giovedì , 21 Novembre 2024
  • INCANTESIMI – I costumi del Teatro alla Scala dagli anni Trenta a oggi

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  • INCANTESIMI – I costumi del Teatro alla Scala dagli anni Trenta a oggi

  • Maurizio Millenotti, Cinderella di Prokof’ev (2015)

  • Teatro alla Scala: “Maria Callas in scena – Gli anni alla Scala”

Incantesimi – costumi teatrali scaligeri a Palazzo Reale Milano

INCANTESIMI – I costumi del Teatro alla Scala dagli anni Trenta a oggi

“Sottratti all’incantesimo della scena, 24 costumi teatrali”, restaurati per celebrare i 40 anni dell’Associazione Amici della Scala, “restituiscono la loro magia nelle sale di Palazzo Reale”. Filippo Del Corno, Assessore alla cultura.

Una magia che si nutre anche di immagini, suoni, luci e colori per catturare l’attenzione di un pubblico sempre di fretta, che entra ed esce dalle sale espositive. Una magia che sarà svelata nelle interviste ad Anusc Castiglioni, scenografa teatrale e responsabile dell’allestimento di mostre e Teatro d’ombra, Mario Brancato e Federica Sala, titolare il primo e costumista la seconda dello storico Atelier Brancato.

Violetta, costume di Gabriella Pescucci 1990 per la Traviata di Verdi diretta da Liliana Cavani

Protagonisti del palcoscenico sono loro i costumi teatrali, dietro le quinte invece le mani e la creatività degli artigiani, costumisti, artisti e stilisti che li hanno realizzati. Ma non siamo al Teatro alla Scala, ad ospitare questi capolavori della sartoria scaligera e dei più importanti Atelier sartoriali milanesi sono le magnifiche sale degli Arazzi di Palazzo Reale.

La mostra segue un percorso cronologico, per raccontare la storia del costume teatrale, e ha un suo ritmo particolare dato dall’allestimento di Anusc Castiglioni. La progettazione dell’illuminazione racconta la storia di ogni costume. Un incantesimo di pochi minuti si ripete in ogni sala. I costumi si illuminano uno alla volta e come per magia raccontano la propria storia con le immagini originali del costume in scena, la musica delle opere teatrali e i volti di chi le ha interpretate indossandoli.

Anusc Castiglioni, responsabile dell’allestimento

“In ogni stanza ho allestito un palcoscenico e le sale di Palazzo Reale, con i loro stucchi dorati, gli arazzi, i dipinti, gli specchi e i lampadari, sono la scenografia che entra nella narrazione dell’opera. Violetta sul palcoscenico dell’ultima sala, davanti al quale è stato lasciato volutamente uno spazio, sembra attardarsi davanti allo specchio sul camino come se fosse nella sala delle feste di casa sua. Don Giovanni si vede riflesso nello specchio, seguendo la direzione cronologica della mostra, prima ancora di poter ammirare da vicino lo splendido costume del premio Oscar Franca Squarciapino.

Ho voluto creare un allestimento che dialogasse con lo spazio, non che lo nascondesse, e che fosse ponte tra i costumi teatrali molto ricchi e gli arredi delle sale a loro volta molto ricchi. La vera sfida è stata coniugare questa idea con le immagini e i video, parte del racconto multimediale progettato da Luca Scarzella (Studio Vertov), ma anche con le distanze di quanto mettevo in scena per rispettare le norme di sicurezza. Molto studio hanno richiesto anche i pannelli che ci sono dietro i costumi. Ero partita dall’idea di fare una pittura scenografica. Poi mi sono resa conto che avevo bisogno di qualcosa che valorizzasse, ma non superasse, la presenza scenica degli abiti. Ho scelto così un tessuto neutro, in diversi colori scuri, con dentro una preziosità metallica per dare al contempo la giusta luminosità”. Anusc Castiglioni, responsabile dell’allestimento

Anusc Castiglioni ha lavorato con l’Atelier Brancato per la ricerca dei manichini. Creati su misura o modificati, per vestire fisicità molto diverse (dalla Carla Fracci ad Ambrogio Maestri nel Falstaff). I manichini imitano posture in alcuni casi verosimili in altri stilizzate, cercando di ricreare gli atteggiamenti di scena.

Il recupero e la valorizzazione di gran parte dei costumi esposti sono stati affidati all’Atelier Brancato, che ha lavorato in forte sintonia con Rita Citterio, responsabile del magazzino costumi del Teatro alla Scala, anche nella selezione dei costumi per la mostra.

Mario Brancato e Federica Sala, Atelier Brancato

“Siamo stati coinvolti in questa mostra perché da oltre quarant’anni lavoriamo con il Teatro alla Scala per la realizzazione dei costumi di tantissimi spettacoli, in particolare del balletto, contribuendo con la nostra esperienza. Siamo molto legati anche ad Anna Crespi e Vittoria Crespi dell’associazione Amici della scala. È un rapporto di grande rispetto reciproco che dura da tanti anni.

La sartoria della scala è una delle poche che ancora produce i costumi dello spettacolo, appoggiandosi anche a sartorie esterne. Per realizzare costumi teatrali esistono 3 must da seguire: il primo è l’aderenza al progetto scenico del regista, il secondo l’adesione alle linee volute dal costumista, il terzo le necessità di chi lo indossa. Il costume segue le esigenze reali dell’interprete. I busti non devono essere troppo rigidi per il cantante lirico, mentre il costume deve essere come una seconda pelle per il ballerino.

