Michelangelo Merisi sbarca per la prima volta in Sardegna: il palazzo Ducale di Sassari ospiterà fino al 30 ottobre
“Caravaggio e i caravaggeschi. La pittura di realtà” .
Trenta opere, di cui molte inedite, immergeranno lo spettatore in un patrimonio pittorico di alto valore e incredibile bellezza.
La mostra consente di riscoprire la grande stagione del caravaggismo attraverso un percorso che parte dagli anni ’90 del Cinquecento fino al volgere del Seicento. La diffusione della fama di Caravaggio si deve alle sue opere straordinarie e ai tanti artisti che sono rimasti ammaliati da questi capolavori, a volte sono persino più affascinanti, come dimostrano alcune tele esposte a Sassari e rese note per la prima volta.
In mostra si può ammirare la Medusa Mortula, opera di rara bellezza, realizzata da Caravaggio nel 1597. Si tratta della prima versione giovanile che Michelangelo Merisi realizza prima di portare a compimento l’altra versione, la seconda, oggi agli Uffizi. Infatti, a seguito di diversi studi è emerso che la Murtola presenta incertezze e pentimenti del pittore; segni evidenti e sufficienti a dedurre che lo scudo fu una sorta di esercizio pittorico.
Abbiamo incontrato Antonio D’Amico, coordinatore della mostra e curatore del catalogo insieme a Vittorio Sgarbi.
Le opere esposte a Sassari sono per la maggior parte inedite e di collezione privata. Quali sono le scoperte più interessanti?
La scoperta più intrigante è
L’incredulità di San Tommaso, un dipinto di grande poesia e straordinaria bellezza. La tela è sempre stata in collezioni private e la sua proprietà originaria non si conosce. Quando l’abbiamo scovato con Vittorio Sgarbi, ci è parso subito un capolavoro, fresco, avvolgente, dolcissimo. Il volto del Cristo è docile, e la verità che si percepisce nei volti degli astanti rimanda alla cultura romana che assorbe le novità di Caravaggio, anzi l’artista che realizza questa tela tenta di replicarne l’iconografia. È evidente che l’autore della nostra tela ha guardato e replicato, con il suo linguaggio pittorico, “L’incredulità di San Tommaso”, dipinta da Caravaggio per il Cardinale Giustiniani, che oggi si trova in Germania a Postdam. Finora la tela è rimasta senza una credibile attribuzione. A Sassari viene presentata, per la prima volta, con uno studio appropriato fatto da Paola Caretta, che ha ricondotto la tela alla mano del giovane Giuseppe Vermiglio. La giovinezza del pittore è ancora tutta da studiare e, se quest’opera fosse davvero sua, sarebbe un’importante testimonianza del suo stile in un momento della sua gioventù in cui rimane attratto da Caravaggio e dalle sue innovazioni.
Un’altra tela incredibile è il San Pietro di Ribera, l’artista spagnolo che arriva in Italia alla ricerca di Caravaggio, ma quando ormai è troppo tardi per conoscerlo di persona: negli anni Venti del Seicento l’artista milanese era già morto da una decina di anni.
Ribera rimane attratto dalle opere di Caravaggio, in particolare dallo straordinario e teatrale Ecce Homo e le Sette opere di Misericordia che Caravaggio lascia a Napoli. È proprio nella città partenopea che Ribera apre una prolifica bottega, la più importante di metà Seicento. La tela di Ribera, esposta a Sassari, è più potente di Caravaggio stesso: si avverte la forza della carne e, negli occhi scavati dal pianto dell’anziano Pietro, il dolore del tradimento.
Ma molte altre sono le opere di grande rilevanza e inedite.
Ci racconta il percorso della mostra?
