Arcimboldo a Roma, dal 20 ottobre 2017 al 11 febbraio 2018 a Palazzo Barberini
Per la prima volta nella capitale è possibile ammirare una ventina di capolavori autografi, disegni e dipinti, di Arcimboldo (Milano, 1526-1593) provenienti da Basilea, Denver, Houston, Monaco di Baviera, Stoccolma, Vienna, Como, Cremona, Firenze, Genova, Milano. Un’occasione eccezionale, anche per la difficoltà di ottenere i prestiti delle sue opere, che spiega la rarità delle esposizioni dedicate a questo artista. Inoltre ci saranno circa altre ottanta opere, che analizzano la sua carriera artistica, mettendo a confronto i suoi lavori con quelli dei pittori dell’ultimo quarto del Rinascimento cinquecentesco.
L’esposizione riunisce le opere più note dell’artista, dalle coppie di Stagioni ed Elementi agli acquerelli di giostre e fontane vivendo in sintonia con lo spirito del suo tempo. Il Cinquecento fu infatti un periodo florido per le neonate scienze naturalistiche, alimentate dal fascino dell’esotismo proprio della scoperta di realtà geografiche più remote e di quel gusto che Arcimboldo coltivò nel clima culturale delle corti asburgiche.
Pittore formatosi nell’ambito dei seguaci di Leonardo da Vinci, Arcimboldo fu un artista eclettico che oltre alla pittura spaziò dalla poesia alla filosofia, incarnando a pieno lo spirito dell’uomo rinascimentale. Dopo la grande fortuna di cui godette presso i suoi contemporanei, visse alcuni secoli di trascuratezza e venne riscoperto solamente negli anni ’30 del Novecento dal gruppo dei surrealisti che lo considerarono il più importante antesignano del Dadaismo e del Surrealismo.
Grazie alle sue “bizzarrie” e alle sue “pitture ridicole”, è stato uno dei protagonisti della cultura manierista internazionale, esponente di una corrente artistica, scientifica, filosofica e umanistica lontana da quella classicheggiante della Roma dell’epoca. Apprezzato dalle corti asburgiche di Vienna e Praga, al servizio di Ferdinando I, Massimiliano II e Rodolfo II, Arcimboldo guadagnò persino il titolo nobiliare, rarissimo per gli artisti, di “Conte Palatino”.
La deformazione grottesca di questi ritratti, presuppone un’approfondita conoscenza dell’anatomia umana e uno studio nascosto dietro opere apparentemente ridicole. La mostra infatti accoglie anche lavori più tradizionali, come la serie di ritratti delle arciduchesse asburgiche e l’autoritratto nelle vesti di uomo di lettere, che apre la galleria delle opere lì raccolte.
I lavori dell’artista sono affiancati dalle opere di altri autori lombardi e di imitatori, che dimostrano la sua influenza sulla produzione di allora. Arcimboldo non trascura il senso della risata, della parodia, quasi fosse consapevole di dare vita a creazioni multiformi, piene di simboli, codici e paradossi, scrigni cioè di un gusto per il mistero.
Un esempio molto divertente è alla fine del percorso espositivo con le cosiddette teste ribaltabili (L’ortolano e Il cuoco) ovvero ritratti floreali capovolti, la cui immagine è ricomponibile soltanto riflessa in uno specchio.
Sylvia Ferino-Pagden afferma: “Le teste composte di Arcimboldo racchiudono una molteplicità di punti di vista: guardando la testa da lontano – che sia raffigurata di profilo, di fronte o di tre quarti – l’osservatore ne coglie la forma complessiva, spesso mostruosa, ma solo dopo essersi avvicinato inizia a notare la resa accurata dei singoli oggetti che la compongono. Ognuno di essi – fiori, frutti, pesci, animali vari, ferri per caminetto, segnalibri, fasci di fogli, cannoni e molto altro ancora – contribuisce al significato della rappresentazione, sia che si tratti della caricatura di un individuo o di un mestiere, di una stagione, di un elemento naturale, di un’allegoria, di una testa reversibile o di una natura morta. Ognuno di questi oggetti, accuratamente scelti, si intreccia o si sovrappone, gareggiando con gli altri per ottenere un ruolo preciso all’interno del dipinto e accentuarne l’impatto complessivo.”
La mostra Arcimboldo è organizzata dalle Gallerie nazionali di Arte Antica a Palazzo Barberini e da Mondo Mostre Skira, a cura di Sylvia Ferino-Pagden, una delle maggiori studiose di Arcimboldo e già Direttore della Pinacoteca del Kunsthistorisches Museum di Vienna, e con la direzione scientifica delle Gallerie.
INFORMAZIONI:
SEDE: Roma, Palazzo Barberini, via delle Quattro Fontane, 13
APERTURA AL PUBBLICO: 20 ottobre 2017 – 11 febbraio 2018
ORARI MOSTRA: martedì/domenica 9.00-19.00 (ultimo ingresso ore 18.00)
GIORNI DI CHIUSURA: lunedì, 25 dicembre, 1° gennaio
BIGLIETTO MOSTRA:
intero: 15 €, audioguida inclusa
ridotto 13 €, audioguida inclusa
gratuiti, audioguida esclusa
(giovani under 18 anni, visitatori invalidi, soci ICOM, guide turistiche con tesserino, dipendenti MiBACT).
Con il biglietto di ingresso del Museo, l’ingresso alla mostra è ridotto a 10 €, audioguida inclusa.
Per ulteriori informazioni sulla mostra:
www.arcimboldoroma.it
Prenotazioni: 0681100257