La città di Milano celebra fino al 9 febbraio 2025 Enrico Baj, maestro della neoavanguardia, con una grande retrospettiva a Palazzo Reale, nella Sala delle Cariatidi, in occasione del centenario della sua nascita. A Savona un corpus sulla ceramica su diverse sedi.
La mostra, curata da Chiara Gatti e Roberta Cerini Baj, ripercorre la lunga carriera dell’artista, con quasi cinquanta opere che spaziano dagli anni ’50 agli anni Duemila. Con una scenografia che unisce arte e letteratura, l’esposizione enfatizza l’estetica del dettaglio e offre ai visitatori un’esperienza teatrale di grande suggestione che esalta la poetica di Baj, permettendo nuove chiavi di lettura.
L’esposizione è articolata in dieci sezioni tematiche che approfondiscono i temi centrali della poetica dell’artista, illustrandone lo sviluppo creativo e concettuale. Il viaggio si apre con la scenografica e imponente ricostruzione dell’Apocalisse, un polittico di quasi 100 metri quadrati ispirato al Giudizio Universale michelangiolesco, reinterpretato con demoni grotteschi e figure oniriche. Seguono le sezioni dedicate ai cicli più significativi: Opere nucleari, Ultracorpi, Parate, I funerali dell’anarchico Pinelli, Generali, Meccano, Mobili, Specchi e Dame. La mostra propone un crescendo di emozioni e dimensioni, offrendo una prospettiva completa sull’universo immaginifico di Baj.
L’allestimento, curato da Umberto Zanetti e ZDA Zanetti Design Architettura, valorizza le opere e il contesto storico della Sala delle Cariatidi attraverso un sapiente uso di specchi e installazioni site-specific. Tra queste spiccano le otto sculture della serie Meccano, disposte come un reggimento in parata. I Funerali dell’anarchico Pinelli dialogano con altre opere chiave, evidenziando l’adesione di Baj a movimenti come il Dadaismo, il Surrealismo e l’arte Informale, fino alla fondazione dell’arte Nucleare con Sergio Dangelo nel 1951. L’esposizione esplora le sue celebri figure antropomorfe, i Generali, le Dame, gli Ultracorpi e i Mobili, rappresentazioni ironiche e grottesche che denunciano il conformismo e il potere costituito. L’esposizione intreccia vita e arte, immergendo il visitatore nella geografia personale di Baj: dalla Milano del boom economico agli anni di piombo, fino al nuovo millennio. Luoghi simbolici come via Teullié, Brera, il San Fedele e la galleria Marconi fanno da sfondo al percorso artistico del maestro.
I Funerali dell’anarchico Pinelli (1972) in particolare segnano un momento cruciale nel percorso artistico di Enrico Baj, rappresentando una svolta verso una narrazione più scenografica e teatrale, con soluzioni ambientali innovative. L’opera è direttamente collegata ai Generali e alla Parata a sei, antecedente diretto sia per la composizione ritmica sia per la critica al militarismo e ai soprusi. Di notevole interesse gli accostamenti alla poetica picassiana. In conteporanea alla mostra di Milano è possibile visitare alcune esposizioni a Savona dedicate alla ricerca sulla ceramica di Baj e al suo sviluppo storico: al Museo della Ceramica di Savona, al MuDA (Museo Diffuso Albisola) di Albissola Marina, e all’interno del Centro Esposizioni e di Casa Museo Jorn. La collaborazione tra Milano e Savona, insieme ai curatori e alle istituzioni coinvolte, mira a creare due percorsi espositivi autonomi ma complementari, celebrando il genio eclettico di Baj. Un catalogo unico, pubblicato da Electa, documenta i due percorsi, evidenziando luoghi, forme, materiali e incontri che riflettono l’affascinante cosmogonia dell’artista.
Enrico Baj nasce a Milano il 31 ottobre del 1924, frequenta l’Accademia di Brera e contemporaneamente consegue la laurea in Legge. Nel 1951 promuove il Movimento Arte Nucleare con Sergio Dangelo e, in un secondo momento, con Joe Colombo; insieme abbracciano lo spirito d’avanguardia bohémien tipico dell’immediato dopoguerra. In questi anni di esordio, Baj partecipa ai movimenti d’avanguardia italiani e internazionali con mostre, pubblicazioni e manifesti, collaborando anche con Lucio Fontana, Piero Manzoni, Arman, Yves Klein, il gruppo Phases di Édouard Jaguer a Parigi, Asger Jorn e gli artisti del gruppo CoBrA. Nel 1953 con Jorn fonda il Movimento Internazionale per un Bauhaus Immaginista, schierandosi contro la razionalizzazione e la geometrizzazione dell’arte. L’anno seguente organizza gli Incontri Internazionali della Ceramica ad Albisola. Nel 1958 tiene la prima personale a Parigi alla galleria Daniel Cordier, seguita nel 1959 da una seconda alla Galerie Rive Gauche e da altre due mostre alla Galerie Raymond Cordier e alla Galerie du Fleuve. Il suo debutto a New York avviene nel 1960, quando partecipa all’Esposizione Internazionale del Surrealismo, curata da André Breton e Marcel Duchamp presso la d’Arcy Gallery. L’anno seguente il suo lavoro è incluso nella mostra The Art of Assemblage, curata per il MoMA da William Seitz. Nel 1963 a Parigi conosce Max Ernst, che gli affitta il suo vecchio studio lasciato libero da Duchamp. Qui Baj abiterà e lavorerà per lunghi periodi fino al 1966. Già membro del Collège de Pataphysique di Parigi, fonda l’Istituto Patafisico Milanese insieme ad Arturo Schwarz, Paride Accetti, Roberto Crippa, Alik Cavaliere, con la presidenza del poeta futurista Farfa e l’intervento di Raymond Queneau. La Patafisica e il personaggio di Ubu saranno per Baj fonte di costante ispirazione. Nel 1964 viene presentata alla Biennale di Venezia una sala dedicata alla sua ricerca, cui seguono importanti personali, fra cui quelle allestite a Palazzo Grassi a Venezia, al Museum of Contemporary Art di Chicago e al Musée de l’Athénée di Ginevra. Numerosi sono i rapporti dell’artista con poeti e letterati italiani e stranieri, da Umberto Eco a Italo Calvino, da Edoardo Sanguineti a Guido Ballo, da Benjamin Péret a Roberto Sanesi e André Pieyre de Mandiargues. Nel 1974 nelle sale di Palazzo Reale a Milano ha luogo una retrospettiva con opere dal 1960 al 1974. Della mostra fa parte Nixon e Kissinger alla parata del Columbus Day, opera suggerita dallo scandalo Watergate, caso esemplare di corruzione e oscenità del potere. La mostra passerà poi al Palais des Beaux-Arts di Bruxelles e alla Kunsthalle di Düsseldorf. Negli anni ottanta espone, fra gli altri, al Palazzo della Ragione di Mantova, al Center for the Fine Arts di Miami, al Forte di Bard, allo Studio Marconi, alla Galerie Beaubourg di Parigi, al Palazzo Rondanini di Roma e alla Marisa Del Re Gallery di New York. Ampie retrospettive seguono nel tempo a Locarno a Casa Rusca, a L’Institut Mathildenhöhe di Darmstadt e al Musée d’Art Moderne et d’Art Contemporain di Nizza. Nel 1999 Baj realizza una serie di 164 ritratti ispirati ai Guermantes di Marcel Proust. Enrico Baj è anche scrittore e critico: autore di libri, collabora con le pagine di molti giornali e riviste. Baj muore a Vergiate (Varese) il 16 giugno del 2003.
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