pittura del Guercino, si arricchisce di una esposizione che intende rivolgersi a pubblici cosmopoliti, mettendoli in relazione con le principali istanze poste dall’arte contemporanea in uno straordinario periodo storico, in un territorio che si inserisce tra i principali distretti di riferimento grazie a eventi internazionali, quali Artissima e Luci d’Artista, e alla presenza di importanti raccolte, pubbliche e private.”
PER INFO
La Grande Arte Italiana 1950-1970
fino al 2 marzo 2025
Palazzo Chiablese