A.A.V.V, End in Nation, progetto grafico Francesco Rosso, studiodieci|notforprofit|citygallery.vc, 2013
In occasione della mostra al Museo Civico del marmo di Carrara, Canale Arte ripropone un approfondimento sul catalogo 2013 di End in Nation, edito da StudioDieci
Il telo è superficie d’espressione per eccellenza: spazio da dedicare alla comunicazione, trasportabile ed esponibile. Archetipo dell’esibizione, leggibile e commerciabile, rappresenta un pretesto per l’avvicinamento di un pubblico, per il ritrovo di una collettività. È fruibile nelle molteplici forme di tappeto, arazzo, ricamo, rappresentazione allegorica e comunitaria: strumento d’elezione, quindi, per una mostra itinerante come End in Nation, ideata da Lorella Giudici e Carla Crosio come tentativo di incontro e sviluppo di sinergie. Per la speciale tappa organizzata da End in Nation presso lo Studio di fannidada a Torino nel 2013, l’arrivo di una serie di artisti ospiti e la realizzazione di un’intervista, concepita da Silvio Valpreda e realizzata dalla giornalista Silvia Duchi, hanno arricchito ulteriormente un progetto dai contenuti pregnanti e innovativi. Il filo conduttore dell’evento può essere rintracciato in un’attitudine di attrazione e di allontanamento dalle categorie di narrazione e causalità, dalla garanzia di validità di un tessuto finito e condivisibile.
Il catalogo, che documenta la serie di eventi End in Nation fino al 2013, è stato pubblicato da StudioDieci e raccoglie interventi di Edoardo Di Mauro, Claudio Cravero, Lorella Giudici, Marco Filippa, Gian Piero Prassi, Maria Marcella Vallascas, oltre a immagini di opere di Robert Gligorov, Claudio Rotta Loria, Orietta Brombin, Margherita Levo Rosenberg, Marco Casolino. L’ultima mostra di End in Nation è visitabile al Museo Civico del Marmo di Carrara fino al 7 settembre 2014.
There are so many people asking questions everywhere #2 di fannidada è un’opera relazionale, intrecciata in una trama di punti interrogativi. Creato utilizzando delle stampe di video frames, il lavoro sembra fare leva sulla funzionalità di un principio di alternanza. Il vuoto viene considerato spontaneamente come un elemento da colmare attraverso la riflessione. Una serie di rotonde superfici specchianti catapulta lo spettatore all’interno di un gioco di riferimenti. Il visitatore si rivede, sfocato nelle sue generalità essenziali, assimilabile ai volti immortalati dal video per le strade della città. L’installazione di Adriano Campisi per End in Nation si riferisce a un ritmo ancora inesistente, abbozzato soltanto dall’accostamento spiazzante di nude geometrie: linea, forma, armatura di sostegno. Paramenti per cerimonie a venire, avventi senza oggetto, le frequentazioni dell’artista sono architetture in volo, composizioni alla ricerca di un messaggio da veicolare. La tenda rossa ideata da Silvio Valpreda racconta più storie, ma su canali differenti. Come se si trattasse di uno strumento radiofonico, il tessuto dell’operazione ci consente di sintonizzarci su bande parallele. Il traguardo sarà la problematica messa in discussione delle categorie di autorità e dissidenza, responsabilità e caso. Alt Group, dalla Danimarca, propone un’opera creata polifonicamente, con interventi individuali apportati in successione, nel respiro del confronto e della condivisione. Carla Crosio presenta per End in Nation un mezzo tecnologico smembrato e riassemblato senza seguire istruzioni. Ridotto violentemente alle proprie unità elementari e riportato ad un punto terminale, lo strumento, nel pieno della propria evoluzione tumorale, potrebbe coincidere con un’inedita forma arbitraria, miracolosamente nata dal caso. Il polo di significazione è rappresentato dalla discesa verso l’identificazione con l’ingranaggio e dal successivo superamento di strutture obsolete. Maieutica delle sensazioni, l’operazione di Jean-Paul Charles riporta alla luce l’enigma dell’esistenza da un mondo meccanicizzato. Un’originale dimensione sembra scaturire dal lavoro di scavo sul segno e sul colore, un’ombra di rigenerazione si staglia dietro ai contorni dell’immagine. L’opera, tramite un percorso di respirazione metaforica, nella coincidenza etimologica della nascita attraverso pneumatico, viene partorita con dolore dalla macchina che la teneva imprigionata. Ornella Rovera propone strutture che accostano dialetticamente la tridimensionalità della scultura alla testimonianza, altrettanto cristallizzata allegoricamente, della fotografia. Valter Luca Signorile indugia nel sofferto interstizio tra psicanalisi e mitologia, esponendo una sorta di esasperazione traumatica della nascita dell’eroe: genesi ideale in cui l’esistenza si riversa nella pratica estetica. Tea Taramino, in opposizione alla tradizione dell’arazzo, intesse i confini di un mondo generato per approssimazione, in cui l’ordito, anziché celarsi, possa svelare le proprie trame. Carlo Cantono subordina la serialità di elementi molecolari alla realizzazione di un messaggio di respiro universale, tanto comprensibile quanto problematicamente fraintendibile e parcellizzabile. Il recinto di relazioni proposto da Laura Valle si rifà ad una tradizione romantica, ristabilendo i criteri di equilibrio e misura dei giardini settecenteschi, chiudendo i cancelli del sapere per una rievocazione di particolari affinità elettive. Ennio Bertrand ha aperto le finestre del proprio studio e ne ha rappresentato l’attimo di distacco. Il risultato è stato la mappa di un effetto: la commozione di un ritrovamento casuale. Un cammino all’interno della sinestesia sembra percorribile: per esprimere un senso, occorrerà attraversarne un altro. Al termine del pellegrinaggio, l’ostensione di un telo raffigurante il nostro punto di partenza celebrerà l’approdo ad un livello più alto di consapevolezza.