AA.VV., I Preraffaelliti. L’Utopia della Bellezza, 24 Ore Cultura, 2014
Bellezza radicale, necessità di forme artistiche innovative e sensualità mistica coinvolgono empaticamente lo spettatore nel catalogo dell’affascinante e attuale mostra dei Preraffaelliti
Nel 1853, in The Nature of Gothic, John Ruskin, critico e teorico vicino alla pratica estetica dei Preraffaelliti, indicava le condizioni di vita della società medievale come modello per una riappropriazione dell’autenticità: rimedio al disagio causato dal progresso. La Confraternita di artisti, nata nel 1848 in Gran Bretagna, proponeva, allo stesso modo, la riformulazione di una simbologia archetipica e una rivalutazione di codici atavici. Con nostalgia e immaginazione, il passato veniva filtrato per unificare i concetti di vita, arte e bellezza in un inedito dettato evocativo, onirico, allegorico. L’Utopia della Bellezza, mostra inaugurata recentemente a Torino, rappresenta, in questo senso, un progetto di grande stimolo per gli attuali dibattiti su una possibilità di ritorno alle origini, non soltanto nell’ambito dell’arte contemporanea.
A conclusione di un lungo viaggio per i musei del mondo, settanta opere della Confraternita dei Preraffaelliti saranno esposte nei suggestivi ambienti di Palazzo Chiablese. Rientreranno a Londra dopo il 13 luglio per rimanere per molti anni in un’ala della Tate Gallery dedicata a loro. L’esposizione, realizzata da Alison Smith, capo curatore della sezione d’arte del XIX secolo presso la Tate Britain, insieme a Caroline Corbeau-Parsons, si articola in sette sezioni, rispettose dei principali blocchi tematici approfonditi dalla pittura preraffaellita: la storia, la religione, il paesaggio, la vita moderna, la poesia, la bellezza e il simbolismo.
Opere narrative, che si ispirano a drammi di Shakespeare o alla Commedia di Dante, mirano sempre alla conquista di un forte impatto emotivo. La religiosità è espressa con intensità violenta e allucinata in Prendete Vostro Figlio, Signore di Ford Madox Brown, Risveglio di Coscienza di William Holman Hunt e La Vigilia del Diluvio di William Bell Scott. Convinti che il pubblico fosse preparato per una forma d’arte innocente e viva, questi artisti avevano recuperato il simbolismo dell’iconografia cattolica primitiva, lanciando messaggi enigmatici e poetici e leggendo i testi sacri secondo modalità creative e immaginose.
La visione panoramica dei paesaggi, per lo stesso desiderio d’innovazione, veniva sostituita dall’attenzione scrupolosa per ogni singolo elemento della composizione: Paesaggio con Ragazza accanto a un Faggio di George Price Boyle è rappresentativa di queste originali soluzioni stilistiche. La ricchezza di particolari è caratteristica ricorrente negli acquerelli realizzati da Dante Gabriel Rossetti a partire dal 1855 e nei lavori della sua compagna Elizabeth Siddall. In Beata Beatrix, Proserpina e Ofelia, la ricerca di una bellezza radicale aveva portato Rossetti a sublimare l’immagine, creando attorno ad essa un contesto vigorosamente drammatico.
Il catalogo, edito da 24 Ore Cultura contiene una serie di puntuali interventi teorici. Alison Smith svela, all’interno di un denso saggio, le tecniche e i metodi della pittura preraffaellita. Tim Barringer e Jason Rosenfeld si interrogano sui valori di rottura e sulle ragioni del carattere avanguardistico della Confraternita. Elizabeth Prettejohn traccia plausibili percorsi su tematiche e formule ereditate dai successivi movimenti pittorici e letterari. Luca Beatrice, nel testo Gothland. L’Enigma Preraffaellita tra Musica, Moda, Cinema e Arte, racconta l’influenza che la Confraternita dei Preraffaelliti ha avuto sulla cultura contemporanea, tra gotico e dark, a partire dagli anni ’80: nella moda (Vivienne Westwood, Alexander McQueen), nel cinema (Tim Burton, Francis Ford Coppola) e soprattutto nella musica (Joy Division, Bauhaus e The Cure). Le immagini del volume sono corredate da interessanti approfondimenti che rivelano influenze letterarie, religiose, politiche e sociali. Scopriamo che all’origine del dipinto Mariana di John Everett Millais sta la poesia omonima di Alfred Tennyson e che dietro alla rappresentazione della Baia di Pegwell di William Dyce dimorano studi scientifici e geologici.