giovedì , 21 Novembre 2024
Villa Cerutti, veduto dell'interno

La Collezione Cerutti, De Chirico e le Case Museo in un Convegno a Rivoli

Lo scorso 7 luglio Carolyn Christov-Bakargiev, Direttore del Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, ha ufficializzato il rapporto di partnership e annunciato l’apertura nel gennaio 2019 del nuovo polo museale che lega al Museo l’importante lascito di Francesco Federico Cerutti, imprenditore torinese scomparso nel 2015 a 93 anni.

Villa Cerutti, veduta dell’interno

La sua collezione d’arte, pressoché sconosciuta al pubblico e al contempo considerata una delle più importanti d’Europa, e oggi Fondazione, include un eclettico corpus di oggetti, mobili, arredi, quadri e sculture raccolte in anni di un collezionismo sensibile e appassionato, mantenuto nel più stretto riserbo e noto solo ad un giro strettissimo del amicizie. Il ragionier Cerutti, come desiderava essere chiamato, è stato un importante imprenditore nel campo dell’editoria (sua la LIT Legatoria Industriale Torinese, che produceva le guide del telefono per tutta Italia), e nel privato un collezionista discreto e attento, che ha selezionato negli anni più di 300 capolavori che guardano all’intera storia dell’arte, dai mobili del Piffetti alla pittura di Casorati e De Chirico, dai fondo oro del XIV secolo a Manzoni, Burri, De Dominicis, Man Ray, Andy Warhol, con una particolare attenzione al ritratto e all’autoritratto. Autonomo nelle scelte, il suo primo acquisto fu un disegno di Kandisky del 1918, mentre l’ultima opera la Jeune fille aux rosse di Pierre-Auguste Renoir, nel 2014. La direzione del Castello mantiene la proprietà vincolata e inalienabile delle opere e seguirà l’archiviazione e la valorizzazione della collezione. Parallelamente prosegue il restauro e la messa in sicurezza della villa, dove in realtà Cerutti non abitava nel quotidiano, arricchendo di fatto il patrimonio museale del Castello di una casa-museo distinta e annessa, per un unicum che pochi musei al mondo possono vantare.

Camera da letto Villa Cerutti

Nel percorso di avvicinamento all’ apertura al pubblico del 2019, il Castello di Rivoli ha inaugurato la mostra Giorgio de Chirico. Capolavori dalla Collezione di Francesco Federico Cerutti, visibile sino al 27 maggioin cui presenta un primo selezionato nucleo di lavori, attingendo alla produzione di Giorgio de Chirico, ampiamente presente in collezione: il progetto della mostra è a cura di Marcella Beccaria e Carolyn Christov Bakargiev,  convinta che la Collezione Cerruti “diventerà forza trainante di creatività per il museo, per creare un dialogo unico tra arte passata e contemporanea.”A sottolineare lo stretto legame che intercorrerà tra il Museo e la Fondazione Cerutti l’esposizione pone in relazione otto preziosissimi dipinti di De Chirico con gli spazi e le opere della collezione permanente del Museo. Le Muse Metafisiche (1918) sono poste in relazione con Casa di Lucrezio (1981) di Giulio Paolini, l’Autoritratto con la propria ombra (ca. 1920) è  in stretto dialogo con l’Architettura dello specchio (1990) di Michelangelo Pistoletto, mentre i Due Cavalli dipinti nel 1927 alludono visivamente e concettualmente al celebre cavallo appeso del Novecento di Cattelan, in un gioco di rimandi, allusioni e contrasti che sottolineano la grande ricchezza ed eredità culturale del Maestro della Metafisica, che ben si declina sui temi del contemporaneo. L’Interno Metafisico del 1917 viene proposto per una lettura in parallelo ad alcune opere di Alighiero Boetti, sottolineando l’interesse di entrambi per gli aspetti più semplici della vita quotidiana.

