giovedì , 21 Novembre 2024

Intervista a Lucia Boscaini, Bulgari Brand Curator: l’impegno per la cultura e per il sociale di un grande nome del Made in Italy

Lucia Boscaini, Bvlgari Brand Curator: la “restituzione” alla comunità come tributo alla Bellezza e legame tra il passato e le nuove generazioni.

Lucia Boscaini, Bvlgari Brand Curator

L’occasione dell’incontro con Lucia Boscaini, Bvlgari Brand Curator, è la recente inaugurazione dello spazio espositivo DomvsAvrea nella storica boutique di via Condotti a Roma, con la mostra Quintessentially Bvlgari, una selezione di gioielli della vasta Collezione Heritage.

Domus Aurea, Bulgari, Via Condotti Roma

 

La nuova area dedicata alle esposizioni, aperta ogni giorno a ingresso libero, nasce con l’intento di permettere al pubblico di scoprire da vicino la storia dei gioielli Bvlgari attraverso le icone che hanno decretato il successo sulla scena internazionale: in mostra dunque non solo gioielli, spesso appartenuti a nomi celeberrimi dello star system e riacquistati da Bvlgari per la collezione permanente ad aste o presso privati (collezione che si arricchisce costantemente di nuovi esemplari), ma anche documenti, riviste d’epoca, campagne pubblicitarie e bozzetti d’archivio, e non ultime le raffinate pubblicazioni realizzate negli ultimi decenni sulla storia del brand, nell’intento di restituire una visione storica di un successo ininterrotto, patrimonio culturale italiano nel mondo da oltre 130 anni. La scelta della sala che ospita la DomvsAvrea non è casuale: dagli anni Trenta e fino agli anni Ottanta era infatti la “Sala degli Argenti”, dedicata alla collezione di argenteria artistica della famiglia Bulgari, in ricordo delle origini di argentiere del fondatore dell’azienda Sotirio Bulgari.

 

Il negozio Bulgari in via Condotti 10 negli, terzo decennio del XX secolo

 

Uno spazio nato nel 1934 quando il negozio in Via Condotti fu ampliato dai due figli di Sotirio, Giorgio e Costantino, subentrati alla guida dell’azienda di famiglia. Da allora e nel corso dei decenni gli arredi e le eleganti vetrine originali in legno sono stati accuratamente preservati e oggi sono sotto la tutela della Sovrintendenza: un vero e proprio genius loci che irradia la forza del Tempo e della tradizione.

 

Domus Aurea, Bulgari, Via Condotti Roma

 

D: Vorrei iniziare questa conservazione partendo dalla spiccata attitudine di Bvlgari al concetto di “restituzione” alla comunità e al territorio in cui è nata l’azienda, come gli importati interventi di restauro – tra cui quello per la Scalinata di Piazza di Spagna in occasione dei 125 anni del marchio – sino al recupero dell’area archeologica di Largo di Torre Argentina, tutt’ora in corso: un mecenatismo che si esprime in molte accezioni…Ce ne puoi parlare?  

R: Uso l’espressione “mecenatismo” nel suo significato più ampio perché in Italia è una modalità regolata da normative specifiche, mentre nel nostro caso è più una “forma mentis”, un modo di pensare declinato in molti aspetti differenti: in primis le iniziative che vogliono perseguire un concetto di “restituzione” concreto e pratico, a partire dalla città di Roma e alla comunità romana, in coerenza con l’identità del brand e con la famiglia, entrambe molto radicate sul territorio: Bvlgari è un’azienda che negli ultimi anni ha dedicato molto energie e risorse all’intervento “attivo”, dedicandosi ad operazioni di restauro – a partire dalla Scalinata di Trinità dei Monti nel 2016 ai recenti interventi per gli straordinari Marmi della Collezione Torlonia, ora visibili per la prima volta dopo molto tempo, e la sponsorship per la relativa mostra, attualmente in corso a Villa Caffarelli.

 

I Marmi Torlonia, Villa Caffarelli, Roma

 

La famiglia Bulgari inoltre è da sempre sostenitrice della Arti (sono noti e attivi collezionisti), in particolare attenta agli artisti e ai giovani talenti. Trovo molto significativo, a questo proposito, un episodio che meglio di tutti racconta la sensibilità verso il talento in senso costruttivo e generoso, sentimento a cui faccio riferimento: quando è scomparso uno degli orafi più importanti per la Maison, Ubaldo Crescenzi, stretto collaboratore del signor Giorgio, le due giovani figlie non sapevano se e come gestire un’attività così importante e avviata: è stato proprio il signor Giorgio ad aiutarle e spronarle (stiamo parlando degli anni ’60!) nel continuare l’attività paterna. Non solo le ragazze hanno continuato brillantemente, ma oggi il laboratorio è una vera e propria fucina di giovani talenti.

