Fino al 17 ottobre 2021: Aldo Rossi.L’architetto e le città alla galleria 2 del MAXXI Museo nazionale delle arti del XXI secolo a Roma. Una mostra a cura di Alberto Ferlenga.
Una retrospettiva che analizza lo straordinario contributo teorico e pratico di un “architetto anomalo”. In mostra materiali provenienti da archivi e collezioni di tutto il mondo.
Dopo la mostra dedicata a Gio Ponti, è Aldo Rossi, universalmente famoso, il protagonista di una grande retrospettiva al MAXXI che analizza lo straordinario contributo teorico e pratico di un “architetto anomalo”, nella ricostruzione di Berlino come nel dibattito a Barcellona, ma colloca i suoi studi all’interno di una tradizione più ampia della cultura analitica nazionale e in relazione alle tematiche più urgenti della contemporaneità urbana.
Il progetto culturale, i progetti architettonici, allestimenti e progetti domestici sono i tre principali fili conduttori di una storia complessa e sfaccettata in cui emergono molti aspetti: formazione, insegnamento e ricerca, costruzione di una rete internazionale, disegno come indagine autonoma, critica e lascito. In mostra materiali provenienti, oltre che dall’archivio del MAXXI Architettura, da archivi e collezioni di tutto il mondo: i celebri disegni, i progetti, gli scritti e una spettacolare sequenza di modelli, una sorta di città immaginaria, groviglio di idee, immagini, luoghi, identità e memoria.
Biografia
Aldo Rossi (Milano, 3 maggio 1931 – Milano, 4 settembre 1997) è stato un architetto, teorico dell’architettura e accademico italiano.
È stato il primo italiano a vincere nel 1990 il Premio Pritzker, seguito otto anni dopo da Renzo Piano.
La formazione scolastica avviene presso i padri somaschi e nel Collegio arcivescovile Alessandro Volta di Lecco. Nel 1949 si iscrive alla facoltà di Architettura al Politecnico di Milano e si laurea nel 1959, presentando una tesi con Piero Portaluppi come relatore.
Nel 1955 ha cominciato a collaborare come redattore alla rivista di architettura Casabella-Continuità, diretta da Ernesto Nathan Rogers. La collaborazione termina nel 1964, quando la direzione della rivista passa a Gian Antonio Bernasconi. La pratica giornalistica continua però all’interno delle redazioni di Società e Il contemporaneo, che fanno di Rossi uno dei partecipanti più attivi al fervente dibattito culturale.
I primi articoli riguardano architetti come Alessandro Antonelli, Mario Ridolfi, Auguste Perret ed Emil Kaufmann, molti dei quali confluiranno nel suo secondo libro, Scritti scelti sull’architettura e la città 1956-1972. Sposa l’attrice svizzera Sonia Gessner, che lo introduce al mondo del cinema e del teatro, suoi grandi interessi sia come uomo di cultura che come padre: al cinema approderà il figlio Fausto, al teatro la figlia Vera, e nel 1973 lo stesso Rossi si cimenterà dietro la macchina da presa.
Inizia l’attività professionale presso lo studio di Ignazio Gardella nel 1956, passando poi per lo studio di Marco Zanuso. Nel 1963 inizia anche l’attività didattica: prima è assistente di Ludovico Quaroni (1963) presso la scuola di urbanistica di Arezzo, successivamente di Carlo Aymonino all’Istituto di Architettura di Venezia. Nel 1965 è nominato professore al Politecnico di Milano e l’anno seguente, nel 1966, pubblica L’architettura della città, presto divenuto un classico della letteratura architettonica.
La sua attività professionale, inizialmente dedicata alla teoria architettonica ed a piccoli interventi edilizi, compie un salto di qualità quando Carlo Aymonino gli fa realizzare parte del complesso “Monte Amiata” nel quartiere Gallaratese a Milano. Nel 1971 vince il concorso di progettazione per l’ampliamento del cimitero San Cataldo a Modena, che gli donerà la fama internazionale. La storia dell’architettura, Architettura contemporanea, pubblicata 5 anni più tardi da Manfredo Tafuri e Francesco Dal Co, si chiude proprio con il progetto del giovane architetto milanese.
