Imperdibile la grande mostra, a cura di Fernando Mazzocca e Paola Zatti, che celebra la pittura di Giuseppe De Nittis a Palazzo Reale a Milano. Fino al 30 giugno oltre 90 dipinti, tra oli e pastelli, provenienti dalle principali collezioni pubbliche e private, italiane e straniere.
L’esposizione, prodotta da Palazzo Reale e CMS.Cultura in collaborazione con la Galleria d’Arte Moderna, è promossa dal Comune di Milano, che ha fortemente creduto in questo progetto. Tra i prestatori il Musée d’Orsay e il Petit Palais di Parigi, i Musée des Beaux-Arts di Reims e di Dunkerque, gli Uffizi di Firenze, oltre allo straordinario nucleo di opere conservate alla GAM di Milano e una selezione dalla Pinacoteca De Nittis di Barletta, la raccolta più vasta e significativa di opere dell’artista, arrivate alla sua città natale grazie al lascito testamentario della vedova Léontine. La mostra vede infine la speciale collaborazione di METS Percorsi d’Arte, che ha contribuito al progetto espositivo con l’apporto di un importante nucleo di opere provenienti da collezioni private, tra le quali il Kimono color arancio, Piccadilly e Westminster.
Il progetto espositivo di De Nittis. Pittore della vita moderna, si articola in undici sezioni introdotte da un omaggio alla moglie Léontine, musa e figura fondamentale per la sua ascesa artistica e mondana. Le sezioni successive ripercorrono in modo cronologico e argomentato l’intera vicenda creativa, a partire dalla sua formazione a Napoli (splendida la serie di studi sul Vesuvio) per approdare al successo internazionale tra Parigi e Londra, fino agli ultimi anni di attività. La mostra intende sottolineare la statura internazionale di un artista che è stato, insieme a Giovanni Boldini, il più grande tra gli artisti italiani a Parigi, in grado di reggere il confronto con Manet, Degas e gli impressionisti, con cui ha condiviso, pur nella diversità del linguaggio pittorico, l’aspirazione a rivoluzionare l’idea stessa della pittura: come gli Impressionisti, De Nittis ha scelto il paesaggio, il ritratto e soprattutto la rappresentazione della vita moderna, e ci restituisce fulminanti fermi immagine di Parigi e Londra. Una vicenda artistica costellata di grandi successi già in vita, e conclusasi prematuramente con la scomparsa a soli 38 anni di età nel 1884.
LE SEZIONI DI MOSTRA
La mostra si snoda attraverso undici sezioni che ripercorrono in maniera ampia e ben documentata il percorso biografico dell’artista, focalizzandosi su alcuni suoi interessi specifici e temi che lo hanno reso celebre come la vita parigina, città che scelse come luogo d’elezione. Dopo un omaggio alla moglie Leontine, conosciuta proprio a Parigi, che apre l’esposizione, la mostra affronta i primi anni professionali di De Nittis e in particolare il tema del paesaggio: giunto a Napoli da Barletta nel 1860, l’artista si iscrive all’Istituto di Belle Arti, superando l’iniziale resistenza della sua famiglia. Appena tre anni dopo, però, insofferente all’insegnamento accademico, abbandona l’Istituto per proseguire la sua formazione in piena autonomia: nascono così tele giovanili come Appuntamento nel bosco di Portici, L’Ofantino e La piana dell’Ofanto.
Dopo un soggiorno a Parigi nel 1870, lasciata precipitosamente a causa della guerra franco-prussiana, De Nittis trascorre lunghi periodi in Italia: si dedica nuovamente agli studi di paesaggio che realizza recandosi quotidianamente sulle pendici del Vesuvio: “Mi aveva preso, come accade a molti, l’amore per la montagna, per il Vesuvio”. Il risultato è una splendida serie di piccoli studi, intitolati Sulle pendici del Vesuvio e Sulle falde del Vesuvio, straordinari per il taglio compositivo, la tecnica e il colore: uno degli esiti più originali del vedutismo ottocentesco. Attraverso il suo sguardo attento è raccontata anche l’eruzione del Vesuvio, avvenuta il 26 aprile 1872 e immortalata dal pittore in Pioggia di cenere e L’eruzione del Vesuvio (sotto il Vesuvio).
De Nittis aveva visitato Parigi per la prima volta nell’estate del 1867: ci resta solo due mesi, ma si innamora perdutamente della città e, tranne alcuni viaggi in Italia e in Inghilterra, passerà il resto della sua vita nella capitale francese, tanto da arrivare ad affermare che “nessun francese ama la Francia con una passione più alta e disinteressata di me”. Qui conosce Ernest Meissonier, Edmond De Goncourt, che ritrae in un pastello su carta in mostra in questa sala, e soprattutto Léontine Gruvelle, che nel 1869 diventa sua moglie. Lavora per il mercante Gerard Reitlinger e poi per il più celebre Adolphe Goupil. Al pittore non interessa la classica veduta urbana né la celebrazione dei monumenti storici come memoria di un passato glorioso; è orientato piuttosto alla registrazione in presa diretta della vita e della società nei luoghi pubblici, ei pressi dei monumenti più celebri. Oltre alle scene urbane “in presa diretta” De Nittis inizia a studiare gli effetti della luce artificiale in interno: nascono così numerose scene di salotti ripresi a lume di candela o di lampade a gas, interni riccamente decorati e popolati da una folla elegante e distinta. Sono gli anni della più completa affermazione di De Nittis – che nel 1878 ha trionfato all’Esposizione Universale di Parigi e ottenuto la Legion d’Onore.
