Si chiude stasera, giovedì 3 maggio 2018 alle 19 con il concerto di Esma presso Spazio Parentesi in via Belfiore 19 a Torino, la mostra UNIO, personale di Aaron Gonzalez. Canale Arte presenta qui una divagazione critica sul progetto espositivo dell’artista sardo.
La volontà di circoscrivere un’esperienza amorosa si scontra inevitabilmente con un lasso di tensione. Affrontare la zona di confusione del linguaggio in eccesso e del vuoto di parole: ecco i due termini della polarità in campo.
I sentimenti contengono l’infinito limite delle percezioni, riflettendo come uno specchio i miraggi dell’io e delle correlate proiezioni. L’artista, che voglia inscenare un tale paesaggio interiore e di relazione, si trova ai margini della rappresentazione. Da un lato, registra, in un particolare diario slacciato da ogni ordine razionale cronologico, i picchi e le sfumature del proprio discorso. Parallelamente, l’Altro emerge e irrompe con tutta la forza della personalità, talvolta, a interrompere le linee liriche e narrative del desiderio oppure a sottolineare ed evidenziare i momenti di stretta unione. Più spesso, il legame si allenta, lasciando delle esperienze esistenziali soltanto le spoglie, gli involucri, i simulacri. Questo secondo momento esula dalla pianificazione a posteriori, assumendo e assimilando le strutture dell’aspirazione, del sogno, della brama. In un lampo simulato di catalogazione istantanea.
Aaron Gonzalez è, proprio in virtù di tali dinamiche, artista interdisciplinare, votato e vocato al site-specific, all’allestimento, al pastiche di matrice scenografica, teatrale.
Per il progetto “UNIO”, esposto presso Spazio Parentesi a Torino dal 26 aprile al 4 maggio 2018, l’autorialità si scioglie volutamente in un susseguirsi di frammenti oggettivati, che accoglie all’interno del percorso gli strappi della quotidianità – scritti, appunti, dediche, citazioni, rivisitazioni – in modalità dimostrativa, chiarificante, sviscerante.
La pittura; di stampo illustrativo e, a tratti, pretestuale; fornisce il supporto confessionale e assertivo, l’omaggio e il compendio. A controcanto, la scultura e l’installazione garantiscono il rapporto vitale, l’estetica performativa fissata nel tempo. I colori si sprigionano, letteralmente, dalle cere e dai gessi, in fisicità marcate o tenui, scandagliando in altorilievo la pulsione erotica, lo slancio sessuale, le livide turgidezze e le ineludibili tumefazioni del dettato.
I video testimoniano del lavorìo, quando “tenere il tempo” appare la vera intenzione del creatore, l’opera necessaria alla critica sul sé, scissione dovuta e atto di avvicinamento al baratro dell’incontro e della conoscenza.
Dal testo di presentazione di Aaron Gonzalez: “UNIO rappresenta un viaggio attraverso l’umanità nella sua fragilità, mostrata attraverso varie espressioni artistiche.
La scultura è la parte più concreta, la carne fusa alla pietra, i sensi, denudati della loro consuetudine e la sessualità a volte dolce ed a volte animalesca.
La pittura muta in spirito, in una visione a volte eretica della fede, senza ricercare una confessione precisa se non quella legata strettamente all’uomo e le sue tentazioni, i suoi pregi e difetti, in una sacralità dai simbolismi quasi alchemici.
Infine, la fotografia, la mente, l’introspezione psicologica, gioia e dolore, amore ed odio, luce ed ombra mescolate insieme per ricercare una comprensione più profonda di se stessi.
Il tutto è accompagnato da un unico filo conduttore, il verbo, trasmesso attraverso pagine strappate da diarii molto intimi, sul quale negli anni sono stati appuntati pensieri, citazioni, bozze e sogni.”