La mostra si apre con un gruppo di nature morte. Il giovane Michelangelo Merisi, arrivato a Roma intorno al 1596 entra nella bottega del Cavalier d’Arpino e viene messo a dipingere fiori e frutta. Gli artisti che sono insieme a lui a bottega lo guardano e ne apprendono i segreti dello sguardo diretto della realtà. Il Maestro del vasetto, Pietro Paolo Bonzi, Mao Salini, Agostino Verrocchi e gli altri che lavorano nell’accademia del Crescenzi, sono figure che contribuiscono al genere della natura morta caravaggesca.
Di Terbrugghen si può ammirare un bellissimo profilo di ragazzo che guarda e maneggia una natura morta di cacciagione. Il dipinto è di fronte al cuore di tutta la mostra: la Medusa Murtola di Caravaggio, la prima opera che il giovane Caravaggio realizza per dimostrare chi è e cosa sa fare.
Come dice Sgarbi, “Quelli dipinti sul volto della Rotella sono occhi che si specchiano e si vedono, come Medusa, con i serpenti al posto dei capelli. Occhi terrorizzati come di chi ha visto qualcosa di terribile. Sono gli occhi spiritati di un uomo che non ha paura di niente, che guarda il male, che guarda il fuoco, che guarda l’inferno, che guarda la vita nella sua dimensione più difficile, come dimostrerà nei suoi capolavori che molti artisti guarderanno per scoprire i segreti di una tecnica tanto imitata quanto nascosta. Gli occhi di questa Medusa sono gli occhi di Caravaggio davanti a quello che fino ad allora non era stato possibile vedere, non era stato possibile concepire. Qualche cosa che va oltre l’immaginazione. Siamo agli inizi di un nuovo mondo: 1595-1596. Anni in cui inizia a diffondersi la fama di Caravaggio e la sete di avvicinarsi al suo linguaggio inizia a influenzare molti artisti romani, napoletani e provenienti da nord”.
Dalla Medusa parte un percorso che inizia con una inedita e strepitosa tela di Pietro Novelli, l’artista siciliano di Monreale, fino ad arrivare al Martirio di San Gavino del Cavalier Calabrese Mattia Preti. In mezzo ci sono dipinti di Battistello Caracciolo, Gioacchino Assereto, Bartolomeo Cavarozzi, dello Pseudo Caroselli, di Andrea Vaccaro e del Trevisani.
Chiude la mostra una coppia di dipinti di Mattia Preti: un Soldato barbuto con elmo piumato e il Martirio di San Gavino.
Quest’ultimo dipinto esce dalla Chiesa delle Monache Cappuccine di Sassari per la prima volta e viene esposto per la prima volta. Sono felice di poter dire che dopo questa mostra verrà restaurato e acquisterà una rinnovata luce.
Ci sono dipinti sardi dunque?
Si, la mostra vede un intreccio di alcuni dipinti che arrivano dal Mus’a al Canopoleno, il museo di Sassari, e il Martirio di San Gavino che arriva dalla Chiesa delle monache Cappuccine.
Gli studi sui caravaggeschi hanno da sempre taciuto quanto accade sull’isola; invece oggi, per la prima volta, viene fatto un primo studio che andrà approfondito in futuro.
Infine, mi piace ricordare che la mostra è allestita nella suggestiva cornice del Palazzo Ducale di Sassari, nella sala Duce, ristrutturata e riallestita per questa occasione. Speriamo che in futuro possa ospitare altrettanto mostre importante come questa.
Per maggiori informazioni è possibile visitare il sito della mostra: caravaggioassassari.it
“Caravaggio e i caravaggeschi. La pittura di realtà”
Palazzo Ducale
Piazza del Comune, 1
Sassari 07100
Orari:
Dal Lunedì alla Domenica 10.00-21.00
Tel. +39 388 3635388
Salve. é possibile acquistare il catalogo? Può eventualmente spediro a : GIANCARLO CECCACCI VIA metastasio 2 00071 POMEZIA ( ROMA ) MI farebbe avere notizie in merito? grazie distinti saluti Giancarlo Ceccacci