martedì , 3 Dicembre 2024

I magnifici ritratti in nero (e non solo) di Moroni alla Gallerie d’Italia a Milano.

Giovan Battista Moroni
Ritratto di sarto, 1572-1575 circa
Olio su tela, 99,5 x 77 cm
Londra, The National Gallery

Sarà visibile sino al 1 aprile 2024 alle Gallerie d’Italia, Museo di Intesa Sanpaolo di Milano, Moroni (1521-1580) Il ritratto del suo tempo.

La mostra, a cura di Simone Facchinetti e Arturo Galansino, è inserita nel programma Bergamo Brescia Capitale Italiana della Cultura 2023 ed è realizzata in collaborazione con Accademia Carrara di Bergamo e Fondazione Brescia Musei. Giovan Battista Moroni è un artista raffinato, famoso per i ritratti caratterizzati da straordinaria intensità espressiva, molto apprezzato dalla critica anche del passato, ma forse non così noto al grande pubblico. Quella di Milano, davvero imperdibile per importanza e qualità dei prestiti, raramente posti a confronto diretto, è la prima esposizione interamente dedicata alla carriera di Moroni, e presenta oltre 100 opere tra disegni, libri, medaglie, armature, ma soprattutto si avvale di partecipazioni eccezionali, dipinti provenienti da prestigiosi musei internazionali quali la National Gallery di Londra, il Kunsthistorisches Museum di Vienna, Gemäldegalerie – Staatliche Museen di Berlino, il Musée du Louvre, il Museo Nacional del Prado, la National Gallery of Art di Washington e il Philadelphia Museum of Art. Alle opere di Moroni si affiancano importanti testimonianze figurative di Lotto, con lo splendido Ritratto di Giovane delle gallerie dell’Accademia di Venezia,  Moretto, Savoldo, Anthonis Mor, Tiziano, Veronese e Tintoretto.

Veduta della mostra “Giovanni Battista Moroni, il ritratto del suo tempo” a Gallerie d’Italia Milano (Roberto Serra / Iguana / Gallerie d’Italia)

La mostra è suddivisa in nove nuclei tematici, ciascuno dedicato ad un particolare aspetto della produzione artistica dell’artista lombardo. Il percorso inizia con un approfondimento della figura di Alessandro Bonvicino detto il Moretto, il maestro di Moroni, di cui verranno esposte due testimonianze figurative come il grandioso San Paolo caduto da cavallo. A partire dall’inizio degli anni ’40 del Cinquecento, Moroni è documentato nella bottega bresciana del suo maestro ed è qui che inizia a raccogliere appunti grafici che andranno a costituire un prezioso taccuino di disegni, ricostruito in occasione della mostra. Successivamente è possibile trovare una sezione di approfondimento su Lorenzo Lotto, molto attivo a Bergamo dove ha lasciato significative tracce del suo passaggio. Sia sul fronte delle invenzioni di soggetto sacro sia su quello del genere ritrattistico Lotto ha rappresentato per Moroni una continua fonte di ispirazione.

Giovan Battista Moroni, Ritratto di Gian Gerolamo Grumelli (Il cavaliere in rosa), 1560
Olio su tela, 216 x 123 cm, Bergamo, Palazzo Moroni, coll. Lucretia Moroni in
concessione al FAI

Segue un approfondimento sul contesto trentino della metà del Cinquecento a partire dal Ritratto di Cristoforo Madruzzo, il Principe-Vescovo di Trento dipinto da Tiziano nel 1552 ed un’interessante comparazione tra il Ritratto di Alessandro Vittoria, scultore trentino, con il Ritratto di Giulio Romano di Tiziano. Chiude la sezione la cosiddetta Pala dei Dottori, un’opera pubblica commissionata a Moroni dalla corporazione dei legali e dei dottori per il proprio altare nella basilica di Santa Maria Maggiore, all’epoca sede delle sedute conciliari. Moroni dedica un’ampia parte della sua carriera alla ritrattistica che viene approfondita in tutte le sue sfaccettature.

Giovan Battista Moroni, Ritratto di Gabriel de la Cueva, 1560. Olio su tela, 114,8 x 90,8 cm
Berlino, Staatliche Museen, Gemäldegalerie

Una delle sezioni della mostra più stupefacente raduna i ritratti del potere, in particolare è possibile ammirare i ritratti di Tiziano e Tintoretto, in grado di valorizzare lo status del personaggio perdendone di vista le specificità individuali, in contrasto con quelli realizzati da Moroni che, nonostante fossero nati con lo scopo esplicito di esaltare il loro ruolo pubblico, non ha potuto fare a meno di restituirci l’aspetto umano. Esemplare in questo contesto “Ritratto di un Podestà” del 1560-65 proveniente da Accademia Carrara di Bergamo. La sezione successiva, dedicata ai ritratti al naturale, indaga un aspetto peculiare della produzione moroniana. Questa tipologia di ritratto riproduce in maniera fedele, senza forme di idealizzazione le persone immortalate nei quadri. Moroni, tendenzialmente, costruisce dei set di posa sempre uguali – come facevano i fotografi nell’Ottocento – concentrando l’attenzione dell’osservatore sulla testa, lo sguardo, la posa delle mani e i dettagli della moda. Moroni dedica parte della sua produzione ai ritratti delle personalità del suo tempo, fra i quali spiccano la poetessa Isotta Brembati, gli aristocratici Prospero Alessandri, Giovan Gerolamo Grumelli e Gabriel de la Cueva (futuro Governatore di Milano) i cui ritratti saranno messi in dialogo con cinquecentine, armi e armature, selezionati con lo scopo di creare una relazione diretta con i dipinti.

