Il romanzo La Littorina di Nosserio di Iolanda Beccaris, pubblicato da La Lepre Edizioni di Roma, è un intraprendente viaggio nel tempo e nello spazio, attraverso la storia e le tradizioni del Piemonte. Canale Arte presenta un estratto dalla postfazione del libro
Scapà da cà – letteralmente, in piemontese, “scappato di casa” – non traduce esclusivamente il vagabondo, l’eremita o l’auto-esiliato. Allo stesso modo, il termine “scapigliato”, nella storia letteraria, non esprime univocamente l’essenza del disordine spettinato, ma la sottende come un pretesto d’atmosfera, come immagine aurorale d’un concetto. Lo scapà da cà è una condizione esistenziale, uno stato di coscienza. Ha a che fare con lo sperpero dell’arte: dispersione d’energie e illogico dispendio delle forze. Lo spazio che implica necessariamente è la metaforica distanza dalla casa, l’assenza di dimora, la totale mancanza di una mira. Scà-pà-dà-cà, il ritmo a cui ci lega la parola è il passo che allontana: onomatopeica d’abbandono. In questo lasso immaginario, scandito in quattro sillabe, potremmo ricavare lo sforzo atavico, quasi inconscio, di una ricerca sul linguaggio, come per la Scapigliatura o per Dadà. Chi non scioglie i legami del discorso, si sa, non produce nuovi mondi, rimanendo imprigionato in dinamiche abituali!
Iolanda Beccaris, commerciante di campagna, ha preso la decisione di scrivere in città e, soppesando l’importanza degli eventi, ad una certa età. Ottantotto anni sono tanti, ma la tenacia è stata quella di una giovane scrittrice, che sceglie e raduna con rigore ed entusiasmo un insieme ponderato di ricordi. Dal travaglio di una vita, passata fino agli anni Ottanta in un grande magazzino di alimentari ed enotecnica, l’autrice ha assimilato il valore del risparmio. L’economia è stato l’esercizio che più ha informato, inconsapevolmente, la stesura del suo testo. Quante volte l’ho sentita ribadire “Potrei scriverne altri tre, di libri di memorie!”. Eppure, ha saputo individuare i fatti commoventi, le piccole – ma indispensabili – occasioni degli affetti, come una collezionista dei sentimenti più profondi, una saggia dispensatrice di emozioni.
Produciamo tutti un sovrappiù: è la ragione della rendita. Iolanda Beccaris l’ha imparato, involontariamente, dall’infanzia contadina. Nella sua autobiografia, ha espresso tutta la tempra e l’efficienza di chi crede nel lavoro, di chi si abbandona al ciclo della terra con l’abnegazione di un’orante. Avesse scelto in giovinezza di essere poetessa, sarebbe stata una scapà da cà perfetta: perduta a meditare accanto a un biancospino di Sant’Anna o a scarpinare attonita per le rive di Calosso. Ha deciso di creare dopo più di mezzo secolo, seduta a una finestra di Torino che guarda sulla Mole. Da questa lontananza, è scaturita una sorta di omaggio umile e sentito allo stupore aristocratico ed eclettico: l’esempio di sorpresa innovatrice che Antonelli ha saputo edificare.
La littorina che passava da Nosserio è stata per Iolanda Beccaris il trampolino per inedite esperienze. Così, la linea per treno ad un vagone creata a fine Ottocento e ormai dismessa, è stata recisa ed innestata da Iolanda su altre strade, che i figli frequentavano per gli studi e la carriera. I viaggi sono stati motivo di rivalsa per la sua senilità di scoperte appassionate. Come con le talee che ha imparato a trapiantare nei vasetti, la novella letterata ha ravvivato, in modo sapientemente frammentario ed episodico, ogni inaspettato sentiero che ha imboccato sul cammino: dalla provincia al mondo intero…
Iolanda Beccaris (Sant’Anna di Costigliole, 1926) è contadina, commerciante, viaggiatrice e, infine, scrittrice. Si è occupata di botanica, erboristeria, cultura del territorio e poesia. Ha lasciato Costigliole d’Asti a 83 anni, età in cui ha deciso di smettere di guidare. Da allora, vive stabilmente a Torino, all’ombra della Mole, dove racconta le proprie esperienze di vita alle nuove generazioni. Il romanzo “La Littorina di Nosserio”, ambientato a Costigliole, propone un interessante sguardo sulle tradizioni e sulla storia del Monferrato.
Iolanda Beccaris – con le memorie e i ricordi che danno vita a queste pagine – apre uno squarcio sulla vita di provincia nell’Italia del secolo scorso.
È una testimonianza che attraversa tutto il Novecento, che ci restituisce una donna protagonista, spesso suo malgrado, di storie quotidiane e allo stesso tempo straordinarie. Dalla tranquilla provincia astigiana di Sant’Anna, piccola frazione di Costigliole, Iolanda arriverà nella seconda parte della sua esistenza a conoscere persone e paesi dei diversi continenti, anche se scopre il mare per la prima volta solamente a 50 anni compiuti. Espressione di un Piemonte laborioso e taciturno, la sua storia è un racconto incredibile e curioso di come l’Italia sia passata dalla campagna alla città, dal fascismo alla democrazia, dal passato alla modernità.
Alla soglia dei novant’anni, la tempra e il carattere di questa donna sono ancora indomiti: una lezione di vita utile per tutti coloro che vogliono essere artefici del proprio destino.