Abbiamo incontrato Eugénie Paultre, poetessa, filosofa e artista visiva, il 10 dicembre 2019 in occasione del suo intervento nell’ambito del seminario Literary Social Media Content Creator, ideato da Gianluigi Ricuperati al Castello di Rivoli. Canale Arte propone qui la prima parte di un’intervista su arte contemporanea, poesia e sistemi di comunicazione multimediale.
Eugénie Paultre vive e lavora a Parigi. La poesia e la pittura sono, per lei, l’antidoto per allontanarsi dalla razionalità della filosofia. La produzione di Eugénie Paultre è dominata da un’astrazione vibrante, composta da strisce verticali tangenti. Influenzata dall’arte di Vincent Van Gogh, Nicolas De Staël, Yves Klein, l’artista con la sua arte cerca di afferrare l’elemento spirituale e misterioso della vita. Pupilla dell’artista libanese Etel Adnan, Paultre lavora in piccolo formato; le sue opere sono icone, in cui la realtà è trasfigurata e non rappresentata.
Ivan Fassio: Eugénie Paultre, grazie a un’idea di Gianluigi Ricuperati, è nato un laboratorio di formazione per una innovativa scrittura divulgativa destinata alla comunicazione dell’arte contemporanea museale. L’originalità è stata posta sullo sguardo attento alle radici comuni delle arti. L’attenzione è andata alla multidisciplinarietà fondante di più settori, che spesso ci appaiono separati e distanti: poesia, comunicazione, allestimento, intervento performativo, critica e teoria.
Eugénie Paultre: Per quanto mi riguarda, l’approccio è sempre stato naturalmente e spontaneamente multidisciplinare. In origine, lo studio della filosofia mi ha aiutato a comprendere l’Occidente: le radici del dramma occidentale. A trent’anni ho deciso di smettere con la filosofia, non mi portava la luce che mi aspettavo… e sono tornata alla poesia. Il mio primo testo si intitolava “L’Attuale Stato delle Cose”. La poesia è l’unica parola che ci rende veramente umani e io vi ripongo le più grandi speranze. È come un fuoco che brucia!
La caratteristica della poesia è che la si può leggere e rileggere e, alla fine… la si capisce, o non la si capisce. Non ha pretese, è sempre in equilibrio tra luci e ombre e corrisponde perfettamente alla nostra situazione umana.
I.F.: Quale ruolo possono acquisire i poeti e, in generale, gli sperimentatori del linguaggio, all’interno dei nuovi sistemi di comunicazione della cultura: social network, condivisione veloce, interazione diretta tra pubblico e operatori?
Eugénie Paultre: Mi sono chiesta che cosa sono per me i “social media”: su Instagram metto a posto immagini, e basta… ho chiuso Facebook da molto tempo. Mando spesso delle poesie su WhatsApp, a una ventina, trentina di persone. È interessante, poiché alla radice la poesia è come cercare di colpire un bersaglio con una freccia: questo bersaglio è l’anima delle persone.
WhatsApp è, per me, fonte di ispirazione. Compongo i miei testi poetici direttamente sul telefono. C’è anche l’interessante sensazione di poter trasgredire: proprio nell’immediatezza della poesia su WhatsApp. Certo, c’è sempre una paura dell’indifferenza, di lanciare soltanto una goccia nell’oceano ma la “mise en abyme”, l’abisso, è davvero l’esperienza poetica!