Antonio Marras: memorie dal sottosuolo…è il titolo della bella mostra visibile sino al 15 marzo 2020 al Museo della Ceramica di Mondovì.
Il titolo della mostra richiama immediatamente alla mente l’omonimo romanzo di Fëdor Dostoevskij: nell’intreccio del racconto un uomo si aggira in una piccola stanza spiegando i motivi che lo hanno spinto alla decisione di scrivere le proprie memorie, e anche quelli che dovrebbero trattenerlo dal farlo, prepotente quando rivendica il bisogno di essere libero e fuori da ogni convenzione.
In mostra il celebre stilista (che ha dimostrato nel tempo grande capacità di muoversi trasversalmente in campo creativo, confrontandosi con tecniche e materiali) presenta una nuova serie di opere site specific – sculture, installazioni e ambientazioni – disseminate lungo tutto il primo piano del Museo, che restituiscono il clima del romanzo di Dostoevskij. Le opere sono state tutte realizzate all’interno di UP, Unità Produttiva del Museo della Ceramica di Mondovì (diretto da Christiana Fissore) nel corso di una residenza d’artista, durante il quale Marras ha potuto attingere direttamente dai depositi che conservano forme e stampi, frammenti di progetti, fogli degli archivi al quale aggiunto gli spunti e le suggestione nate dalla visita ai laboratori e agli incontri con gli artigiani che ancora vivono in zona.
Antonio Marras si serve della ceramica guardando ai classici della raccolta del museo: a muoverlo è il desiderio di rappresentare qualcosa di meraviglioso. Per Marras la ceramica diventa una forma di paziente indagine sul mondo, capace di stabilire nessi, dare risposte, individuare relazioni. Un modo per dare e darsi forma, per contenere la sua confusione, per aprire orizzonti che scavino dentro la vita, senza mai la pretesa di chiudere il discorso.
Scrive Francesca Alfano Miglietti, che cura la mostra: “La caratteristica prima di Antonio Marras è lo stupore: di fronte alla collezione di ceramiche di Mondovì, di fronte ai vecchi stampi, ai vecchi depositi, nell’incontro con gli artigiani del posto, nello studio delle forme e degli elementi caratteristici del luogo, nel dialogo ininterrotto con la direttrice del museo, ha iniziato a esplorare molti dei luoghi in cui la storia della ceramica di Mondovì si è costruita ed ha avuto una sua caratteristica, e ha raccolto e scelto gli elementi su cui ha modulato il suo progetto espositivo. Installazioni, opere, sculture, assemblaggi, objet trouvè, reperti, disegni, ancora una volta le opere di Antonio Marras sono essenziali ed eccessive, potenti e poetiche, ingombranti ed eteree, sembra che vogliano capovolge e rivoltare l’ordine delle cose e immettere gli spettatori in uno spazio in cui forma, colore, mito, materiali, silenzio, vento, assenza, preparano un “viaggio” che vuole coinvolgerci fisicamente.”
Racconta ancora la curatrice: “Il titolo “Memorie dal sottosuolo… è inevitabile riferimento all’omonimo romanzo di Fjodor Dostoevski, ma l’idea della mostra nasce da un sottosuolo vero (come un sottoscala della curia, delle cantine e del museo, come in questo caso): non c’è soluzione migliore per una mostra di questo tipo che dare un’altra vita a degli oggetti che da lì provengono. La ceramica è uno degli elementi più magici dell’esistenza umana perché ha a che fare con tutti gli elementi naturali, aria acqua fuoco terra, ma soprattutto ha a che fare con la fantasia e con la creatività; la fantasia la creatività non sono mai astratte, partono sempre da delle storie e questo luogo è pieno di storie. La mostra quindi interesse fondamentalmente una serie di racconti su degli oggetti che sono parte e simbolo del territorio, piatti, colonne, galli, oche, una serie di animali…. Ma non è solo questo, il nostro progetto installativo parte anche dalla bellezza di questo palazzo dove ha sede il Museo della Ceramica perché raccoglie le memorie della storia e della decorazione della ceramica che si è evoluta tantissimo nel tempo. Il Museo ha una serie di vetrine al centro delle sale con didascalie che ne illustrano il contenuto: non volevamo annullare questo tipo di sapere, quindi abbiamo deciso di occultarle con delle lenzuola che abbiamo ricuperato in zona da conventi, mercatini di beneficenza….Questi teli sono diventate le basi per alcune sculture e sono anche un modo per avvicinarsi molto di più alla ceramica perché non nascondono, ma coprono e proteggono” […] “Come per tutte le mostre io consiglio di entrare in contatto con le opere attraverso la propria storia personale; non c’è una ricetta di fabbricazione per nessuna mostra e per nessuna opera: un’ opera d’arte funziona quando entra direttamente in relazione con la storia di ognuno.”
Aggiunge Antonio Marras: “Mi piaceva l’idea di lavorare con elementi che sono tipici del luogo …Il gallo, le colonne. le caffettiere, i piatti…Tutti elementi della tradizione borghese piemontese; il mio intervento consiste proprio nello stravolgere, nello scardinare quei punti fermi, nell’assemblare, modificare, modulare, modellare letteralmente la materia a partire, per esempio, dai calchi dei galli (elemento tipico della ceramica di Mondovì) sui quali sono intervenuto facendo del gallo “altro”, innestando, trasformando, modulando elementi che insieme danno vita ad un altro animale, una nuova entità. Questo è stato il mio modo di procedere, cercando di trovare un dialogo con le sale del Museo che non abbiamo invaso, ma credo, semplicemente animato.”
Sarà realizzato un catalogo in cui le foto di Daniela Zedda riprodurranno l’ambientazione e la mostra installata.
Per Info
Antonio Marras: memorie dal sottosuolo…
a cura di Francesca Alfano Miglietti
Museo della Ceramica di Mondovì – piazza Maggiore 1, Mondovì (Cuneo)