Il 20 gennaio la Galleria Varsi presenta “Vexillum Transparent”, mostra personale di Daniel Muñoz (aka SAN), artista spagnolo impegnato nella realizzazione di progetti di Arte Pubblica pittorici, installativi e partecipativi.
Il percorso artistico di Daniel Muñoz coincide con la volontà di stabilire una relazione personale con la dimensione collettiva per eccellenza: lo spazio pubblico, e interagire con i significati propri del “luogo”. Muñoz coglie da subito la complessità del concetto e le contraddizioni dell’agire artisticamente nello spazio comune, sperimentandone la condizione. Inizia negli anni Novanta, da ragazzo, con i graffiti e comprende che l’accessibilità della strada consente all’individuo di affermarsi autonomamente, tra libertà e rischio, gioco e protesta.
In seguito intuisce e coltiva la possibilità di un dialogo maturo con “l’altro”, nella sua più ampia accezione, un dialogo effimero la cui caducità diviene parte della sua poetica. Muñoz inizia a dipingere sui muri del suo paese natale ragionamenti che si fanno conversazioni, nell’incontro con lo spettatore. Le sue opere di Arte Pubblica divengono un ponte tra il sé e il mondo, un passaggio che crea una connessione intellettuale attraverso una rottura con l’immaginario visivo quotidiano.
L’estetica di Muñoz trova nel disegno, tecnica intima e spontanea, il suo linguaggio primo, elevandone l’aspetto di studio e applicandolo alla critica della realtà.
“Vexillum Transparent” è una riflessione sull’uomo che si muove, sul significato e sulle conseguenze che il suo spostarsi nello spazio ha sulla società, su di noi e sulle necessità che ci spingono a superare i nostri confini.
Il viaggio è insito nella storia degli esseri umani, dall’era primitiva portati a uscire dal proprio ambiente di origine per ragioni di diversa natura: il soddisfacimento dei bisogni vitali, l’esigenza di comunicazione tra centri distanti, l’espansione territoriale, fini esplorativi e problematiche socio-economiche o ambientali ma anche ragioni culturali o religiose, come i pellegrinaggi verso luoghi di culto. Il viaggio è inoltre un puro passatempo per l’uomo, un diversivo per occupare il tempo libero in maniera ludica. Il fattore ricreativo caratterizza la pratica del turismo moderno di massa esploso a metà del ‘900.
La mobilità può considerarsi uno tra i primi fattori di differenziazione tra gli individui del nostro millennio, ne amplia o limita le possibilità, provocando un divario netto. Viaggiamo spinti da desideri personali o anche dalla noia, o cerchiamo un’esperienza reale di scambio e conoscenza o ancora di evasione fugace e consumo?
Nella Galleria Varsi Muñoz indaga il movimento di esseri umani più considerevole della nostra era, generando una catena di interrogativi. ll turismo è invasione o sviluppo? Quali conseguenze ha l’esperienza turistica sul sistema mondiale? I luoghi sono ancora in grado di produrre significati? E noi quali significati possiamo attivare nell’incontro con l’altro e con l’altrove?
L’artista presenta al pubblico una serie di pitture, disegni, serigrafie inedite e un’installazione site specific dove gli strumenti della lotta militare si mescolano all’iconografia dell’Arte Classica e a oggetti ordinari, in una saturazione di simboli. Nelle opere trovano spazio immagini e concetti lontani che accostati con cura, assumono significati inediti e ne producono infiniti.
Muñoz immagina una manifestazione di turisti i quali sembrano ribellarsi alla natura della loro condizione paradossale.
Il vessillo, simbolo identitario per eccellenza, si fa spoglio di segni e colori per raccontare il tessuto sociale odierno e la trama di contraddizioni entro le quali il turista si deve districare e che fanno di lui una figura complessa e ambigua, dai tratti ironici.
Il titolo della mostra: “Bandiera Trasparente” simboleggia l’ossimoro nel quale globale e locale coabitano, la crisi dello spazio (eccessivo e vuoto) e dell’identità (fluida).
Nell’assenza di una bandiera trasparente può celarsi la possibilità di un’identità collettiva?
I luoghi sembrano aver perso le caratteristiche proprie, si fanno conformi, poveri di informazioni e relazioni: cosa andrà cercando e cosa troverà il turista del futuro se non un luogo? Forse troverà se stesso nella fine della storia?