Giovan Battista Moroni, Devoto in contemplazione del battesimo di Cristo, 1555 circa
Olio su tela, 104,5 x 112,5 cm, Collezione Gerolamo e Roberta Etro

Viene, inoltre, approfondito il legame tra Lotto e Moretto che non si limita alla reciproca influenza artistica ma si tratta di un modo comune e originale di interpretare i tempi della Riforma cattolica. La scelta di esporre lo Stendardo delle Croci – parte della Collezione di Pinacoteca Tosio Martinengo di Brescia, museo di riferimento per Moretto – e l’Elemosina di Sant’Antonino vuole mettere in evidenza la presenza di ritratti reali, l’establishment della Chiesa bresciana nel primo caso, anonimi poveri e diseredati nel secondo. Su questi modelli Moroni continuerà a produrre immagini destinate a una Diocesi fedele ai dettami del Concilio di Trento: in questa sezione saranno messi in risalto i personaggi ritratti che hanno chiesto di entrare a far parte delle storie sacre illustrate nelle varie pale d’altare, oltre a opere pubbliche di Moroni in perenne bilico tra innovazione e conservazione. Una sezione della mostra è dedicata alla preghiera individuale che durante la Controriforma trova riscontro in numerosi dipinti. Nel caso di Moretto e Moroni il ruolo del personaggio ritratto diventa sempre più incombente nei dipinti dove è protagonista l’orazione mentale: una sorta di visione dei fatti sacri ricreata nella mente del devoto.

Lorenzo Lotto, Ritratto di giovane, 1530 circa, Olio su tela, 98 x 111 cm, Venezia, Gallerie dell’Accademia

La mostra si chiude con Il Sarto, proveniente dalla National Gallery di Londra, considerato, insieme al “Cavaliere in rosa”, il dipinto più iconico di Moroni, vera star dell’esposizione. Non si conosce quale fosse la committenza del quadro; si presume posso rappresentare  un componente della famiglia Marinoni di Desenzano al Serio che si era trasferito per commercio a Venezia. Probabilmente lo stesso, che viene ritratto elegantemente abbigliato per l’occasione, non era un sarto ma un venditore di pannine (tessuto di lana venduto a pezzi): il pittore ritrae il gesto del taglio di un tessuto e non della sua confezione. La qualità delle stoffe era nel medioevo elemento molto importante, e il suo commercio permetteva una condizione di agiatezza. Fu lo storico dell’arte Marco Boschini nella sua opera letteraria La carta del navegar pittoresco del 1660a riferirsi al quadro con l’attività sartoriale: “Tuttavia quel Moron, quel Bergamasco / per esser gran pittor bravo e valente […]; Ghè dei ritrat, ma in particolar / quel d’un sarto sì belo, e sì ben fato che ‘l parla più de qual si sa Avocato, l’ha in man la forfe, e vu ‘l vede’ a tagiar”. Il “sarto” sta tagliando con la forbice un pezzo di stoffa tinta di nero, colore per antonomasia della moda europea del tempo. Da qui nasce l’idea di raccogliere ritratti della seconda metà del Cinquecento in grado di evidenziare la diffusione di abiti e cappelli, anche di fogge diverse, tutti costituiti da varie tipologie di stoffe nere. Il Libro del Sarto, un repertorio di modelli raccolto da un sarto milanese nella seconda metà del Cinquecento e posto a fianco del quadro illustra in modo efficace l’uso del nero nella moda del tempo. In alcuni di questi ritratti compaiono delle imprese: motti e iscrizioni che si combinano con degli oggetti simbolici per restituire al gesto esibito dal ritrattato un significato allegorico.

Veduta della mostra “Giovanni Battista Moroni, il ritratto del suo tempo” a Gallerie d’Italia Milano (Roberto Serra / Iguana / Gallerie d’Italia)

Giovanni Bazoli, Presidente Emerito di Intesa Sanpaolo, afferma: “Siamo lieti di presentare un progetto espositivo di ampio respiro dedicato a Giovan Battista Moroni, che consente di riscoprire e ammirare negli spazi delle Gallerie d’Italia una delle pagine più belle e intense della pittura del Cinquecento lombardo e italiano. Questa iniziativa, cui hanno concorso importanti musei nazionali e internazionali, suggella l’impegno della nostra banca nella valorizzazione del patrimonio di Brescia e di Bergamo, nell’anno in cui sono state Capitale della Cultura italiana.”

Il catalogo della mostra è realizzato da Edizioni Gallerie d’Italia |Skira

PER INFO

Moroni (1521-1580) Il ritratto del suo tempo

About Paola Stroppiana

Paola Stroppiana (Torino, 1974) è storica dell’arte, curatrice d’arte indipendente e organizzatrice di eventi. Si è laureata con lode in Storia dell’Arte Medioevale presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Torino, città dove ha gestito per più di dieci anni una galleria d'arte contemporanea. Collabora con diverse testate per cui scrive di arte e cultura. Si interessa a nuovi percorsi d’indagine come il gioiello d’artista e le ultime tendenze del collezionismo contemporaneo, argomenti sui quali ha tenuto conferenze presso l’Università degli Studi Aldo Moro di Bari, Il Museo Civico di Arte Antica e la Pinacoteca Agnelli di Torino, il Politecnico di Milano.

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