Turner. Paesaggi della Mitologia, curata dalla storica dell’arte inglese Anne Lyles, sarà visibile sino al 28 gennaio 2024 nelle sale al primo piano della Reggia della Venaria.
Dopo il successo riscosso lo scorso anno dalla mostra John Constable. Paesaggi dell’anima, continua la prestigiosa collaborazione con la Tate UK con una nuova esposizione dedicata al grande pittore romantico inglese William Turner (1775-1851), a cui seguirà, nel 2024, una retrospettiva su William Blake. La scelta delle opere include una quarantina tra dipinti di grandi dimensioni, disegni e incisioni, taccuini e schizzi, e i celebri acquerelli (i famosi “colours beginnings”) realizzati negli anni venti dell’Ottocento, che anticipano nelle scelte cromatiche quella che sarà la cifra stilistica del grande pittore, ossia l’uso assolutamente moderno della luce, che ha influenzato molti pittori dell’impressionismo e persino qualche contemporaneo. A questo proposito c’è un aneddoto curioso su Turner e Mark Rothko. Nel 1966 Rothko visitò una mostra di opere del pittore britannico al MoMA, e rimase colpito dalla somiglianza dei dipinti di Turner con la sua arte. “Quest’uomo, Turner”, avrebbe detto in seguito, “ha imparato molto da me”. Turner era morto più di un secolo prima…Il grande pittore americano, ancora una volta, sottolineava un’idea che era piuttosto condivisa già dalla metà del XX secolo: Turner è stato uno tra i più importanti precursori dell’arte moderna.
Nei quadri scelti per la mostra alla Reggia Turner il grande pittore dimostra non solo la predilezione per la pittura di paesaggio ma anche il grande interesse per la mitologia greco-romana, un argomento molto in voga tra il pubblico e la critica inglese del XIX secolo e richiesto come “soggetto di prova” dalla Royal Academy di Londra, nella quale il pittore fu ammesso nel 1802. Affermatosi a livello internazionale all’inizio dell’Ottocento dipingendo grandi tele per le rassegne ufficiali, Turner raffigura scene tratte dalla Bibbia, dalla letteratura classica e dalla mitologia con uno stile ancora influenzato da due grandi maestri francesi, Nicolas Poussin e Claude Lorrain. Si appassiona in particolare ai personaggi della mitologia, riferendosi in particolare alle Metamorfosi di Ovidio e all’Eneide, testi che molto amava, e parallelamente approfondisce i pittori del passato alla National Gallery di Londra. Durante i suoi anni da studente della Royal Academy impara a riprodurre fedelmente, a matita o a gessetto, i calchi delle più celebri statue del mondo classico, come l’Apollo del Belvedere. A influenzare ulteriormente i suoi quadri di mitologia classica si ricorda l’opera di Richard Wilson, artista britannico che nella seconda metà del Settecento visse per un lungo periodo nel sud Italia, tra Roma e Napoli; le sue tele erano abitate da figure della classicità o mitologiche, immerse in paesaggi idealizzati, ma fortemente influenzati da luoghi reali che aveva visitato, aspetto che si verificherà anche nei dipinti di Turner, come ne“La morte di Atteone” del 1837 che rappresenta una episodio della mitologia classica ambientato in un bosco con una veduta in lontananza del Montjovet, nei pressi di Aosta.
ll percorso della mostra si sviluppa in dieci sale ed è suddiviso in sei sezioni tematiche, arricchite da grafica di approfondimento. Gran parte delle opere di Turner sono custodite alla Tate di Londra e fanno parte del “Lascito Turner” (1856), da cui è nato il progetto della mostra. La carriera di Turner si è sviluppata nel pieno del Romanticismo, quando i pittori iniziavano a distaccarsi da soggetti vincolanti e dalla maniera controllata del periodo neoclassico scegliendo di esprimersi in un linguaggio artistico più personale ed espressivo. Turner avrebbe voluto visitare l’Italia molto prima di riuscire a farlo effettivamente, nel 1819. L’Italia era considerata la culla della civiltà occidentale e nel Settecento molti viaggiatori britannici, soprattutto coloro che avevano ricevuto un’istruzione classica, avevano visitato l’Italia con il Grand Tour, per ammirare le celebri collezioni d’arte e le antichità. Tuttavia, per il lungo periodo in cui sul continente imperversarono la Rivoluzione Francese prima e le Guerre Napoleoniche poi (1792-1815), tutti i viaggi furono sospesi. In Italia Turner tornò poi nel 1828 per un soggiorno più prolungato rispetto a quello di quasi dieci anni prima. Dopo questi due viaggi in Italia, Turner utilizza proprio i paesaggi italiani (reali o di fantasia) come sfondo per i soggetti mitologici.
Da segnalare nella sala dieci l’omaggio che i curatori hanno voluto fare al nostro territorio con la scelta di esporre il “taccuino di Torino”: nel 1819, prima di partire per il suo viaggio in Italia, Turner si fece consigliare dall’amico architetto James Hakewill il tragitto migliore da percorrere per raggiungere Roma, partendo dall’Inghilterra. L’itinerario consigliato da Hakewill non prevedeva il passaggio da Torino, ma Turner lo ignorò e scelse la città come prima e irrinunciabile tappa una volta entrato in Italia. Qui è esposto il taccuino che Turner utilizzò quando passò per Torino e viaggiò verso i laghi italiani: il taccuino Torino, Como, Lugarno, Maggiore. È uno dei taccuini più piccoli che portò con sé in Italia, pensato per stare in tasca e per essere utilizzato, se necessario, durante gli spostamenti. Quando utilizzava questo tipo di quaderni tascabili, Turner usava quasi sempre la matita (usava l’acquerello solo nei quaderni più grandi, quando si fermava più a lungo in un luogo, come a Venezia, Roma o Napoli). Lo scopo principale era quello di documentare e memorizzare le caratteristiche fondamentali di un paesaggio e dei suoi edifici. La pagina esposta raffigura una veduta in lontananza di Torino da est, con il fiume Po che taglia in due la composizione in prossimità del primo piano; la cupola di Palazzo Reale e il Duomo si intravedono all’orizzonte verso il centro. Si tratta di un esempio di uno dei tipici panorami di Turner realizzati in velocità, con tratti lunghi e morbidi, eseguiti con una matita mediamente smussata e con una maggiore pressione per i tratti in primo piano che indicano le case. In questo taccuino Turner realizzò anche molte vedute di edifici del centro della città, delle chiese e delle piazze.
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