Sarà possibile visitare sino al 30 gennaio 2022 le nuove opere del maestro Luigi Ontani nello spazio Wunderkammer della GAM di Torino.
La Galleria d’Arte Moderna di Torino dedica per la prima volta all’esposizione di opere contemporanee il suo spazio denominato Wunderkammer con il progetto Luigi Ontani Alam Jiwa & Vanitas, a cura di Elena Volpato. Così come spiegato dalla curatrice, l’attitudine alle Wunderkammer o Camere delle Meraviglie non è nuova a Luigi Ontani (Vergato, 1943): alla fine degli anni Sessanta compose la sua Stanza delle Similitudini. Per tutta la vita l’artista ha ridisegnato sin nei minimi dettagli decorativi lo spazio dei suoi diversi studi e delle sue abitazioni. Ha fatto delle sue opere una proliferazione pervasiva di simboli e forme con cui dare vita a un microcosmo intriso del suo immaginario.
Anche questa mostra è un ambiente-mondo attraversato da un’unica ghirlanda allegorica di innumerevoli figure e significati, sacri e profani, della cultura d’Oriente e d’Occidente. Sono simulacri intrecciati tra loro per principio di analogia e per gusto sincretico che si rispondono da un capo all’altro della stanza prendendo di volta in volta forma di scultura, di fotografia acquarellata, di immagine lenticolare, di maschera, di burattino da teatro d’ombre o di acquerello. Vi sono esposte più di 130 opere su carta alle quali Ontani ha rimesso mano negli ultimi due anni, ultimando e dipingendo disegni a china realizzati negli anni Ottanta e Novanta. Il corpus si compone di diverse serie. Molti sono nudini tracciati dal vivo, di fronte al modello, ma nessun naturalismo ha spazio in queste opere. Le linee vi si intrecciano leziose. Si attorcigliano e tornano, narcise, su sé stesse. Tutto è elegantemente calligrafico, esotizzante di arzigogoli. Gli arti dei ragazzi ritratti si metamorfizzano in zampe di Ganesha, in uova dorate, in foglie di ontano, in code di tritone. Anche il fiore sensuale dell’Alam Jiwa, da cui l’esposizione prende il titolo e di cui Ontani adorna una serie unitaria di 18 acquerelli, è trasfigurazione di sé stesso.
“Alam Jiwa” è il nome di una specie di fiori originaria di Bali; si tratta di fiori rossi il cui significato in balinese è: “la Natura dell’Anima”. L’unione, nel titolo, di quel nome con la parola Vanitas appare come una voluta ripetizione di significati simili. La natura dell’anima è quella di essere soffio, anemos, vento. E non diversa è la natura della Vanitas la cui insistita iterazione in Vanitas vanitatum et omnia vanitas è, nel dettato originale ebraico, la ripetizione di hebel: soffio, vuoto, perfetto nulla. Un soffio dà la vita, la vita è un soffio. Forse è questa la verità-vanità, bifronte e contraddittoria, che si può scorgere iscritta, come una cifra nascosta, tra le sinuose linee dell’opera di Ontani.
In occasione della presentazione l’artista ha così raccontato il progetto: “Alam Jiwa” è il nome della specie dei fiori che ho ritratto: un nome che rimanda ad un’evidente ritualità animistica presente in molte isole dell’Indonesia ma a Bali in particolare. La vanità è la mia vanità, quella che è stata sottolineata molte volte avendo espresso l’idea di me attraverso delle gigantografie che rappresentano simulacri della mia stessa posa: una “posa senza riposo,” che ha percorso la Storia, e per desiderio e per volontà.La volontà della mia Vanità che vuole impersonare delle figure, dei simulacri, dei feticci che possono a loro volta istruirmi e distrarmi. Questo mi portò al viaggio della maschera, maschera intesa come persona e fisionomia che io posso di volta in volta interpretare. Quindi nel tempo ho aggiunto – e continuo ad aggiungere – maschere, che a loro volta si ispirano all’iconologia, ovvero trovano un senso nei simboli.
Questi capricciosi acquarelli sono stati realizzati a Bali dove sono rimasto in esilio (a cusa dell’emergenza sanitaria, n.d.r.) per molti mesi: lì ho riscoperto il piacere della pittura come capriccio, come perditempo, come meditazione, mentre osservavo le scimmie del Monti Forest che mi ricordavano certi quadri del Pisanello. Tornato in Italia ho ritrovato i miei disegni nei quali proiettare le mie fantasie nell’avventura del mio Tempo. […] Ho esposto anche una tavolozza che ho realizzato tra il 1969 e il ‘70, una tavolozza dei colori “viventi”: all’epoca ero stato invitato dai gesuiti al Premio San Fedele: nell’arco di quel tempo decisi di farmi un autoritratto con immagini delle persone che identificano i colori: il Signor Oro, il Signor Magenta, il Signor Blu…E ho composto questa tavolozza che poi ho esposto con i vasetti in omaggio a Morandi, nato nella valle dove sono nato anche io, nella sua casa a Grizzana Morandi”.
Per info
Luigi Ontani Alam Jiwa & Vanitas
GAM, Torino
Artista eccezionale Luigi Ontani, Maestro di grande talento