Alla Tate Britain fino al 7 maggio la mostra dedicata agli Impressionisti espatriati
Una mostra su larga scala – la prima mai allestita di questa portata e rilevanza – per raccontare, attraverso oltre 100 opere, le storie di impressionisti francesi come Claude Monet, James Tissot, Camille Pissarro, che cercarono rifugio in Inghilterra al tempo della guerra franco-prussiana (1870-1904).
Per ricostruire le relazioni artistiche che intesserono oltre Manica e il modo in cui Londra influenzò i loro lavori, mostrando al contempo bellissime vedute della città dal punto di osservazione francese, nasce la mostra EY: Impressionists in London, French Artists in Exile (1870-1904), che resterà alla Tate Britain fino al 7 maggio 2018.
La mostra propone il punto di vista francese sulla cultura e sulla vita social inglese, molto diversa da quella che conoscevano in patria. Si possono osservare, ad esempio, personaggi che si godono i parchi in libertà, come in Kew Green di Pissarro (1892), cosa che in Francia, dove camminare sull’erba non era consentito, era impossibile.
Interessanti anche le rappresentazioni di scene di regate, con il loro contorno di folla sulle sponde dei corsi d’acqua e bandierine colorate, come quella dipinta in The Ball on Shipboard da Alfred Sisley e James Tissot (c.1874), segno evidente che le tradizioni e i momenti di aggregazione inglesi stimolarono l’immaginazione degli Impressionisti dell’epoca.
Mentre si trovavano a Londra, gli artisti francesi gravitarono intorno a figure di spicco che li aiutarono a sviluppare le loro carriere e al contempo fornirono sostegno economico. La mostra alla Tate Britain guarda ad esempio al rapporto tra Monet e Charles-François Daubigny, o al ruolo di spicco ricoperto dal cantante d’opera e mecenate Jean-Baptiste Faure, con opere di sua proprietà come Molesey Weir, Hampton Court, Morning di Sisley (1874) in mostra.
Una delle figure di maggiore spicco ad essere celebrata è sicuramente il mercante d’arte Paul Durand-Ruel, che incontrò per la prima volta a Londra Monet e Pissarro durante il loro esilio nel 1870-71. Durand-Ruel acquistò oltre 5.000 opere di Impressionisti durante la sua vita, cosa che, stando alle parole dello stesso Monet, salvò molti di loro dall’indigenza.
Parte della mostra è dedicata all’analisi del ruolo centrale ricoperto da Alphonse Legros nel creare una sorta di network tra emigrati francesi. Come professore di belle arti alla Slade School di Londra tra il 1876 e il 1893, ebbe un impatto dinamico sull’educazione artistica inglese sia come pittore che come incisore, ed esercitò anche una forte influenza sulla rappresentazione della vita nei campi, come si può vedere nel suo The Tinker (1874).
Ebbe anche il merito di presentare i suoi mecenati Constantine Alexander Ionides e George Howard, nono Conte di Carlisle, allo scultore Aimé-Jules Dalou che poi, insieme al collega Edouard Lantéri, plasmò la scuola inglese, cambiando per sempre il modo con cui veniva insegnata l’arte della scultura. C’è anche spazio per esaminare i soggiorni di Jean-Baptiste Carpeaux nella capitale britannica, programmati in origine per stare più vicino al suo maggiore mecenate, l’imperatore Napoleone III.
La sezione conclusiva, e più ampia, della mostra, è dedicata alle rappresentazioni del Tamigi, con un bel gruppo della serie di dipinti di Monet Houses of Parliament. Il racconto di Londra e del suo fiume diventarono infatti un tema chiave nell’arte francese. Una selezione dei dipinti di monumenti di André Derain, che riprendono direttamente quelli di Monet, dimostrano la continuità del motivo nella storia dell’arte.
La mostra alla Tate Britain si chiude con l’Entente Cordiale – l’accordo ufficiale stipulato nel 1904 tra Francia e Gran Bretagna per il reciproco riconoscimento delle sfere di influenza coloniale – che, nel caso di Monet, coincise con l’apice di un progetto artistico iniziato nel 1870.