Prosegue sino al 22 marzo alla Pinacoteca dell’Accademia Albertina di Torino la mostra Incanti russi, Opere pittoriche di tradizione dell’Accademia Glazunov di Mosca, a cura di Salvo Bitonti.
La mostra sta ottenendo in queste prime settimane dalla sua inaugurazione un grande successo di pubblico, tanto da figurare tra le mostre più visitate alla Pinacoteca Albertina negli ultimi anni: interessante constatare come la pittura figurativa stia tornando all’attenzione di pubblico e critica, non come virtuosistico sapere ma come esempio di recupero di stilemi classici sapientemente rivisti che, in questo caso, richiamano la grande stagione della pittura russa dell’Ottocento.
Singolare la storia dell’Accademia Glazunov: nel 1986 l’artista sovietico Il’ja Glazunov, durante il periodo riformatore della perestrojka, è riuscito a far rivivere questa gloriosa Accademia di Belle Arti di Mosca che tanto seguito aveva avuto nel corso dell’Ottocento e nel periodo delle avanguardie russe degli anni venti del Novecento. Vi ebbero influenza e vi furono ospiti artisti come Lentulov, Konchalovsky, Mashkov, Rodchenko, come anche Malevich e Kandinsky.
Fondamentalmente legata alla tradizione pittorica dei grandi modelli della pittura e della scultura classica, in primis italiana, o alle rievocazioni storiche e religiose del folclore e del sentimento popolare russo, l’Accademia a metà negli anni ’20 fu fusa con altre istituzioni più tecniche che artistiche per volere dello stesso Lenin, in nome di un certo disprezzo per la pittura antica e i modelli classici a favore del cosiddetto “realismo socialista” che voleva avvicinare l’arte alle classi proletarie in chiave di propaganda politica. Oggi, scomparso il suo rifondatore, Il’ja Glazunov, questa particolarissima Accademia è retta dal figlio Ivan Glazunov, artista di grande rilievo, in nome di un ritorno a quei temi cari alla cultura del popolo russo, alla sua letteratura, alla sua musica, al suo teatro e al suo più antico mondo poetico ovvero lo sguardo alla storia nazionale, al sentimento e alla tradizione religiosa popolare e alla mitologia del popolo russo insieme ai suoi paesaggi e visioni architettoniche. L’aspetto educativo della composizione pittorica impartita in questa scuola, porta in auge un sistema codificato e mai superato della tecnica artistica e realizzativa delle opere: composizione dal vivo dei soggetti, studio ed equilibrio dello spazio da rappresentare, attenzione alle atmosfere luministiche e accurata distribuzione nello spazio dei movimenti dei personaggi dipinti, ma soprattutto approfondimento della psicologia dei personaggi negli eventi narrati che ci introducono in una rappresentazione quasi teatrale di particolare fascino e significazione.
La mostra alla Pinacoteca Albertina di Torino è allestita con la curatela di Salvo Bitonti, osservatore e coordinatore registico di queste opere, e vorrebbe restituire uno sguardo quasi cinematografico su un mondo magico di una terra e di una cultura e di un popolo che tanto ha influenzato l’immaginario artistico europeo ancora prima del suo grande e decisivo momento storico dato dalla rivoluzione d’Ottobre. I ventidue dipinti, selezionati insieme alla presidente dell’Accademia Paola Gribaudo sono per lo più di grandi dimensioni e sono stati realizzati tutti da studenti come tesi di diploma o durante i diversi anni di corso di studio all’Accademia Glazunov, in un arco temporale che va dal 1999 al 2019; In questi lavori scelti è predominante il carattere storico, religioso nonché il folclore popolare della grande nazione russa.
La morte misteriosa del piccolo zarevic Dimitri, all’epoca di Boris Godunov, suicidatosi o forse ucciso per una congiura. Una scena di corte ai tempi di Ivan il terribile, processioni nuziali di grande fascinazione visiva o ancora l’azione taumaturgica del futuro San Basilio nelle strade di Mosca e immagini della capitale moscovita al tempo dei boiari o fiere presso altre città russe, sono alcuni episodi delle opere oggi presentate che maggiormente colpiscono per la loro forza rappresentativa. Di particolare pregio il lavoro sui paesaggi, come le vedute di alcune chiese di Mosca e di un antico monastero greco-ortodosso, quello dell’assunzione di San Cirillo, insieme a un paesaggio in cui scorre lieve il passaggio dalla stagione invernale a quella primaverile; ed ancora scorci moscoviti del Cremlino o del monastero di Novodevičij. A questa selezione si aggiungono alcuni acquarelli e matite su carta, piccole opere d’arte ispirate alle bylìny, componimenti della tradizione epica orale russa. Concludono questo percorso una natura morta e un ritratto di una giovane fanciulla nei pressi di un pozzo.
Queste opere sono caratterizzate da una tecnica che solo ad una lettura fuggente può apparire esclusivamente virtuosistica, nella sapienza dell’uso del colore e nella precisione dei dettagli d’insieme; invece l’eco di cui risuonano questi dipinti, ovvero quello della felice stagione della pittura russa del realismo e verismo ottocentesco, li rendono, sì una riproposta dell’antico ma anche una sfida modernissima a un tempo. Essi ci restituiscono l’incanto di un tempo perduto, ricreano atmosfere lontane, riportando indietro la nostra concezione del tempo e dell’arte, come solo il teatro dei grandi registi della scena e i massimi registi cinematografici hanno saputo fare in epoca contemporanea. Si pensi, in ambito russo, alle perfette realizzazioni per il teatro o per il cinema dovute alla maestria di registi come Alexandr Sokurov o Nikita Michalkov; di questi artisti certamente non potranno mancare alcune visioni di loro capolavori, come corollario di studio e approfondimento per questa singolare mostra nella nostra Accademia Albertina, in questa celebrazione del mondo russo e del suo innegabile fascino.
Per info
Incanti Russi
Pinacoteca Albertina, via Accademia Albertina 8, Torino