Un sostegno quindi che è pubblico e che parallelamente avviene anche a titolo personale, con un’attenzione “silenziosa”, magari verso giovani pianisti come ai giovani artisti; in azienda abbiamo sempre “respirato” e fatto nostra questa visione, che fortunatamente è continuata anche con il cambio di proprietà (Bvlgari dal 2012 fa parte del gruppo francese LVMH, n.d.r., i fratelli Paolo e Nicola Bulgari sono rimasti nella governance come presidente e vice-presidente), che fortemente condivide questa particolare prospettiva. L’azienda ha infatti recepito una mentalità cosmopolita e sensibile ai talenti che è nel Dna familiare, e l’ha tradotta su una scala più ampia.

D: Arrivi proprio ora da Dubai dove avete presentato un premio per i giovani artisti…

Sì, questa è l’ultima iniziativa in ordine di tempo riservata agli artisti emergenti che lì vivono ed operano, anche in previsione dell’Expo di Dubai dove saremo presenti con una mostra; ricordo però anche il premio per la giovane arte in collaborazione con il MAXXI di Roma, iniziativa che portiamo avanti ormai da alcuni anni. Il discorso quindi si sviluppa su due binari paralleli: da un lato il recupero del passato in un’ottica di restituzione alla comunità, dall’altro, pesando che il passato serva per nutrire il futuro, nel supportare concretamente gli artisti di domani, incoraggiando il talento. Un apporto concreto alla società, con un’attenzione speciale alle nuove generazioni. Un altro ambito di nostro interesse e in cui siamo molto attivi è quello della filantropia che, rientra, nuovamente, nel concetto di restituzione: personalmente lo interpreto come un dovere sociale che le grandi aziende dovrebbe sempre assolvere, a maggior ragione le aziende del lusso perché hanno il privilegio di avere a che fare quotidianamente con la Bellezza e il Bello deve essere sempre legato al “Bene”.

D: Cosa ci puoi raccontare delle mostre che presentate nelle varie città del mondo per raccontare l’identità Bvlgari, sempre però in un’ottica di coerenza con il luogo che andrà ad ospitarle? Penso, tra le altre, alla bellissima mostra in collaborazione con il Thyssen Bornemisza di Madrid nel 2016 …

R: La mostra Bvlgari y Roma è nata in stretta relazione con la direzione del museo, e l’esito è stato particolarmente felice, poiché si è rispettata la visione storica propria del Museo, illustrando come l’architettura e l’arte della Roma antica e moderna abbiano ispirato i designer della Maison Bvlgari negli ultimi decenni. Questo attraverso un serrato dialogo tra una selezione di esemplari della Heritage Bvlgari Collection con i dipinti e le incisioni originali datati tra il XVII e XIX secolo che riproducono i monumenti romani che li hanno direttamente ispirati. I pezzi con cabochon richiamano le cupole, la lucentezza dell’oro – bianco o giallo- evocano lo splendore delle pergamene dell’arte barocca, i disegni geometrici riprendono le linee pure delle rovine: un modo per meglio leggere il grande patrimonio culturale che è custodito nella nostra identità. Grande rilevanza in questo contesto ha avuto la serie delle monete, che prevede l’inserimento di monete antiche nei gioielli, collane e bracciali: ancora oggi richiestissima nonostante la difficoltà e la preziosità insita in un gioiello come questo. Un’idea audace, un successo ininterrotto da più di quarant’anni, da quando il Signor Nicola propose per la prima volta l’accostamento non già di una riproduzione di una moneta antica, ma la scelta di inserire un pezzo di vero antiquariato, trasferendolo dalle collezioni nummarie in un gioiello da indossare nella vita di tutti i giorni, unendo l’antico al “nuovissimo”.

 

Bulgari, Collana in oro bicolore 18 carati modello Tubogas con  monete antiche in argento, ’70.