Dopo la sospensione dall’insegnamento insegna progettazione architettonica presso il Politecnico federale di Zurigo, cattedra che occuperà dal 1971 al 1975.
Nel 1973 dirige la sezione internazionale di architettura alla XV Triennale di Milano, dove presenta, tra gli altri, il suo allievo Arduino Cantafora. Insieme a Gianni Braghieri e Franco Raggi, realizza il documentario Ornamento e delitto in formato 16 mm per la regia di Luigi Durissi. Insieme al catalogo della “Sezione internazionale di architettura”, il film contiene l’enunciazione teorica del progetto della mostra. Nel 1975 Rossi viene reintegrato nella professione didattica, torna a Venezia dov’è docente del corso di Composizione architettonica.
Diventa poi Accademico della prestigiosa Accademia nazionale di San Luca. Intanto l’attività internazionale si fa più intensa: è Direttore del Seminario internazionale di Santiago di Compostela, insegna in diverse università degli Stati Uniti, tra cui la Cooper Union di New York e la Cornell University di Ithaca (New York) e collabora con l’Institute for Architecture and Urban Studies, viaggia in oriente e tiene conferenze in Sud America.
Nel 1981 pubblica Autobiografia scientifica, richiamo all’omonima opera di Max Planck. Nell’opera l’autore, “in discreto disordine”, riporta ricordi, oggetti, luoghi, forme, appunti di letteratura, citazioni, luci e cerca di «…ripercorrere le cose o le impressioni, descrivere, o cercare un modo di descrivere».
Afferma egli stesso: «Pensavo, in questo libro, di analizzare i miei progetti e i miei scritti, il mio lavoro, in una sequenza continua; comprendendoli, spiegandoli e nello stesso tempo riprogettandoli. Ma ancora ho visto come, scrivendo di tutto questo, si crei un altro progetto che ha in sé qualcosa di imprevedibile e di imprevisto». Nello stesso anno ottiene il primo premio al concorso internazionale per il progetto di un isolato, precisamente il nº 10, tra la Kochstraße e la Friedrichstraße a Berlino.
Ottiene in seguito da Paolo Portoghesi l’incarico di direttore della sezione architettura alla Biennale di Venezia, incarico che manterrà fino al 1984. L’anno successivo vince il concorso per il restauro del Teatro Carlo Felice di Genova. Negli anni seguenti cura le sue personali a Torino, Mosca, York, Londra, Madrid e a villa Farsetti per la Biennale di Venezia.
Vince due concorsi internazionali: uno a Parigi, per la Villette, l’altro a Berlino per il Deutsches Historisches Museum di Berlino. Nel 1989 riceve l’incarico per il Teatro de las lndias da parte della Junta de Andalucia a Siviglia e continua le ricerche nel campo del design industriale per Unifor e Alessi. È del 1989 la caffettiera espresso “Cupola”, realizzata per Alessi, che da semplice oggetto da cucina si è trasformata in un complemento d’arredo.
Nel 1990 gli viene assegnato il Premio Pritzker, primo italiano a vincerlo e primo di una lunga serie di riconoscimenti. Vince l’Aia Honor Award e il premio città di Fukuoka grazie al progetto del complesso alberghiero “Il Palazzo”; il premio “Campione d’Italia nel mondo” e il premio “1991 Thomas Jefferson Medal in Architecture”. A questi prestigiosi riconoscimenti seguono le mostre al Centre Georges Pompidou di Parigi, al Beurs van Berlage di Amsterdam, alla Berlinische Galerie di Berlino e al Museo di arte contemporanea di Gand.
