“Forme in Replay”, libro d’arte ispirato dai versi del poeta Italo Testa, realizzato dagli studenti del Corso di Tecniche dell’Incisione e Grafica d’Arte del docente Franco Fanelli
Nell’ambito della conferenza Fare Arte tra Realtà e Sogno: Creatività Bene Comune dedicata all’Accademia Albertina, a Lagrange 12 e alla casa editrice Albertina Press, Franco Fanelli, docente del Corso di Tecniche dell’Incisione e Grafica d’Arte, ha presentato il progetto editoriale dei propri studenti Forme in Replay
Il libro “Forme in replay”, edito da Albertina Press, raccoglie un’antologia di poesie di Italo Testa e le incisioni calcografiche di diciassette studenti iscritti al Corso di Tecniche dell’Incisione-Grafica d’Arte dell’Accademia Albertina di Belle Arti, nei cui laboratori è stato totalmente realizzato. E’ scandito in 10 fascicoli a leporello, più colophon, conservati in un cofanetto cartonato e stampati in trenta esemplari numerati e firmati. Ne sono autori, sotto la guida del docente del Corso, prof. Franco Fanelli, Francesca Vignale, Aurora Paolillo, Martina Bove, Chiara Pigoni, Stefano Allisiardi, Riccardo Di Stefano, Donato Di Vico, Alba Sides, Eleonora Guarino, Laura Bollati, Fortunata Cambareri, Federica Deschino, Giuditta Mello, Anna Canale, Gilda Guarino, Eleonora Rinaldi, Francesca Romeo
A partire dall’autunno 2013, in un’aula del Corso di Pittura dell’Accademia Albertina di Belle Arti di Torino, le parole e le immagini che animano il progetto “Forme in Replay” curato dal docente Franco Fanelli, hanno iniziato lentamente a delinearsi in maniera concreta. Alcune soluzioni hanno avuto nascite distinte: parte delle immagini è nata prima dei versi di Italo Testa. Questi ultimi sono stati presentati da Laura Valle, docente di Pittura, nell’ambito di un ciclo di conversazioni e incontri con cui l’Accademia ha risposto al tema dell’edizione 2014 del Salone Internazionale del Libro di Torino. L’insegnante ha saputo accostare al concetto di “bene”, a cui è dedicata la manifestazione, quello di “male”, così presente nella nostra tormentata contemporaneità. La dialettica, quindi, è stato il paradigma metodologico intorno al quale si è sviluppata tutta la didattica del Corso di Grafica d’Arte dell’Accademia Albertina – tenuto dal docente Franco Fanelli – al quale hanno partecipato gli autori e le autrici delle incisioni. Dialettica intesa come volontà di aprire interrogativi e, al tempo stesso, come desiderio di confronto: le immagini non sono illustrazioni, né traduzioni o proiezioni delle poesie. I versi e i segni si pongono, all’interno del volume come “testo a fronte”, nel tentativo di stimolare l’immaginazione di chi legge e osserva. Di qui, anche, la scelta di una composizione del libro a fascicoli sciolti: fogli sparsi nell’affascinante possibilità di infinite combinazioni. L’impaginazione diventa luogo di creatività, alla ricerca di scambi e analogie.
Il progetto è nato e si è sviluppato nei laboratori dell’Accademia di Belle Arti, grazie agli studenti e alla cooperazione tra docenti: Stefano Pasquini, professore di Tecniche Grafiche Speciali, ha contribuito alla supervisione della veste editoriale, Danilo Ferrero, insegnante di Litografia e Serigrafia, ha collaborato alla composizione e alla stampa dei testi. È un’opera creata da un poeta e da un gruppo di studenti. Questi ultimi hanno messo in campo, al di là delle immagini prodotte, le rispettive competenze, in un reciproco aiuto.
“Un poeta, Elio Pecora”, sostiene Franco Fanelli all’incontro di presentazione tenutosi al Salone del Libro, “ha detto che per comprendere la poesia occorre leggerla ad alta voce. Ecco, mi pare che ad alta voce gli studenti, da queste pagine, dichiarino la necessità della poesia come motore della creazione e dunque dell’utopia di un mondo capace di rinascere dall’immaginazione e dall’arte. A loro, soprattutto, sono grato: per essere i veri custodi di un luogo straordinario, la Scuola di tecniche dell’incisione dell’Accademia Albertina, e della storia che esso conserva, rinnovandola attraverso il loro lavoro; per avermi confermato che insegnare ciò che si ama è un servizio ma soprattutto un privilegio. E, parafrasando Konstantinos Kavafis, per concedermi di approdare, attraverso di loro, “in porti sconosciuti prima” donandomi, ogni volta, meraviglia”