Giorgio De Chirico, Il saluto degli argonauti partenti

Certamente il tema della collocazione delle opere nell’ambito di un contenitore specifico quale un Museo o una casa “vissuta”, o ancora uno spazio ibrido come una “casa-museo”, pone interrogativi di grande complessità che spaziano dalla conservazione alla fruizione del pubblico, al diverso significato che le opere assumono se poste in diversa relazione con lo spazio-contenitore e le une con le altre, sollevando questioni museografiche di non univoca soluzione. Questi e altri temi sono stati al centro del Convegno Dalla casa al museo. Dal museo alla casa, che ha stimolato alcune riflessioni sul rapporto di reciprocità tra musei e collezioni private, a partire dalla straordinaria acquisizione della Collezione Cerutti da parte del Castello di Rivoli.

Giorgio De Chirico, Due Cavalli

Hanno partecipato al convegno alcuni tra i più importanti direttori e rappresentanti di istituzioni italiane ed estere che sono intervenuti sul ruolo crescente del dialogo tra collezioni private e musei e dei suoi riflessi sul rapporto fondamentale tra arte contemporanea ed eredità del passato: The J. Paul Getty Trust di Los Angeles, Isabella Stewart Gardner Museum di Boston, The Phillips Collection di Washington, Judd Foundation di New York, Sir John Soane’s Museum di Londra, Musée Jacquemart-André di Parigi, Sigmund Freud Museum di Vienna, Villa Borghese a Roma, Museo Poldi Pezzoli di Milano, Villa e Collezione Panza di Varese, Pinacoteca Giovanni e Marella Agnelli di Torino.

I partecipanti al convegno hanno illustrato le loro rispettive esperienze illustrandone potenzialità, criticità, prospettive per il futuro: Anna Coliva, Direttore di Villa Borghese, ha sottolineato come la collezione voluta dal Cardinale Scipione Borghese, nipote di Papa Paolo V, nascesse proprio come un luogo per racchiudere e produrre opere d’arte, una sorta di museo ante litteram: Villa Pinciana (come si chiamava all’epoca), un po’ come Villa Cerutti, (con le debite proporzioni) non fu mai realmente abitata. Perfino la scala, una stretta scala a chiocciola – che oggi rappresenta un problema per l’accesso e la sicurezza e costringe ad avere un numero chiuso – non ha le dimensioni che una villa di tali dimensioni presupporrebbe. La figura di Scipione Borghese come committente d’arte a lui contemporanea è quella che l’istituzione cerca costantemente di sottolineare, per valorizzare la collezione stessa.

Bruce Boucher, Direttore del Sir John Soane’s Museum di Londra ha intitolato il suo intervento “Il teatro della memoria: il Museo e la Collezione di John Soane”, illustrando come Soane modellò le sue abitudini collezionistiche in modo estremamente personale, definendo la disposizione degli oggetti nel suo museo come “studi per la mente” e al contempo desiderando che il suo museo fosse una fonte d’ispirazione per le future generazioni di artisti. Obbiettivo che il Museo intende perseguire aprendosi a studiosi, studenti e ad un pubblico molto attento a questo approccio museale.

Sir John Soane Museum, London

Pieranna Cavalchini, curatore di arte contemporanea presso l’Isabella Stewart Gardner Museum, ha illustrato l’approccio al contemporaneo della celebre casa museo di Boston, aperta nel 1903 non solo come luogo ricco di opere d’arte principalmente di derivazione europea, ma soprattutto come privilegiato simposio e luogo di incontro per artisti, musicisti, scrittori, poeti e studiosi. Questa per la Dottoressa Cavalchini è la vera eredità di Isabella, eredità che è al centro del programma venticinquennale di artisti in residenza. Il programma offre ad artisti di molti settori il tempo di pensare attraverso il lavoro di questi artisti e al contempo il pubblico di Gardner si avvicina al contemporaneo, che a sua volta porta nuovo significato e valore alla collezione storica del museo, incoraggiando nuovi dialoghi e uno scambio di idee sull’arte.

Pierre Curie, Curatore del Musée Jacquemart-Andreé di Parigi e Annalisa Zanni, Direttore del Museo Poldi Pezzoli, raccontano le mirabili vicende umane di Edouard André (1833-1894) e il matrimonio con la ritrattista Nelie Jacquemart (1841-1912) nel 1881, entrambi appassionati collezionisti,  e la straordinaria figura del nobiluomo Gian Giacomo Poldi Pezzoli. La celebre collezione milanese, aperta al pubblico nel 1881, è stata un modello europeo ed internazionale, persino dello stesso museo di Parigi. La Dottoressa Zanni ha colto l’occasione per proporre alle istituzioni presenti di creare un Grand Tour delle case museo (un piccolo percorso che raggruppa quattro case a Museo ha già dimostrato un buon successo di pubblico) tramite Google Art project, in modo da costruire un modo nuovo di conoscere la storia, il passato e l’identità dei luoghi.