Diviene in seguito membro onorario dell’American Academy of Arts and Letters e l’anno successivo riceve il Premio speciale Cultura per il settore “Architettura e Design” della Presidenza del Consiglio dei ministri. Muore a Milano il 4 settembre 1997, a seguito di un incidente automobilistico. Riceve postumi il premio “Torre Guinigi” per il suo contributo agli studi urbani e il Seaside Architectural Prize del Seaside Institute of Florida dove aveva realizzato una residenza unifamiliare.
Nel 1999 viene dato il suo nome alla Facoltà di Architettura dell’Alma Mater Studiorum di Bologna, con sede a Cesena.
Il lavoro di Aldo Rossi rappresenta un superamento delle metodologie del Movimento Moderno, appartenendo inizialmente alla corrente architettonica del Neoliberty, prima reazione al razionalismo con richiami più o meno espliciti all’Art Nouveau. Successivamente è approdato, al Post-Modern nel variato panorama Italiano di questo movimento, che in lui ha assunto una rigorosità esemplare, che taluni hanno definito Neo-Novecento.
Rossi fu uno dei più grande rinnovatori ideologici e plastici dell’architettura contemporanea, con la sua poesia metafisica e il culto che professò nella stessa misura verso la geometria e la memoria.
Nel 2005, per volontà degli eredi Vera e Fausto Rossi, si è costituita la Fondazione Aldo Rossi con la finalità di riunire, tutelare e divulgare l’opera dell’Architetto, in tutta la sua complessità, bellezza e ricchezza.
Gli archetipi
Aldo Rossi ha sviluppato una concezione della città totalmente nuova rispetto all’idea di Le Corbusier, idea che aveva dominato tutto il primo ‘900: Rossi la vedeva come la somma di tutte le epoche, di tutti gli stili architettonici fino ad allora presenti. Non potendo “rompere” totalmente con il passato come facevano gli architetti dell’International Style, egli pertanto si trovava a dover rendere la sua costruzione “organica” all’interno della città.
La sua soluzione è stato l’utilizzo degli Archetipi. Questi sono delle forme ricorrenti nella storia dell’architettura, forme che vanno a costituire un vero e proprio richiamo alla cittadina esistente, rendendo il proprio risultato nello stesso tempo innovativo e tradizionale. Molti sono stati gli archetipi utilizzati da Rossi nel corso della sua carriera e la loro bellezza sta nella facile riconoscibilità da parte di tutti, sia dall’esperto che dal ragazzino.
FONDAZIONE
La Fondazione Aldo Rossi si è costituita nel 2005 per volontà degli eredi Vera e Fausto Rossi con la finalità di riunire, tutelare e divulgare l’opera dell’Architetto, in tutta la sua complessità e ricchezza. Sotto la direzione scientifica di Germano Celant, si è identificata la prima missione, che consiste nella raccolta e nell’ordinamento del lavoro di Aldo Rossi in un unico corpus virtuale, considerato che la Fondazione gestisce un importante nucleo di materiali editi e inediti, insieme al copyright sul lavoro dell’Architetto. La Fondazione si avvale di due fondamentali strumenti di studio e ordinamento: l’archivio fotografico e il catalogo delle opere.
Nella consapevolezza che lo studio e la promozione, da svolgersi attraverso la conoscenza scientifica e iniziative culturali ed esposizioni sul lavoro dell’Architetto, debbano necessariamente essere il frutto della collaborazione con le più significative e importanti istituzioni italiane ed estere che posseggono materiali inerenti l’opera di Rossi, la Fondazione si è messa in contatto con, tra gli altri, Bonnefantenmuseum di Maastricht, CCA (Canadian Centre for Architecture) di Montreal, Centre Georges Pompidou di Parigi, DAM (Deutsches Architektur Museum) di Frankfurt am Main, MAXXI Architettura di Roma (Direzione generale per la qualità e la tutela del paesaggio, l’architettura e l’arte contemporanea), IUAV di Venezia (Istituto Universitario di Architettura), The J. Paul Getty Trust di Los Angeles.
