Canale Arte presenta oggi un approfondimento corredato da immagini sullo Studio di Ezio Gribaudo e sulla Scultura di Dinosauro che campeggia di fronte ad esso in via Biamonti a Torino.
Lo studio dell’artista Ezio Gribaudo, situato in via Giuseppe Biamonti 15 a Torino e costruito nel 1974 dall’architetto Andrea Bruno, è una struttura in cemento armato a vista, con cubi sporgenti in modo irregolare dalla facciata. Non ci sono pilastri, soltanto due impianti portanti ai lati. Le ampie finestre consentono una vista sui più importanti monumenti architettonici e storici della città. L’Artista acquistò un terreno vicino a casa e chiese aiuto all’amico ed ex compagno di corso alla Facoltà di Architettura Andrea Bruno. Il risultato è un’interessante testimonianza dell’uso di un linguaggio progettuale e compositivo non convenzionale per l’epoca e per il contesto culturale torinese. Il Dinosauro posto di fronte allo studio, alto più di tre metri, è realizzato in serizzo: una roccia metamorfica che, geologicamente, risale all’Oligocene. Un viaggio a New York, dove l’artista visitò l’American Museum of Natural History con sua figlia Paola Gribaudo, ha inaugurato la stagione dei dinosauri nella sua opera, fissata successivamente dal libro Dinosaurus con Carlo Fruttero e Franco Lucentini e da un catalogo corredato dai testi di Martina Corgnati.
L’arte trova la sua collocazione in una sorta di intervallo tra necessità e accidentalità. Necessario è il contenuto poetico, il tessuto particolare che cela la trama di ogni volontà. Accidentale è il valore aggiunto esistenziale, l’indugiare su motivi ricorrenti. A questo modo, così tanto sono imponderabili il sogno personale e la testimonianza dell’esperienza vissuta, quanto imprescindibili saranno i loro stessi inquadramenti in modulazioni inevitabili.
L’archeologia riflette su forme che sopravvivono, definisce ciò che è antico, indica i rinvenimenti del principio. Oltre questo radicale antiquariato, è arduo rinvenire forme antecedenti. Crediamo di essere giunti al fondamento, scomponendo la storia fino al numero primo della concatenazione degli eventi.
La produzione artistica di Ezio Gribaudo ha modellato ogni effigie all’interno di una particolare operazione di ricognizione di superficie, scavo, lettura dei residui e degli indizi per successive e progressive acquisizioni di conoscenza. La ricerca delle tracce ha imitato, su carta tela legno metallo cemento, la tenacia del cercatore d’oro, la perizia dell’investigatore o l’indugiare curioso di una mano su oggetti misteriosamente e fascinosamente obsoleti. Questa catalogazione necessaria, condensata in un riconoscibile modello ritmico, ha affrontato e incluso ogni campo del sapere, ogni possibile o imprevedibile relazione tra idea e realtà, tra immagine e parola.
A partire da queste premesse, l’artista continua a giocare con questi bisogni e opportunità, confondendo volutamente materia e contenuto della propria indagine. Sembra, quasi, che non sia sufficiente aver creato una realtà assoluta, pre-storica, all’interno di un repertorio oggettivato. L’arte si cala negli argomenti che avevano informato la sostanza: appaiono, allora, i dinosauri, presenze archeologiche per definizione, presentati nelle infinite congetture della loro apparenza. Creature che mai conoscemmo, i dinosauri emergono in colori improbabili, nello spazio libero del bianco, nella monumentalità quieta del rilievo e della scultura. Scienza e immaginazione si prendono per mano, in una vertigine che giunge all’Umanesimo attraversando quello scarto, caratteristico dell’avanguardia, tra fenomeno e linguaggio.
La scultura di Ezio Gribaudo, in questo contesto di interdisciplinarità, si pone come simbolo di transizione. È disegno e pagina bianca, necessità e contingenza. In questo senso, l’opera scava una propria originale presenza nell’itinerario della storia. Traccia il simulacro di un dinosauro, segno archetipico e custode di memoria pre-antropomorfa, e lascia ai nostri occhi la libertà di giocare con linee e spazi. È trait d’union tra universo e percezione individuale, tra memoria e futuro, tra tradizione e imprevedibilità dell’immaginazione.