Al Festival dei diritti umani, in corso a Milano, l’artista è alle prese con il live painting degli interventi degli ospiti. Tema la devastazione ambientale.
Gianluca Costantini è un artista ma anche un attivista, non a caso sempre più impegnato in lavori classificabili come graphic journalism, sintesi di parole e disegni per raccontare il reale che talvolta può risultare più efficace del giornalismo scritto. Censurato sul web dal governo turco, ha indignato molti lettori francesi per un fumetto sui terroristi di Charlie Hebdo. Dal 2016 accompagna con i suoi disegni le attività di DiEM25, il movimento fondato da Yanis Varoufakis, e collabora online con l’artista Ai Weiwei. Ha pubblicato, tra gli altri, su Internazionale, Pagina99 e Corriere della Sera in Italia, LeMan in Turchia, Courrier International e Le Monde Diplomatique in Francia. Il suo ultimo libro, edito da Becco Giallo, si intitola “Fedele alla linea”.
In questi giorni Costantini è impegnato come live painter nell’ambito del Festival dei diritti umani di Milano. Sua è la mano che, sul maxischermo, traccia in diretta la trasposizione grafica degli interventi più rilevanti. Non è la prima volta: con i suoi disegni ha mappato lo svolgimento dello Human Rights Watch Film Festival di Londra, dell’International Film Festival and Forum on Human Rights a Ginevra e del Festival di Internazionale a Ferrara. “Lavoro ormai da tantissimi anni sui diritti umani, sono specializzato su queste tematiche e un po’ alla volta i festival hanno cominciato a chiamarmi. All’inizio, più che altro facevo disegni per i social network, qui a Milano mi fanno fare proprio il live – spiega -. Il Festival dei diritti umani sta avendo un buon successo di pubblico. Il tema è interessante, la distruzione dell’ambiente. Generalmente non viene molto affrontato in rapporto ai diritti umani, invece è un argomento cruciale in questo momento e a livello globale”.
Qual è la più grande violazione dei diritti umani che stiamo vivendo?
La libertà di espressione è messa a dura prova. Io lavoro soprattutto sulle storie di prigionieri politici, giornalisti arrestati o uccisi, attivisti. Capita che le loro vicende si colleghino anche a questioni ambientali, per esempio spesso si tratta di persone che combattono per le loro terre, per espropri, per il grabbing dei territori. Per me è questo il tema più importante. La persona è sempre al centro nei miei lavori, ma la libertà di espressione del singolo si ricollega al tema ambientale in molti modi.
Sembra che il presente scorra senza lasciare traccia. I social network ci bombardano di notizie fresche e anche quelle più tragiche svaniscono velocemente nello “scroll” delle homepage. Secondo te il linguaggio del graphic journalism serve a fissare il reale?
Lavorando anche con ong come ActionAid posso dire che stiamo usando sempre di più il disegno proprio per il fenomeno dello “scrolling”. Scorrendo le homepage dei social con il dito, quando ci si trova davanti un disegno si rallenta. Con un’immagine si riesce a fermare molto di più l’occhio e l’attenzione degli utenti. ActionAid lavorava principalmente con fotografi per sensibilizzare sulle adozioni a distanza, sulla fame nel mondo. Purtroppo quel genere di foto ha probabilmente raggiunto un grado di saturazione tale nell’immaginario collettivo per cui non è più in grado di coinvolgere. Il disegno, invece, anche se è semplice, ci riesce ancora. Ti faccio un esempio stranissimo: quando scomparve Giulio Regeni io feci un disegno. Non esistevano molte foto online di Giulio e qualche giorno dopo, quando si seppe della sua morte, tutti i giornali ne cercarono una invano. Molti usarono il mio disegno, forse perché era l’unica immagine ad alta definizione in rete. La gente, osservandola, si soffermava sulla notizia molto di più. In quei primi giorni, Giulio poteva essere uno dei tanti casi di sparizione, ritratto nella solita foto scadente, sgranata, uguale a tante, di cui dopo poco non rimane nulla. Con il disegno la notizia ha acquistato un’importanza diversa. È l’effetto che ho visto sulle persone, soprattutto su Twitter dove i disegni funzionano molto più che le fotografie.
Recentemente sei stato incaricato dalla CNN di illustrare i Giochi olimpici invernali di Pyeongchang in Corea del Sud. Com’è andata?
La collaborazione è nata in maniera molto semplice. Avevo deciso di iniziare a lavorare sullo sport per occuparmi di qualcosa di più leggero rispetto alla politica e ai diritti umani, che rimangono comunque il mio tema principale. Ho realizzato dei disegni sullo sport e li ho pubblicati su Twitter. Sono stato contattato pochi giorni dopo dal supervising producer di CNN International Digital Sport. All’inizio mi è stato chiesto di illustrare alcuni articoli, poi di seguire le Olimpiadi con circa sette disegni al giorno su quello che più mi colpiva. In verità i giochi invernali avevano un risvolto politico quest’anno, quindi mi toccavano da vicino.
Molti tuoi lavori sono editi da Becco Giallo, forse l’unica casa editrice italiana a occuparsi di graphic journalism. Chi ha approcciato chi?
Diciamo che ci siamo annusati a vicenda. Ho iniziato facendo biografie per loro: la prima è stata quella di Julian Assange, poi ho fatto la “trilogia della sinistra” – un libro su Pertini, uno su Berlinguer, uno su Gramsci. E poi, recentemente, “Fedele alla linea”, una raccolta di 45 storie, dal reportage all’articolo di commento su argomenti nazionali e internazionali. In effetti in Italia le case editrici che si occupano di graphic journalism sono rarissime. Ogni tanto esce qualche titolo però collane vere e proprie al momento non ci sono, probabilmente perché non ci sono neppure gli autori. I graphic journalist sono perlopiù americani e francesi, gli italiani si contano sulle dita di una mano.
Stai lavorando a qualcosa di nuovo?
Il mio prossimo libro sarà pubblicato da Mondadori, ci sto lavorando insieme a una giornalista inviata in Libia, Francesca Mannocchi. Insieme racconteremo quello che ha visto lì. A me piace quando lavoro insieme ad altri giornalisti, quando esco sui quotidiani o sui settimanali. Più che pubblicare un nuovo libro mi interessa contribuire alla notizia, dare una sfumatura all’argomento del giorno con i miei disegni senza essere relegato nel mondo del fumetto.