“Acque Solide” è il titolo della doppia personale di Herbert Hamak e Giorgio Vigna, progetto espositivo curato da Marco Meneguzzo per Studio La Città sull’Isola della Giudecca sino al 10 novembre.
La mostra gioca sul concetto di antitesi tra le opere e le materie utilizzate: entrambi gli artisti trattano la materia in un’ottica scultorea, tridimensionale, contrapponendo la fisicità e la pesantezza del medium – resina per il primo, vetro e rame per il secondo – alla leggerezza a cui tendono le opere: giochi di luce, vivaci cromie e geometrie espresse dalle forme spigolose e cave di Hamak, sontuose trasparenze e opacità nelle opere di Vigna, dai contorni tondi e carnosi.
La mostra è ospitata all’interno di un luogo non convenzionale e di sicuro carattere, un’ ex tappezzeria nautica riqualificata a galleria d’arte, circondata dal mare e inserita all’interno del nuovo GAD Giudecca Art District, polo del contemporaneo in permanenza, nato quest’anno in concomitanza con la 58a Biennale d’Arte e diretto da Pier Paolo Scelsi.
All’interno di tale suggestivo contesto Herbert Hamak propone una serie di opere in resina e pigmenti, che sviluppano uno studio tonale della rifrazione della luce sulla superficie, spessa o estremamente sottile, a seconda della trasparenza ricercata dall’artista: “[…] Non ho mai pensato a un intervento scultoreo e in realtà nemmeno pittorico. È prima di tutto un lavoro sul colore che poi diventa pittura ed eventualmente scultura”. Base concettuale dell’opera è l’idea di transizione: di stato, di condizione, in cui colore e tridimensionalità convivono nello spazio in perfetta armonia. Nelle sue opere si alternano pieni e vuoti, a determinare la volumetria dello spazio, sottolineato dalle ombre riportate, quasi una sorta di estensione dell’opera stessa.
Da sempre nelle opere di Giorgio Vigna l’elemento naturale è di vitale importanza; altrettanto fondamentale è il rapporto dei suoi lavori con lo spazio circostante, in un serrato dialogo di rimandi. Nelle sue Acque Astrali, gocce d’acqua “solida” realizzate a mano in vetro di Murano, emerge il riferimento a forme di vita primordiali, alle bolle di schiuma marina, all’elemento primigenio da cui tutto trae origine. Come dichiara l’artista: “[…] Il vetro come acqua solidificata, il rame che evoca il fuoco, l’oro che rimanda alla luce: sono materie semplici di cui esalto aspetti nascosti che si rendono evidenti attraverso un incrocio di elementi fisici, psichici e simbolici. Il risultato è semplice e immediatamente comprensibile. Centrale nella mia ricerca è il tema del nascosto, dell’interiorità dei materiali, del loro lato oscuro che il mio lavoro porta alla luce. L’alchimia è insita nella materia e nei luoghi dove si creano le opere, io sono solo un tramite per il suo manifestarsi”.
La serie Acque Astrali, disposta sul pavimento della galleria, è posta in dialogo con un altro gruppo di lavori: Acque, ciotole di rame riempite internamente da vetro di Murano molato a mano, a simulare un’anima liquida che volutamente genera ambiguità tra contenitore e contenuto. Per ottenere il risultato voluto, l’artista ha lavorato meticolosamente nelle fornaci muranesi, affiancando i sapienti artigiani vetrai fino ad ottenere il risultato desiderato, calibrando ogni minima variazione della materia che, come si intuisce dal titolo stesso dell’intero progetto espositivo, si solidifica agli occhi dello spettatore, generando nuovi stati naturali.
Herbert Hamak nasce nel 1952 a Unterfranken, vive e lavora a Hammelburg. I suoi non sono lavori canonici di scultura: gli edifici, le loro facciate, gli spazi interni sono alla base della sua ricerca sul colore, li utilizza come un pittore utilizza la tela o il telaio. Una delle chiavi della sua ricerca è il passaggio: di stato e di condizione, in cui colore e tridimensionalità nello spazio convivono in perfetta armonia. I suoi lavori più recenti presentano forme più complesse rispetto alle precedenti, forme che rimandano a scorci architettonici, ma anche a forme della pittura rinascimentale. Tra le sue importanti mostre re¬centi sono da ricordare: nel 2018 la personale alla Kenji Taki Gallery, Tokyo – Nagoya e nel 2017 la mostra At the end of the rainbow, organizzata da Studio la Città a Milano. Nel 2016, The Adventure of Our Collection I al Kaiser Wilhelm Museum di Krefeld e, nello stesso anno, Un racconto in sei stanze, a Palazzo Barbò di Torre Pallavicina; Il tesoro misterioso, nel 2015 al Museo Lapidario Maffeiano di Verona, Point Alpha, sempre nel 2015 presso la galleria Studio la Città, Verona; le personali del 2013 alle gallerie Xippas di Parigi e Tanit di Monaco; nel 2010 l’esposi¬zione al Museum Haus Lange di Krefeld, curata da Martin Hentschel. Tra i suoi maggiori interventi pub¬blici, sono da annoverare le installazioni presso la nuova sede dell’Università Bocconi di Milano (2008), all’Archiginnasio di Bologna (2008), al Museo di Castelvecchio, Verona (2007) e sulla facciata della Cattedrale di Atri, Teramo (2003).
Giorgio Vigna nasce a Verona nel 1955 e si forma artisticamente tra la città natale, Venezia, Roma e Milano. Artista originale e poliedrico, da oltre trent’anni conduce una costante ricerca di trasformazione della materia verso forme inedite: terra, acqua, fuoco, aria – gli elementi primari della natura sono esplorati in profondità fino a svelarne possibilità nascoste, sulla soglia tra realtà e immaginazione. Un percorso che lo ha portato sulla scena artistica internazionale e ha messo in rilievo la sua capacità di dialogare con pubblici diversi e attrarre l’interesse di numerose istituzioni museali nel mondo. Vigna usa materiali e tecniche molteplici: carta, inchiostro, vetro, metallo, in una grande varietà di contesti e ambiti espressivi, esperiti in modo non tradizionale. Il suo lavoro fa parte di collezioni pubbliche e private tra le quali: Barbier-Mueller Museum, Ginevra; Civica Raccolta delle Stampe Achille Bertarelli, Castello Sforzesco, Milano ; Collezione Bellini Pezzoli, Castello Sforzesco, Milano; Collezione Permanente Fondazione Raffaele Cominelli, San Felice del Benaco (BS); Cooper Hewitt, Smithsonian Design Museum, New York; Designmuseo, Helsinki; Diane Venet Collection, Parigi; Gallerie dell’Accademia, Venezia; Honolulu Museum Of Art, Honolulu; Ilias Lalaounis Jewelry Museum, Atene; IMA, Indianapolis Museum of Art, Indianapolis, Miaao, Museo Internazionale delle Arti Applicate Oggi, Torino; Museo degli Argenti, Palazzo Pitti, Firenze; Museo del Vetro, Murano; Museo di Castelvecchio, Verona; MAD, Museum of Arts & Design, New York; Olnick Spanu Art Program, Garrison, New York; Olnick Spanu Collection, New York; The State Hermitage Museum, S. Pietroburgo.
Per informazioni:
Studio La Città
GAD_ Isola della Giudecca_Venezia