 

 

D: Anche le altre mostre nascono sempre con particolari tagli tematici appositamente elaborati…

R: Nel progettare le esposizioni Bvlgari in ambito nazionale e internazionale, specialmente in questi ultimi anni, desideriamo partire sempre da una considerazione precisa: trovare una chiave di lettura della nostra storia, sviluppando un tema che di volta in volta approfondisca un aspetto da una particolare prospettiva. Nel fare questo abbiamo la possibilità di confrontarci con istituzioni culturali dei diversi paesi che ospitano le nostre mostre in uno spirito di condivisione e reale compartecipazioni di intenti. A Madrid come ho accennato abbiamo valutato con lo staff del museo diversi scenari giungendo infine ad un particolare percorso espositivo, e questo naturalmente al di là dell’aspetto strettamente allestitivo: il concetto deve essere rilevante per noi ma anche per i visitatori del museo che ci ospita e questa sensibilità può giungere solo da chi lavora per quella determinata istituzione culturale. Cerchiamo quindi di comprendere quale possa essere il taglio narrativo corretto per un determinato pubblico e dove è possibile costruire un percorso insieme, coerente e rispettoso per entrambi.

 

Bvlgari e Roma, Museo Thyssen Bornemisza, Madrid

 

La mostra al Cremlino è nata da un lungo lavoro curatoriale con la direzione e lo staff, tra l’altro molto competente sui gioielli: con loro è nato un discorso estremamente fruttuoso che riguardava in particolare il costume, il ruolo della donna nella società letto attraverso il gioiello. “Tribute to Femininity: Magnificent Roman Jewels” ha offerto un punto di vista interessante che ci permesso di leggere anche il nostro archivio da nuove prospettive. Da questo punto di vista la grande esposizione del 2019 a Roma La storia e il Sogno, nella duplice sede di Castel Sant’Angelo e Palazzo Venezia, è stata utilissima: abbiamo lavorato con un comitato scientifico “tecnico” approfondendo aspetti storici relativi in particolare alla famiglia Bvlgari, a partire dal fondatore Sotirio Bvlgari e il contesto storico di fine ottocento.

 

“Bvlgari y Roma”, Museo Thyssen Bornemisza, Madrid

 

D: L’ultima mostra Bvlgari Colors è stata inaugurata pochi giorni fa presso l’Hangaram Design Museum di Seoul, Corea…

R: Dal 2016 abbiamo puntato sull’uso della tecnologia in un’ottica di esperienza immersiva che sia funzionale alla mostra e ne valorizzi i gioielli: un nuovo linguaggio che riteniamo giusto per il nostro tempo, e non mi sto riferendo solo alle nuove generazioni: siamo tutti maggiormente coinvolti dall’aspetto visivo. Per la mostra Bvlgari Colors abbiamo pensato che questo linguaggio potesse veicolare in maniera efficace il racconto della nostra storia.

 

Bvlgari Colors, Hangaram Design Museum di Seoul, Corea

 

La Corea da questo punto di vista era per noi una grande sfida: conoscono il nostro nome ma desideravamo meglio raccontare chi siamo, le nostre origini, la nostra romanità e questo non in maniera didattica ma nuova e contemporanea, visiva ed esperienziale, passando attraverso la musica (che per me è un aspetto fondamentale) e persino una dimensione olfattiva. I colori sono un linguaggio universale che supera il background culturale dei diversi paesi e allo stesso tempo rappresentano bene la nostra identità perché rimandano alle pietre di colore, tra le caratteristiche Bvlgari più riconoscibili; inoltra abbiamo richiesto l’intervento di artisti coreani che presentano alcune loro opere in dialogo con la mostra: un tributo alla cultura locale ma anche un modo per ricordare lo stretto legame tra Bvlgari e l’Arte, in termini di conservazione e di promozione di giovani talenti.

Anish Kapoor, Bulgari BZERO 1

 

D: Cosa puoi dirci delle collaborazioni sul “gioiello d’artista”, sviluppato in particolare per l’anello BZERO 1?

