Prosegue sino al 10 novembre la raffinata mostra La Firenze di Giovanni e Telemaco Signorini, situata al piano nobile di Palazzo Antinori di Firenze, normalmente chiuso al pubblico.
L’esposizione, curata da Elisabetta Matteucci e Silvio Balloni, ha preso avvio da una preziosa scoperta: il rinvenimento, nel 2008, del carteggio inedito tra Telemaco Signorini (Firenze 1935- 1901), il padre Giovanni, (Firenze 1808-1864, soprannominato, per le qualità di vedutista prediletto da Leopoldo II di Lorena, “il Canaletto fiorentino”) e i fratelli minori Paolo e Leopoldo; tale rinvenimento (oggetto di una prossima pubblicazione a cura di Elisabetta Matteucci) ha dato nuovo impulso alla ricerca e ha condotto gli studiosi a ideare questa raffinata esposizione che vede due grandi protagonisti ideali, i Signorini da un lato e la stessa Firenze dall’altro; una Firenze ottocentesca, semplice eppure viva, pulsante, come dovevano averla vista anche gli stranieri, inglesi in particolare, che tra la fine del 1800 e l’inizio del ‘900 contribuirono a crearne una meta sognata e ambita. Proprio il tratto di marcata “fiorentinità”, unito a motivate ragioni di interesse storico-critico, ha spinto la famiglia dei Marchesi Antinori a realizzare il progetto con l’Istituto Matteucci, aprendo per la prima volta il palazzo ai visitatori che possono apprezzare le opere in un contesto di tale rilevanza storica.
Palazzo Antinori, storico edificio posto all’imbocco di Via Tornabuoni (al fondo della via si rammenta Palazzo Bartolini Salinbeni, di recente aperto al pubblico da Roberto Casamonti, celebre gallerista, che lì espone le sue collezioni personali con taglio museale), è da cinque secoli casa dell’omonima Famiglia che negli anni ha contribuito a fare la Storia della città, oltre che a distinguersi in campo vinicolo con una produzione di pregio celebre in tutto il mondo. Per la prima volta, dunque, in occasione di “La Firenze di Giovanni e Telemaco Signorini”, il pubblico può accedere dallo scalone d’onore del Palazzo e ammirare i Saloni storici del Piano Nobile, opportunità che da sola merita un viaggio a Firenze.
La mostra si articola in otto sezioni e pone al centro le diverse vedute della “città gioiello”, come ebbe a definirla Henry James, e dei dintorni di Firenze (tra cui una spettacolare Settignano ripresa a diverse ore del giorno e il piccolo borgo di Piagentina, dove Telemaco, dopo la scomparsa del padre, si trasferì per qualche tempo, dando avvio ad una sorta di scuola di pittura assieme a Silvestro Lega e Odoardo Borrani basata sulla pittura dal vero) visti e ritratti dalla maestria di una vera e propria dinastia pittorica e dagli artisti che con loro si erano formati in un clima culturalmente fecondo di menti brillanti come Giovan Pietro Vieusseux, Pietro Giordani e Niccolò Tommaseo, Diego Martelli e Carlo Lorenzini. Oltre a fare rivivere l’affascinante scenario entro cui si è sviluppata la loro vicenda artistica, la mostra si prefigge sia di fare emergere le ascendenze del capostipite sul figlio pittore, sia di documentare l’evoluzione della pittura di paesaggio in Toscana, dalla raffigurazione tardo romantica, secondo i modelli di Claude Lorrain e Nicolas Poussin, alla moderna estetica figurativa del periodo di maggior combustione della macchia, di cui Telemaco è stato tra gli sperimentatori più audaci, promuovendone un’inedita interpretazione, anticipatrice dell’aggiornamento della cultura figurativa del XIX secolo.
Oltre sessanta i dipinti esposti, tra i più celebri dei due Signorini, che testimoniano il ruolo determinante di Firenze nel definirsi delle rispettive personalità, sono presenti pitture coeve inposte in strettissimo dialogo che permettono di documentare una delle stagioni più fertili della cultura toscana, che tanto ha contribuito a conferire a Firenze quell’ “immagine ideale” di città europea, riscoperta qui come un microcosmo pulsante di vita, spettacolare nella sua monumentalità e al tempo stesso raccolto nella calda dimensione domestica: è il caso, per esempio, di Lorenzo Gelati (Firenze, 1824 – 1899) di cui è esposta la Veduta della chiesa di San Miniato al Monte. È di questo mondo lontano e nostalgico, ancora improntato ad un canone di bellezza e schietta semplicità, che la pittura di Giovanni e Telemaco Signorini, rappresentata da autentiche pietre miliari concesse da prestigiose collezioni private e dalla Galleria d’arte moderna di Palazzo Pitti, si fa interprete, veicolando, in un’epoca come la nostra segnata da profonde tensioni e incertezze, un messaggio di grande ottimismo e speranza.
Messaggio perfettamente condiviso dalla famiglia Antinori che, fedele ad una secolare tradizione mecenatistica, ha affidato all’arte il compito di tramandare e raccontare la propria storia, confermando l’impegno che da sempre la contraddistingue nel recupero e nella valorizzazione dei beni storici e culturali.
Per info
La Firenze di Giovannie Telemaco Signorini
Palazzo Antinori_Firenze