La grande bravura sartoriale si vede soprattutto nella realizzazione dei costumi per la danza, in cui il nostro Atelier si è specializzato, dove esistono precise regole sartoriali per dare il giusto movimento al corpo. Inoltre, dalla prova generale alla prima dello spettacolo la fisicità può cambiare molto. L’agilità della sartoria privata emerge proprio in situazioni specifiche e di emergenza.

Tra i costumi in mostra abbiamo realizzato interamente il costume per La messaggera dall’opera L’Orfeo, regia di Robert Wilson, disegnato da Jacques Reynaud (2009).

L’intervento per il restauro degli abiti, invece, è legato soltanto ad alcune mostre. In questo caso abbiamo dovuto affrontare necessità diverse. Alcuni costumi, in magazzino da tanto tempo, avevano bisogno di riacquistare volume, altri sono stati in parte ricostruiti sostituendo le parti danneggiate o ricreando quelle mancanti grazie a foto d’epoca. Abbiamo restituito al pubblico il costume nella sua bellezza originaria, esattamente come quando era andato in scena per la prima volta”. Mario Brancato, titolare Atelier Brancato

Lola, Cavalleria Rusticana, Franco Zeffirelli 1981 – Jocasta, Oedipus Rex, Pier Luigi Pizzi 1969

“È stato un intervento di restauro molto interessante, ogni costume aveva la sua particolarità e mi è stata molto utile la conoscenza storica e sartoriale dei costumi teatrali acquisita in questi anni all’Atelier Brancato. E’ statoi molto importante anche collaborare con Chiara Donato, assistente di grandi costumisti dagli anni 70 in poi.

Alcuni costumi hanno richiesto strutture interne per poter rendere la forma originale o la fisicità dell’interprete. Per il costume di Ambrogio Maestri nel Falstaff, ad esempio, son state pensate delle imbottiture e un manichino su misura, per rappresentare bene le proporzioni e la spavalderia del personaggio.

Due costumi in particolare sono stati più complicati, perché avevano subito grossi danni dovuti al tempo o alla modalità di conservazione. L’Oedipus Rex di Pier Luigi Pizzi (1969), dove ho dovuto rincollare le semisfere una ad una. Le sfere mancanti sono state rifatte e ricolorate con le giuste sfumature. La bravura in ogni caso sta nel non far notare l’intervento di restauro. Ho poi reso l’originale forma tondeggiante del costume con delle stecche poste all’interno. L’imperatore giapponese di Jean Pierre Ponnelle, in La donna senz’ombra (1986), dove il grande collo del costume non aveva più l’anima interna, che è stata ricostruita per mantenere la linea originale.

Tanto lavoro è stato fatto anche per l’abito di Versace. La forma originale non esisteva più, con il ferro ho dovuto reinserire l’aria nella goffratura delle maniche e della gonna, operazione che ha richiesto molto tempo”.  Federica Sala, costumista Atelier Brancato

Atelier Brancato Costumi Teatrali
L’Atelier è nato nel 1961 dalla passione di Eufemia Borraccia Brancato, già costumista del Piccolo Teatro. L’atelier per cinquant’anni ha vestito prime ballerine, attori, modelle sui palcoscenici e i set di tutto il mondo.

“Maria Callas in scena – Gli anni alla Scala”- Museo del Teatro alla Scala

Certo non poteva mancare, nella prima sala della mostra,  un confronto tra le due grandi dive del Teatro milanese Renata Tebaldi e Maria Callas. Quest’ultima qui interprete di Amina, vestita da Piero Tosi ne La sonnanbula di Bellini, e di Donna Fiorilla, vestita da Franco Zeffirelli ne Il turco in Italia di Rossini. Entrambe le opere in scena al Teatro alla Scala nel 1955. Maria Callas è la protagonista, in questi stessi giorni e fino al 31 Gennaio 2018, di una mostra al Museo del Teatro alla Scala: “Maria Callas in scena – Gli anni alla Scala”, dove è possibile ammirare i meravigliosi abiti di scena, i gioielli e le fotografie d’epoca.

L’incantesimo continua, alcune magie non possono restare “non viste”, bisogna fermarsi e guardare. E così nella terza sala Gianni Versace che veste la Salomè dell’omonima opera di Strauss per la regia di Robert Wilson (1987), mentre Karl Lagerfeld la Didone dell’opera Troiani di Berlioz per la Regia di Luca Ronconi (1982). Nell’ultima sala, quella che racconta i nostri giorni, Maurizio Millenotti capace di destare meraviglia con i costumi tridimensionali, che sembrano sculture, della matrigna e delle sorellastre per la Cinderella di Prokof’ev (2015).

INCANTESIMI – I costumi del Teatro alla Scala dagli anni Trenta a oggi
a cura di Vittoria Crespi Morbio

Fino al 28 Gennaio 2018
Lun: 14:30 – 22:30
Mar – Mer- Dom: 09:30 – 20:00
Gio – Ven – Sab: 09:30 – 22:30
Chiusura anticipata alle 20.00 il 23 ottobre

INGRESSO GRATUITO

www.palazzorealemilano.it
www.amicidellascala.it
www.atelierbrancato.com
www.anusc.it

About Diana Cicognini

Diana. Dea cacciatrice! Il mio territorio è Milano, la mia preda l'Arte ... che racconto, scrivo, disegno e metto in mostra. Giornalista pubblicista, la mia Nikon mi accompagna sempre per testimoniare la bellezza e là dove il mio obiettivo fotografico non arriva...un grazie dichiarato ad artisti, gallerie ed uffici stampa che mi concedono "uno scatto" per le mie parole. Mi trovi su Instagram: @dianacicognini.contentcreator

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