R: Per quanto riguarda la collaborazione con gli artisti Bvlgari si è distinta per un “avvicinamento” al mondo dell’arte estremamente rispettoso, visto davvero come la proposta di dialogo coerente tra la nostra identità e quella dell’artista chiamato a reinterpretare un gioiello, dandone una personale lettura che fosse al contempo coerente per la storia del marchio. La scelta è caduta sull’anello Bzero 1, un’ opera tra le più rappresentative,  vendute e iconiche: un successo mondiale che è stato immediato sin dal suo lancio nel 1999: la collaborazione con Anish Kapoor, che ha conferito all’anello il particolare carattere specchiante convesso, risale al decimo anniversario, nel 2009, mentre con Zaha Hadid la collaborazione è stata avviata nel 2015, solo un anno prima della sua prematura scomparsa: un anello che si distingue per un sapiente alternarsi di pieni e vuoti, estremamente organico ed elegante nella purezza delle linee, al pari delle sue celebri architetture. Entrambi sono stati grandi successi proprio perché nati con uno spirito di rispetto concettuale da entrambe le parti.

              Zaha Hadid, Bulgari BZERO 1

 

Questi ad oggi sono certamente i casi più eclatanti e volutamente unici di collaborazione con artisti nell’ambito del gioiello: ricordo anche la Tortue de Soirée, una scultura preziosa realizzata in collaborazione con Francesco Vezzoli in occasione della mostra Huysmans, de Degas à Grünewald sous le regard de Francesco Vezzoli nel 2020 al Musée d’Orsay di Parigi. Altre collaborazioni con artisti e designer sono state promosse come “capsule” non continuative in ambiti diversi, più legati al mondo degli accessori e degli eventi temporanei, come le settimane dedicate al Design a Milano e a Roma.

 

 

Francesco Vezzoli, Tortue de Soirée, 2020 realizzata in collaborazione con Bulgari

 

D: Come definiresti lo spirito Bvlgari?

R: In questi ultimi anni Bvlgari è cambiata tanto da un punto di vista societario ma è rimasta sempre coerente al suo Dna: questo è un aspetto fondamentale che si respira molto in azienda e ne rafforza lo spirito di appartenenza. La parola che potrebbe meglio identificarlo potrebbe essere “eclettismo”: in molti anni di storia davvero numerose sono state le fonti di ispirazione, ma sempre convogliate in un’identità precisa che racchiude capacità di visione, senso di appartenenza storica, grande capacità tecnica. Molte anime, a volte persino in apparente contrasto, che diventano parte di un unicum armonico e riconoscibilissimo: un po’ come Roma stessa che è frutto di una stratificazione secolare talvolta incongruente, eppure bellissima, unica nel suo genere. Un parallelismo che unisce Bvlgari a Roma in modo indissolubile, unite nello stesso spirito, nel saper attraversare con eleganza la dimensione Tempo, sempre rimanendo fedeli a sè stessi. Una caratteristica non sempre facile ma che, quando accade, ha qualcosa di magico.

 

“Tribute to Femininity: Magnificent Roman Jewels”, Museo del Cremlino, Mosca

 

D: Un’ultima domanda, più personale: cosa rappresenta il gioiello per Lucia Boscaini?

R: È un oggetto da ammirare come un’opera d’arte e mi comunica sempre una grande emozione: non mi induce tuttavia un senso di possesso, quanto piuttosto di stupore per la bellezza che scaturisce da grande sapienza tecnica e profondo senso estetico, espressi sia nell’accostamento cromatico delle pietre che nella scelta della composizione.Adoro poi vederli indossati: questa è stata sempre una regola aurea per la famiglia Bvlgari, come insegnato dal fondatore Sotirio: il gioiello deve essere pensato per il corpo e deve essere portabile nella quotidianità, pur nella preziosità e nelle dimensioni importanti: negli anni i nostri orafi hanno elaborato soluzioni tecniche sofisticate per rendere i gioielli estremamente confortevoli, rispettosi di chi le indosserà,  attraverso il tempo e le generazioni: un senso per Bellezza che è Cura, nell’accezione più alta del termine.

 

Bulgari Heritage Domus

Via Condotti 10, ROMA

About Paola Stroppiana

Paola Stroppiana (Torino, 1974) è storica dell’arte, curatrice d’arte indipendente e organizzatrice di eventi. Si è laureata con lode in Storia dell’Arte Medioevale presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Torino, città dove ha gestito per più di dieci anni una galleria d'arte contemporanea. Collabora con diverse testate per cui scrive di arte e cultura. Si interessa a nuovi percorsi d’indagine come il gioiello d’artista e le ultime tendenze del collezionismo contemporaneo, argomenti sui quali ha tenuto conferenze presso l’Università degli Studi Aldo Moro di Bari, Il Museo Civico di Arte Antica e la Pinacoteca Agnelli di Torino, il Politecnico di Milano.

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