La Fondazione può anche contare su un ricco dialogo con alcuni dei più stretti collaboratori e colleghi dell’Architetto, da Carlo Aymonino a Paolo Portoghesi, da Shigheru Uchida a Morris Adjmi, oltre che su testimonianze e materiali provenienti da alcuni dei fotografi che hanno lavorato con Rossi, documentandone l’opera attraverso scatti di fondamentale importanza anche dal punto di vista artistico e creativo: da Antonio Martinelli a Gabriele Basilico, da Heinrich Helfenstein allo studio Nàcasa & Partners di Tokyo, senza dimenticare la preziosa collaborazione tra l’Architetto e Luigi Ghirri, attestata dalle fotografie di Fagnano Olona e del cimitero di San Cataldo a Modena, per citarne alcune.
Infine, il rapporto creato con i produttori degli oggetti di design, da Alessi a Molteni, da Artemide a Unifor, da Bruno Longoni a ARP Studio, arricchisce ulteriormente la documentazione di cui la Fondazione Aldo Rossi dispone, oltre a garantire la continuità della produzione e l’inclusione degli oggetti nel più ampio e articolato spettro della produzione rossiana.
L’archivio fotografico, composto da Aldo Rossi nel corso di anni di attività, riunisce cronologicamente la documentazione d’epoca relativa a ogni progetto architettonico realizzato, o meno, dall’architetto: dai bandi di concorso ai progetti di studio, dai modelli ai disegni, dalle fotografie del cantiere a quelle delle architetture realizzate.
Disponendo inoltre di un consistente nucleo di opere, disegni, scritti, bibliografia, documenti fotografici e d’archivio, la Fondazione si propone di proseguire la catalogazione di tutti i materiali originali o in copia, affinché il percorso progettuale e creativo di Aldo Rossi sia ricostituito in un unico corpus articolato in: oggetti relativi ai progetti di architettura e design, produzione pittorica e grafica, pubblicazioni, lezioni, corrispondenze, bibliografia, film, documentari, interviste e fotografie personali e di contesto.
A questo primo compito, si aggiunge il catalogo dell’opera grafica, in continua via di arricchimento e aggiornamento. È in atto la catalogazione delle opere grafiche uniche che hanno accompagnato la progettazione di Rossi, sia quella architettonica sia quella relativa al design, ma anche di disegni che esplorano terreni più personali e privati, dalla vita sul lago Maggiore, alle villeggiature estive, dai viaggi in giro per il mondo, ai lunghi periodi di permanenza a Milano e New York.
Il fondo Aldo Rossi, costituito dai documenti provenienti dallo studio di Milano, è conservato presso la Fondazione Museo delle arti del XXI secolo – MAXXI. Centro archivi architettura; la documentazione costituita, prevalentemente, dai fascicoli relativi ai materiali di lavoro e alle carte relative alla docenza universitaria e alla direzione di «Poliorama» sono state donate dal fratello Romano alla Fondazione Ezio Franceschini onlus.
Dal 10 Marzo 2021 al 17 Ottobre 2021
ROMA
LUOGO: MAXXI Museo nazionale delle arti del XXI secolo
INDIRIZZO: Via Guido Reni 4/a
ORARI: da martedì a venerdì 11-19. La biglietteria è aperta fino a un’ora prima della chiusura del Museo
CURATORI: Alberto Ferlenga
COSTO DEL BIGLIETTO: intero € 5. Gratuito minori di 14 anni; disabili che necessitano di accompagnatore; dipendenti MiBACT; accompagnatori e guide turistiche dell’Unione Europea, munite di licenza; 1 insegnante ogni 10 studenti; membri ICOM; soci AMACI; giornalisti accreditati; possessori della membership card myMAXXI; studenti e ricercatori universitari di Arte e Architettura da martedì a venerdì (esclusi festivi); il giorno del tuo compleanno. È obbligatorio acquistare il biglietto online su maxxi.vivaticket.it
SITO UFFICIALE: http://www.maxxi.art