“Psiche allo specchio. Omnia vincit amor” è la mostra curata da Daniela Ferrari, conservatrice e curatrice al Mart di Trento e Rovereto, e ospitata da La Galleria, sede museale e centro di diffusione culturale di BPER Banca a Modena. 46 opere d’arte, provenienti dalla Corporate Collection di BPER Banca e da prestiti privati, condurranno i visitatori alla scoperta del concetto di “psiche” in tutte le sue accezioni dal 13 Settembre 2024 al 9 Febbraio 2025.
Il filo portante della mostra è il mito di Amore e Psiche, la favola di Apuleio contenuta nell’opera latina Le Metamorfosi. Tutto ruota intorno al mito, ma esplora anche i molti significati che il termine Psiche ha assunto fin dall’antichità, partendo da anima e soffio vitale fino ad arrivare al termine essenziale psiche, che definisce la nascita della psicanalisi in una società in cui c’è una maggiore attenzione allo sconosciuto di sé.
Ho intervistato Daniela Ferrari per capire le sue scelte curatoriali e presentarvi il percorso.
“La narrazione della mostra inizia con l’idea dell’attraversamento di una soglia, che ho voluto rappresentare metaforicamente attraverso uno specchio. Guardarsi allo specchio è l’unico modo che ci consente di crearci un’idea di noi stessi. Ci riconosciamo di più quando ci vediamo in uno specchio piuttosto che in una fotografia, anche se siamo più veri, perché nella fotografia è come ci vedono gli altri. La prima opera che ci accoglie in mostra sarà l’immagine di noi stessi, perché il visitatore si trova specchiato in una Psiché, un oggetto d’arredo ottocentesco. É il primo specchio in grado di contenere la figura umana nella sua interezza. Creato verso la fine del Settecento, con la particolarità di essere inclinabile, si è sempre più migliorato fino a diventare parte dei salotti, o boduar, delle famiglie più altolocate. A fine Settecento, infatti, non tutti se lo potevano permettere, perché era molto costoso. Questo specchio diventerà protagonista in opere d’arte come i dipinti di Bert Morisot o l’opera di Federico Zandomeneghi, Fémme devant une psyché, presente in mostra a fianco dell’originale Psiché ottocentesca.” Daniela Ferrari.
Una volta “attraversato lo specchio” una serie di opere, che appartengono a diversi periodi storici e linguaggi dell’arte, traccia un percorso tra le possibili suggestioni che nascono dal termine psiche e le interpretazioni dalla storia di Amore e Psiche raccontata nel mito.
“Perché il mito, perché attraverso le figure e le storie del mito vengono narrate delle pulsioni, dei sentimenti umani, in alcuni casi anche indicibili, inenarrabili, molto forti e intimi, che al mito sono stati consegnati perché difficili da accettare. Allo stesso tempo al mito ci si è affidati per spiegare tutta una serie di disturbi come il narcisismo, il complesso di Edipo, il complesso di Elettra. Quindi tutta una serie di tematiche che sono fondamentali per la conoscenza del sé e che sono state spiegate attraverso la simbologia del mito.” Daniela Ferrari.
“Nel racconto che ho fatto, attraverso la mostra e il mio saggio, la figura di psiche viene molto enfatizzata. Psiche è una donna che fa innamorare una divinità. E’ un elemento di forte contrapposizione rispetto alla narrazione che troviamo di solito nella mitologia. Amore e Psiche appartengono a due mondi diversi quanto più non potrebbero essere, non si tratta solo di una distanza sociale o culturale. Psiche dovrà superare tutta una serie di prove per dimostrare di essere degna di quel mondo, fino a diventare dea lei stessa per volere di Giove.” Daniela Ferrari.
L’opera che chiude la mostra è Un mantra per amore e psiche di Omar Galliani. Il visitatore si ritroverà di fronte ad un’opera di grande impatto emotivo e bellezza, che rappresenta un momento di sospensione di un bacio che sta per accadere, di un incontro la cui tensione emotiva va aldilà dell’atto sessuale. Il bacio rappresenta il preludio di un’unione.
