La Galleria Narciso, nella ricorrenza del 95° compleanno di Carlo Guarienti e della mostra monografica a lui dedicata presso l’Accademia Albertina di Torino, presenta un gruppo di inediti acquerelli, litografie e tele realizzate negli anni da questo artista complesso e affascinante, sostenuto da una profonda cultura scientifica e psicanalitica che ne ha guidato scelte tematiche e originali soluzioni formali.
La mostra, visitabile sino al 31 gennaio 2019, è a cura di Sally Paola Anselmo Pinottini, moglie del compianto Marzio Pinottini, vero e proprio genius loci che dal 1960 ha reso la galleria Narciso un avamposto di ricerca, luogo di incontri e proposte spesso precorritrici sui tempi, che ha profondamente inciso sulla storia culturale di Torino e non solo. Come riportato nel testo che accompagna la mostra, la scelta operata nell’ambito della ricca produzione dell’artista, la cui vena creativa è tuttora vivida, “si propone di ampliare la panoramica offerta dalla mostra presso l’Albertina – sapientemente curata da Paola Gribaudo che ne ha curato anche il catalogo – per far ancor più emergere il peculiare carattere dell’artista Guarienti: la curiosità. Curiosità che con intelligenza lo ha guidato a vincere la Noia, tentando di “seguir virtute e canoscenza”. Egli stesso, in un colloquio con Costanzo Costantini, ebbe ad affermare che “Solo la curiosità ci aiuta a capire”, infatti è la sola che ci aiuti a non smarrirci”.
Abbiamo chiesto a Sally Pinottini di accompagnarci per una visita in mostra, realizzata in totale sintonia con l’artista, evidenziando alcune opere particolarmente significative e rappresentative dei molteplici filoni creativi di Guarienti: “Questa mostra nasce sotto l’egida di una piena intesa tra me e l’artista, con il quale è intercorso sin da subito un dialogo serrato e proficuo, tanto da ragionare insieme anche sui titoli delle opere; la percezione personale è che l’artista si sia sentito compreso e mi pare che la mostra dichiari pienamente questo scambio, così come dovrebbe essere sempre in una galleria che lavori seriamente. Condurre una galleria privata è un’attività che richiede studio, coinvolgimento, adesione al progetto culturale che si intende proporre e sviluppare, un impegno alla “scoperta” e all’approfondimento che spesso precede nelle sue proposte il museo pubblico, così come è successo in diverse occasioni per la Galleria Narciso in tanti anni di lavoro e di mostre presentate. In questa esposizione abbiamo enucleato alcuni temi e tecniche: ad esempio le litografie sono state disposte in modo tale da costituire un corpus a sé. Tra esse vorrei citare Oltre la cornice: Guarienti ha attraversato il Novecento e ha conosciuto e frequentato molti artisti; certamente lo spirito saviniano surrealista lo ha colpito e ha influenzato la sua poetica, densa di figure zoomorfe, ambientazioni oniriche, oggetti come conchiglie o figure appena abbozzate che emergono dall’ombra a fantastico corollario della scena. Le figure nell’atelier sembrano collocarsi oltre ad uno specchio, altro tema caro al mondo surrealista, si vedono figure che rimandano ad Allimandi e a Delvaux nel loro ambiguo ed elegante disporsi e sovrapporsi, nel guardare verso l’esterno o verso un mondo altro. Interessante anche la litografia stampata su due lati, che sarebbe da esporre tra due vetri per apprezzarne il recto e il verso: su un lato è rappresentato un Riposo sotto l’Albero, dall’altro Leda e il Cigno, con un cerchio che rappresenta la vita, soggetto che tornerà in altre litografie declinate in colorazioni diverse. Un altro tema caro all’artista è quello dell’ispirazione, inteso sia come “il pittore e la modella”, sia come pensiero creativo tout-court: mi piace segnalare le tre versioni del Sogno del Pittore, in cui l’artista sembra assopito vicino ad un quadro in preparazione, alla spalle una figura misteriosa che incombe, l’ispirazione, o un modello, o la rappresentazione stessa dell’idea creativa.
Nuovamente in un’altra opera torna come soggetto la modella, abbozzata su una carta che ci parla anche della pratica artistica di Guarienti: un processo complesso e articolato che avanza per fasi, ripensamenti, aggiunte. Si giunge quindi ad un quadro di grande intensità, una carta su tavola molto interessante che rappresenta un mostro con estremità zoomorfe, vestito in grisaille, che si è, con evidenza, mangiato un arto. Guarienti nel descrivermelo lo ha chiamato ossimoricamente La mano per sottolinearne il dettaglio mancante: personalmente nell’atto stesso di mangiare la propria mano ho letto una fortissima autocritica e l’artista ha concordato su questo titolo: Autocritica ci invita a riconoscere i nostri medesimi interrogativi esistenziali, con spirito severo e a tratti impietoso, come gli Autoritratti (esposti anche all’Accademia Albertina) eleganti e totalmente privi di autocompiacimento. Su un’altra parete proseguono le riflessioni sulla figura umana: il Totem che ricorda l’Art Brut di Dubuffet, il Robot, l’uomo Caesar visto attraverso il filtro dell’antichità, quasi inciso, nella finezza del tratteggio, come antica medaglia.
Si passa ad una bellissima figura femminile di ascendenza classica in cui vi sono altri due volti, forse sguardi. Interessanti le opere a tema naturalistico, mi hanno ricordato il procedimento tecnico di Enzo Benedetto che utilizzava sabbie e minerali per la loro cromia; in alcune composizioni Guarienti le utilizza per dare alla composizione un diverso spessore materico, inoltre usa con disinvolta perizia tempera, acquerello, polvere di marmo…elementi aggiunti in momenti diversi che rilasciano gradazioni differenti.
Nei paesaggi – montagne e nevai – rarefatti e sospesi fra visione e ricordo onirico, le cromie sono restituite dall’utilizzo delle diverse matericità, sottolineate anche nel bordo sabbioso pensato come elemento decorativo.
Nel salone abbiamo scelto di mostrare quelli che abbiamo definito essere dei d’après ispirati da soggetti famosi del passato, così come la Morandiana o la variazione sul tema della Canestra di frutta del Caravaggio, declinata secondo tavolozze differenti: in questa sua attitudine l’artista dimostra un rispetto per gli altri artisti che mi ha colpito. Nell’esercizio della miglior natura morta si apprezza una grafite rialzata conpastello bianco in modo molto raffinato. Un altro dipinto richiama campi arati quasi giustapposti a collage, con particolare cromia a toni freddi; infine torna la figura zoomorfa, spesso presente nella sua poetica come potente allegoria di una umanità psicologicamente deforme.
Ho apprezzato molto come l’artista abbia trattato l’urgenza dell’ispirazione che lentamente ma inesorabilmente prende corpo: nel Sogno del Pittore man mano emerge uno studio psicologico raffinato che parla del sé contrapposto all’altro, emozione che suscita anche nei suoi autoritratti, talvolta quasi impietosi, che invitano ad uno sguardo severo su ognuno di noi. Un messaggio che Carlo Guarienti ci restituisce con grande energia, pienezza intellettuale, e quella profondità che gli sono proprie e che ci conducono dalla nozione alla coscienza poetica della realtà.
Per info:
Carlo Guarienti
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