Abbiamo incontrato Ugo Nespolo nel suo studio a Torino, un luogo mirabolante – di oltre 4000 metri quadrati – che dimostra i mille interessi del Maestro, artista, esteta, scrittore, raffinato collezionista, bibliofilo, regista. L’occasione è la sua ultima mostra, in ordine di tempo, che inaugura il 24 marzo 2024 al Museo della Ceramica di Mondovì, aperta sino al 19 maggio: “Viaggio eclettico a palazzo con Ugo Nespolo“, a cura di Ermanno Tedeschi. Un’antologica che vuole sottolineare l’attitudine dell’artista a misurarsi con le diverse forme artistiche con una curiosità indomita e un senso di sfida alla materia che gli ha permesso di avvicinarsi ai diversi media con straordinaria ricchezza di temi e varietà di
soluzioni estetiche. Le oltre cinquanta opere esposte raccontano sessant’anni di storia e di evoluzione dell’artista biellese: dalle fotografie del suo periodo newyorkese alle sculture in bronzo, in vetro e in ceramica (note le sue collaborazioni con Faenza e Albisola), fino alle ultimissime serigrafie che descrivono il mondo dell’arte come una sorta di meta-museo: un caleidoscopico viaggio alla scoperta della produzione tridimensionale e scultorea di Nespolo, ma anche un doveroso omaggio ad uno dei più attivi artisti contemporanei di fama internazionale del nostro Paese.
L’Arte deve entrare nelle strade e nelle piazze, e sfuggire a collezionismi sterili e autoriferiti.
La conversazione con il Maestro prende avvio proprio dal concetto di eclettismo per toccare alcuni argomenti tra i più cari all’artista, che è stato anche docente e tuttora collabora per le pagine culturali di diversi quotidiani nazionali: il ruolo dell’arte e dell’artista nella nostra società, e i consigli ai giovani che vogliano misurarsi con la difficile ma straordinaria vocazione all’Arte come personale mezzo di espressione e affermazione personale: un’avventura che richiede coraggio, perseveranza, e – soprattutto – tantissimo studio, pratica quotidiana anche di Nespolo. L’Arte deve entrare nelle strade e nelle piazze, e sfuggire a collezionismi sterili e autoriferiti: patrimonio collettivo, deve essere percepita come una risorsa da parte di tutti, dall’amministratore al fruitore finale; risorsa dal potere economico – ma soprattutto di impatto sociale – ancora oggi in parte sottovalutato, persino nel nostro Paese.