“L’aspetto che più mi ha colpito in quest’opera è il fatto che è Psiche a baciare amore. Il modo in cui è rappresentata qui la donna ci dice che è lei ad avere una sorta di dominanza emotiva e sentimentale nei confronti del suo opposto di genere, che per dipiù è una divinità. La rivoluzione dell’idea compositiva di Galliani, in cui è la figura femminile a dominare contrariamente a quanto avviene in Canova (dove è Amore che abbraccia Psiche che a lui si abbandona), è resa ancora più forte dalla soluzione del dittico scelta dall’artista. La meraviglia prorompe di fronte alla forte diversità tra la parte disegnata a matita, molto raffinata, e la parte in foglia d’oro, con inciso il mantra OM, che ti spinge verso una dimensione trascendente. L’oro che, simbolicamente, sin dalle tavole in foglia d’oro, ha indicato una dimensione ultraterrena e che è molto presente nell’opera di Galliani. L’essere altrove e altrimenti da sé è ciò che ti dà il sentimento dell’amore. L’amore ti porta a sentirti onnipotente. Accade in un rapporto di coppia, ma anche in quell’amore supremo che solo le donne possono provare quando danno alla luce un’altra vita. Si prova un amore che è talmente assoluto e forte da sentirsi un Dio.” Daniela Ferrari.
“Un altro aspetto dell’opera di Galliani che mi interessava è proprio il segno, perché Un mantra per Amore e Psiche conclude idealmente un percorso nel percorso iniziato nelle sale precedenti con le acqueforti e acquetinte di Max Klinger, il prestito più prestigioso che possiamo vantare in questa mostra. Siamo, infatti, riusciti ad avere, cosa rarissima, la serie completa di incisioni su Amore e Psiche. Il segno inciso, o “Griffelkunst” l’arte dello stilo, era per Max Klinger la forma più alta dell’espressione, con cui si potesse esprimere al massimo l’idea di opera d’arte.” Daniela Ferrari.
Il segno più definito e figurativo di Max Klinger, nelle cui opere l’inconscio emerge dalla realtà attraverso i simboli e il mito, è quindi idealmente in dialogo con il segno sfumato e tendente all’astratto di Omar Galliani, che prende dalla realtà e la dilata fino a farla diventare altro, per rappresentare ciò che viene da dentro di noi, che sia una tensione emotiva o spirituale.
“Il lavoro di Omar Galliani, quindi, chiude la mostra ma è in dialogo con un’altra opera contemporanea, la lightbox di Andrea Mastrovito, che fa una rielaborazione del concetto di amore citando l’Amore e psiche di Canova e andando così a completare la mia idea curatoriale in cui volevo che ci fosse un confronto e un continuo dialogo tra varie interpretazioni del concetto di psiche e del mito.” Daniela Ferrari.
Il confronto sul tema della mostra tra Omar Galliani e Andrea Mastrovito si può allargare all’uso del disegno per raccontare la realtà. Il segno grafico è per entrambi fondamentale per esprimere la propria visione artistica.
La maniera di Omar Galliani tende verso la tradizione antica nel supporto e nel segno. Il suo disegno ci comunica una tensione al non detto e alla riflessione sui grandi temi universali dell’uomo: l’amore, la natura, la spiritualità.
Lo sguardo di Andrea Mastrovito, con un profondo senso critico, è rivolto più alla contemporaneità attraverso la stratificazione dei messaggi, i riferimenti ai fatti che accadono intorno a lui, la varietà di supporti che utilizza per le sue opere, come quella in mostra a Modena.
“Psiche allo specchio. Omnia vincit amor”
curata da Daniela Ferrari
La Galleria BPER Banca, Modena
dal 13 Settembre 2024 al 9 Febbraio 2025