Musée Jacquemart Andreé, Parigi

Klaus Ottmann, Vicedirettore Affari Curatoriali e Accademici della Phillips Collection di Washington ha ricordato il vangelo sociale di Duncan Phillips, che credeva fermamente “nell’ideale dell’arte e l’ideale del servizio”. Pietro Rigolo, Archivista delle Collezioni Speciali presso il The J. Paul Getty Trust, Los Angeles e Marcella Pralormo, Direttore della Pinacoteca Giovanni e Marella Agnelli di  Torino, hanno rievocato le vicende che hanno portato i due grandi magnati, Getty e Agnelli, a dare vita a collezioni d’arte oggi famose in tutto il mondo: il J. Paul Getty Museum è stato inaugurato nel 1954 nel Ranch House, un edificio ristrutturato degli anni ’20 a Malibu. Nel 1970 Getty immaginò una nuova casa per il suo museo e nel 1974 la Getty Villa fu inaugurata accanto al Ranch House, con un progetto basato su Villa dei Papiri ad Ercolano. La Villa ora ospita opere d’arte del mondo antico, mentre il resto della collezione è ospitata nel Getty Center di Brentwood, progettato da Richard Meier e aperto al pubblico nel 1997.

Monika Pessler, Direttore e Vicepresidente del Consiglio di Amministrazione del Sigmund Freud Museum di  Vienna ha sottolineato l’importanza del luogo espositivo come scrigno della memoria: il museo intitolato al padre della psicoanalisi ha in sé la forza del genius loci che ancora oggi si trasforma in un palcoscenico di presentazione e negoziazione, per usare le sue parole di questioni socio culturali dei nostri tempi e delle nostre menti.

Anna Bernardini, Direttore Villa e Collezione Panza, Varese ha portato l’attenzione il caso emblematico di “Villa Panza: Casa = Museo: nel 1996 la famiglia Panza donò Villa Menafoglio Litta al FAI- Fondo Ambiente Italiano con l’intento di consegnare intatto un connubio unico: l’abitazione con il patrimonio artistico in essa raccolto per metterlo a disposizione del pubblico e trasmetterlo alle generazioni future. La casa di Biumo fu infatti profondamente vissuta da Giuseppe Panza e dalla moglie Giovanna a partire dagli anni ’50 come una sorta di laboratorio in divenire in cui sperimentare criteri estetici e museografici sempre nuovi. Da subito la casa si identificò nel museo. Negli ultimi anni  l’attività culturale della villa è stata pensata per creare e fortificare un dialogo continuo e costante tra la collezione permanente e i grandi artisti contemporanei, già intercettati da Panza o assimilabili al collezionista per sensibilità, tematiche e visioni.

Judd Foundation, New York

Ha chiuso il convegno Flavin Judd, Membro del Consiglio di Amministrazione, Curatore & Co-Presidente della Donald Judd Foundation, New York, che ha portato all’attenzione gli esempi della Judd Foundation di New York e di Marfa in Texas, dove rimangono istallati permanentemente, esse stesse opere d’arte ambientali, gli  spazi di vita e di lavoro di Donald, le librerie e gli archivi del grande artista americano.

About Paola Stroppiana

Paola Stroppiana (Torino, 1974) è storica dell’arte, curatrice d’arte indipendente e organizzatrice di eventi. Si è laureata con lode in Storia dell’Arte Medioevale presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Torino, città dove ha gestito per più di dieci anni una galleria d'arte contemporanea. Collabora con diverse testate per cui scrive di arte e cultura. Si interessa a nuovi percorsi d’indagine come il gioiello d’artista e le ultime tendenze del collezionismo contemporaneo, argomenti sui quali ha tenuto conferenze presso l’Università degli Studi Aldo Moro di Bari, Il Museo Civico di Arte Antica e la Pinacoteca Agnelli di Torino, il Politecnico di Milano.

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