A partire dagli anni Cinquanta dell’Ottocento, Parigi viene investita da una serie di rivolgimenti urbanistici: tra le realizzazioni più importanti è il Bois de Boulogne, il gigantesco parco cittadino già riserva di caccia dei reali francesi, ora trasformato in uno dei luoghi più frequentati dalla buona società: capolavoro assoluto Il ritorno dalle corse (noto anche come La signora col cane) che racconta perfettamente come le corse fossero un evento poi data mondano, a cui si quasi sfilando indossando l’abito migliore.
L’eccezionale nevicata che ricopre Parigi nell’inverno tra il 1874 e il 1875 dà il via a una serie di dipinti in cui De Nittis, raffigura una Parigi in bianco: dipinti caratterizzati dal grande virtuosismo delle mille variazioni di bianchi, beige, grigi e violetti. Altrettanto interessante il ciclo di dipinti dedicati a Londra: nella capitale inglese De Nittis inizia un periodo produttivo ricco di soddisfazioni: “[…] Ho lavorato tanto in Inghilterra e ho voluto tanto bene a Londra”. Il pittore ferma sulla tela luoghi simbolici come La National Gallery e la chiesa di Saint Martin a Londra, Westminster e Westminster Bridge, Buckingham Palace e Trafalgar Square; De Nittis fotografa la vita delle, cogliendo lo spirito del luogo.
Un altro tema che avrà molto fascino su di lui è quello del Giappone, argomento a cui la mostra dedica ampio spazio; gusto per l’arte orientale che nell’Ottocento invase l’Europa ebbe a Parigi la propria capitale, da quando il Giappone partecipò per la prima volta all’Esposizione Universale del 1867, conquistando artisti, letterati, critici e pubblico. È però soprattutto grazie ai pittori che la moda si radica nella sfera artistica. Lo stesso De Nittis dal 1869 si cimenta in soggetti giapponesizzanti, introducendo in scene d’interni elementi orientali, come paraventi, incisioni o kimono, oppure dipingendo ad acquerello delicati ventagli di seta. Un gusto che influenza anche il suo stile pittorico come si legge in Pioppi nell’acqua, nel rifiuto della prospettiva tradizionale, sostituita da ampie campiture vuote e da vibranti di sfumature.
Parallelamente l’artista prosegue il suo interesse per la pittura en plein air e stringe rapporti con gli Impressionisti in particolare Édouard Manet, Gustave Caillebotte ed Edgar Degas: nelle sue pitture realizzate “all’aria aperta” si riconoscono gli influssi dei grandi maestri francesi: nel 1874 sarà proprio Degas a invitarlo a partecipare alla storica prima mostra del gruppo presso lo studio del fotografo Félix Nadar, alla quale De Nittis invia cinque opere.
Nei primi anni Ottanta De Nittis è all’apice della sua carriera, ma inizia a mostrare insofferenza per i ritmi frenetici della città che pure tanto aveva amato. Passerà sempre più tempo in campagna, a Saint-Germain-en-Laye, complici i problemi alla vista. “Quanti bei progetti ho per l’avvenire!”, scrive nelle ultime pagine del Taccuino nell’agosto del 1884, “Prima di tutto ce ne andremo da Parigi, dove la vita mi soffoca: Parigi distrugge tutti. E se poi, un bel giorno, mi dovessi ritrovare simile agli altri, immeschinito dall’ambizione, dalla stanchezza e dalla collera?”. Alle vedute cittadine che lo avevano reso famoso si sostituiscono scene intime, istantanee famigliari, tra cui non si può fare a meno di citare La colazione in giardino, presentato al Salon del 1884, oggi alla Pinacoteca De Nittis a Bari, in cui sono rappresentati l’amata moglie e il figlio Jacques
De Nittis muore improvvisamente il 21 agosto 1884, nella casa di campagna. Nello studio restano le ultime opere, di cui si occuperà con amore la moglie, e i dipinti incompiuti, come l’ultimo ritratto di Léontine, di cui esistono diverse versioni, L’amaca e Sull’amaca II: “voglio cominciare un nuovo ritratto di mia moglie. Ella posa in un’amaca sospesa sotto gli alberi”. Verrà sepolto nel celebre cimitero di Père Lachaise, sotto un epitaffio dettato da Alexandre Dumas figlio: “Qui giace il pittore Giuseppe De Nittis, morto a 38 anni, in piena giovinezza, in piena gloria, come gli eroi e i semidei”.
PER INFO
De Nittis. Pittore della vita moderna.
Fino al 30 giugno